C’è chi ne ha intestate centinaia o migliaia e il PRA non se ne accorge e non lo comunica alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Entrate. Le leggi ci sono ma se non vengono emanati di decreti attuativi non si applicano. Se il cittadino perbene non paga la multa per divieto di sosta, allora vanno a pignorare i mobili!
Nel 2009, a Bari, 31 intestatari di automobili possedevano 4.686 veicoli. Sono le cosiddette auto fantasma, intestate a prestanomi, spesso rom, stranieri irregolari, pregiudicati, carcerati o defunti. Insomma persone di cui la vera identità non è nota o difficile da reperire. La scoperta venne fatta ad un anno dalla partenza delle indagini degli agenti dell’ottavo gruppo della Polizia municipale di Roma, che individuarono una banda di falsari, grazie ad una inchiesta svolta per la Procura della capitale (direzione distrettuale antimafia), con sede centrale proprio a Roma, ma operante il tutto il territorio italiano.
Dall’inchiesta è stato accertato che i militanti dei clan delle automobili fantasma, erano in grado di produrre, su richiesta, passaggi di proprietà, assicurazioni, certificati medici, permessi di soggiorno praticamente uguali agli originali. Allora erano 151.250 (oggi risultano un po’ meno) le vetture accertate e le persone intestatarie risultavano sconosciute al fisco, all’anagrafe o al Pubblico Registro Automobilistico e certe non avevano la patente di guida o erano pensionati ottantenni o irreperibili anagraficamente o deceduti.
Si reclutano anche insospettabili in cambio di 30€ a libretto intestato. “Sfruttano le pieghe del decreto-legge che consente mini-volture semplificate per le imprese di veicoli usati”, spiega Giorgio Brandi, che per Aci dirige il servizio gestione Pubblico Registro Automobilistico. “Intestano a proprio nome le auto prese in carico per la vendita, e poi le consegnano ad altri”.
Nel 2013, dieci anni fa, venne fermata un’auto a Milano dalla polizia stradale. Da quel caso emerse una rete di diciotto persone intestatarie di più auto. Un cittadino romeno di 25 anni ne aveva intestate 1.337. Servivano per trasportare stupefacenti. C’era un italiano che aveva intestate 1.286 automobili e poi un altro con 622 veicoli, defunto nel 2010. Nel 2020 ben 552 auto per un valore di più di due milioni di euro risultarono intestate a prestanomi, a seguito di una indagine dei Carabinieri di Pavia. Tra i malviventi quattro rumeni e due italiani.
In uno dei suoi Dataroom del settembre 2019, la giornalista ex Rai, Milena Gabanelli cita altri casi di intestatari plurimi di auto fantasma. A quella data risultavano 97.887 auto circolanti intestate a 430 prestanome, un milanese 34enne ne aveva 2.609, un pregiudicato napoletano ne possedeva 900, un altro ne aveva solo 386.
Secondo Luigi Altamura, comandante della Municipale di Verona e referente per le polizie locali dell’Associazione nazionale comuni d’Italia (Anci). Le auto fantasma vengono anche utilizzate per commettere reati perché sono pulite e rendono più difficile risalire ai criminali. “Delitti spesso molto gravi”, mette nero su bianco Riccardo Targetti, procuratore aggiunto di Milano. In una sola operazione, la Procura di Venezia ha fatto arrestare una banda di dieci persone che aveva fatto intestare 1.279 auto a sei persone senza fissa dimora: per gli inquirenti erano servite per 102 rapine e furti in quattro regioni del Nord Italia e in otto Paesi d’Europa.
Le teste di legno sono utilizzate dalla criminalità organizzata, come emerge dalle inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale antimafia. Per questo se ne interessa a fondo la Procura di Milano. Le auto fantasma servono per trovare le organizzazioni criminale che le usano per agevolare clandestini a cui non potrebbero essere vendute o affittate auto, o favorire la fuga in caso di problemi più gravi con la giustizia.
Queste auto circolano sulle strade, provocano incidenti, servono per commettere reati, non pagano assicurazione e nemmeno le multe e se capita di esserci coinvolti sono guai seri per il malcapitato utente perbene. Delle oltre un miliardo e 600 milioni di multe non pagate una bella fetta viene da queste auto fantasma. Intanto però le notifiche e i procedimenti giudiziari costano alla pubblica amministrazione e non si viene a capo di niente.
