Green pass e diversi “riconoscimenti” di immunità da Covid-19.
A oggi si contano oltre 173 milioni di contagi nel mondo di cui 4 milioni circa di decessi e 156 milioni di guariti. Questi sono i dati al 6 giugno 2021 diffusi dall‘Istituto Superiore della Sanità. Probabilmente i casi di contagio sono molto più elevati considerando anche il numero elevatissimo di asintomatici che non hanno mai saputo di aver contratto la malattia. Si stima quindi che il numero di persone che siano state contagiate dal Sars-Cov -2 nel mondo sia fino a dieci volte superiore rispetto ai dati attuali.
Uno studio pubblicato su Jama International Medicine afferma che la possibilità di reinfezione nei guariti è talmente improbabile da essere scientificamente irrilevante.
“In tutto il mondo, sono state registrate poche decine di casi confermati di reinfezione da Covid-19″. Una così bassa percentuale di casi, per altro di entità lieve, su oltre 170 milioni di contagi confermati (ma che potrebbero arrivare anche a dieci volte di più considerando gli asintomatici) è un numero che per la scienza equivale a zero.
Numerosi studi e in particolare uno recentissimo pubblicato su Nature, dichiara che l’immunità nei guariti dura almeno 11 mesi (questo poiché gli studi si basano su persone ammalatesi almeno 11 mesi fa e quindi se col trascorrere dei mesi la protezione dovesse permanere, automaticamente ne aumenterebbe la durata).
L’immunità è data non solo dagli anticorpi prodotti (che possono vedere la propria quantità ridursi nel tempo) ma soprattutto dalle cellule di memoria B e linfociti T che rimangono dormienti nel nostro organismo (secondo alcuni studi probabilmente per anni se non addirittura per tutta la vita) e che si riattivano per produrre nuovi anticorpi nel caso in cui rientrassimo in contatto col virus. Sottoporsi quindi ad un esame sierologico per verificare il livello anticorporale sarebbe fuorviante e non attendibile poiché il soggetto guarito potrebbe avere un livello basso di anticorpi in quel dato momento ma essere comunque protetto dalle cellule di memoria B e dai linfociti T la cui ricerca è più complessa.
Eppure il Green Pass per i vaccinati ha validità dai 9 agli 11 mesi in base al vaccino inoculato, mentre per i guariti dal Covid la durata del “passaporto verde” è di soli 6 mesi.
Perché?
In un altro articolo pubblicato su The Lancet , Correlates of protection from SARS-CoV-2 infection, si legge che “I risultati degli autori suggeriscono che l’infezione e lo sviluppo di una risposta anticorpale forniscono una protezione simile o addirittura migliore dei vaccini SARS-CoV-2 attualmente utilizzati.”
Riassumendo:
I guariti hanno una probabilità di reinfettarsi (ricaduta) praticamente pari a zero . La loro immunità dura almeno 11 mesi ed è sterilizzante ossia non possono trasmettere il virus né diffonderlo. E sono protetti anche dalle varianti.
I vaccinati invece hanno un rischio di reinfettarsi che va dal 5 al 20% e non beneficiano dell’effetto sterilizzante, tant’è che viene loro data l’indicazione di mantenere la mascherina ed il distanziamento sociale. Non è garantita la protezione dalle varianti.
Non si comprende. Proviamo a fare un esempio semplice:
Soggetto A e soggetto B. Il soggetto A riceve la vaccinazione. Invece il soggetto B è guarito dal Covid.
Il soggetto A vaccinato sviluppa mediamente una immunità che arriva all’80% contro il di rischio contagio e al 95% contro il di rischio di morte . Ma non è sempre certa la protezione dalle varianti. Può trasmettere il virus.
Il soggetto B guarito ha una immunità prossima al 100 % , protetto dalle varianti. Effetto sterilizzante.
Il soggetto A riceve il Green Pass con validità da 9 a 11 mesi in base al tipo di vaccino ricevuto.
Il Soggetto B riceve il Green Pass con validità 6 mesi.
Perché questa differenza sbilanciata in favore dei vaccinati quando la scienza afferma il contrario?
Senza contare che chi ha una immunità naturale da guarigione non corre alcun rischio, mentre il rischio di effetti collaterali anche gravi ,sebbene apparentemente molto basso, è invece possibile a seguito di vaccinazione .
Paradossalmente l’unico rischio per i guariti immuni deriverebbe dal ricevere una dose di vaccino poiché potrebbe provocare effetti collaterale da iperimmunizzazione.
Tra i tanti studi lo afferma anche uno italiano, condotto dal Dottor Nino Mazzone, direttore del Dipartimento Area medica, Cronicità e Continuità assistenziale dell’Asst Ovest Milanese, e pubblicato su ‘Jama Internal Medicine’: “Con le conoscenze attuali, il vaccino anti-Covid non va fatto a chi ha avuto la malattia”.
Non sono un complottista , tantomeno un no vax.
Vorrei solo che qualcuno mi spiegasse perché io, e come me milioni di altri sopravvissuti al Covid , guarito a dicembre 2020, avendo il “semaforo verde“ che vale solo 6 mesi e che scadrà a metà giugno , mi troverei “costretto” ,per essere libero di muovermi senza limitazioni durante l’estate in Italia ed in Europa, a sottopormi a vaccinazione, rischiando effetti collaterali da iperimmunizzazione, quando la scienza dice che non ne ho bisogno e, anzi, farei meglio ad evitare, almeno per i prossimi 5 mesi, di vaccinarmi.
Sarebbe forse più corretto che la politica si rivolgesse e si adattasse alla scienza piuttosto che interpretarne i risultati in maniera spesso incoerente e incomprensibile.
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