In un articolo pubblicato su Il Quotidiano del Lazio, il 1° settembre 2023, dal titolo “3 milioni di auto circolano senza assicurazione e 100 mila con intestatari fittizi“ ce n’eravamo già occupati: “Il fenomeno di queste auto funziona anche per chi vuole evitare di pagare multe, bollo e assicurazioni senza essere un rapinatore. Secondo Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicurazioni) circolano sul suolo italiano ben 2,8 milioni di veicoli sprovvisti di assicurazione tra cui, appunto, le auto fantasma. In caso di procurato incidente con danni a persone sarà il Fondo di garanzia per le vittime della strada a risarcire i danneggiati e ad alimentare il Fondo sono le quote dei premi Rc auto regolarmente pagati.
Queste vetture rappresentano un pericolo e un danno per gli utenti onesti della strada. Come sempre accade quando qualcuno evade e sfugge al pagamento delle imposte, ci rimettono quelli che le tasse le pagano. Questo fenomeno delle auto fantasma non è una novità. Sono decenni che se ne parla e che non viene debellato. Cosa c’è di tanto difficile che non lo consente?”
A tutt’oggi la situazione non è cambiata, permane il un buco normativo che perdura da anni. Nonostante vi sia un Decreto Legge n.78 che doveva risolvere il problema nel 2009. Il decreto stabilisce, perché è tutt’ora in vigore, l’obbligo per il Pra di segnalare ogni sei mesi le persone intestatarie di più di 10 auto alla Guardia di Finanza, all’Agenzia delle Entrate e alle Regioni. Non ha però disposto che le informazioni fossero inviate anche ai corpi presenti in strada come Carabinieri, Polizia e Vigili urbani. Come giudichereste voi l’operato di questi legislatori? In una impresa privata sarebbero stati già licenziati.
Nel 2010 poi ci fu la Legge 120, art.94bis del Codice della Strada che vieta immatricolazioni e iscrizioni “qualora risultino situazioni di intestazione simulate o che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo”. La legge stabiliva anche le sanzioni: da 527 a 2.108 euro fino alla radiazione del mezzo. Purtroppo, dopo 15 anni dal 2009, non sono ancora stati emanati i decreti attuativi che definiscono i criteri e i casi per accertare le intestazioni fittizie. Eppure il fenomeno cresce a vista d’occhio: nell’ultimo semestre 2019 l’Aci aveva segnalato 22.087 codici fiscali di persone da verificare e che possiedono 412.500 veicoli, e su ordine delle forze di polizia sono stati radiati 5.886 mezzi.
Per scovare le auto fantasma la Procura di Milano ha costituito una piccola squadra coi Carabinieri che incrocia le banche dati del Pra e della Motorizzazione e quando individuano le targhe dei prestanome, chiedono al Pra di emettere un blocco anagrafico che rende impossibili nuove compravendite. Un sistema che da febbraio del 2018 a oggi, ha portato al sequestro di 15.500 mezzi intestati a 112 persone.
Inoltre Aci deve comunicare ai magistrati ogni quattro mesi le ditte di rivendita di auto anomale, ovvero quelle che ne acquistano tante ma poi vendono pochissimo. Anche la Polizia Stradale sta indagando da mesi. “Cerchiamo dentro la nostra banca dati chi ha più di 50 veicoli intestati e ne abbiamo scoperti 2.220”, dichiara la dirigente Giuseppina Minucci. Fra questi, 76 non avevano la patente ma qualcuno possedeva 329 veicoli, 7 erano morti, 7 irreperibili, 5 erano indagati per pluralità di autovetture intestate, poi carcerati, ecc. Alla fine sono state elevate 1.464 multe, mentre per 12 titolari di società di rivendita o noleggio di auto sono scattati i controlli amministrativi, e per due di loro è stata avviata la procedura di cancellazione della società presso le Camere di commercio.
Magari non è così ma il sospetto viene. Di fatto di tutte le inefficienze pubbliche se ne avvantaggiano i malviventi e i furbi che non vogliono pagare le multe. Bisognerebbe stabilire un tetto massimo di mezzi intestabili a persona ma questo va contro il principio della proprietà privata. Un collezionista di vetture antiche per esempio non commette nessun reato se ne ha più di dieci. Allora che fare? Si torna la punto di prima. La segnalazione potrebbe consentire alla Guardia di Finanza di verificare le ragioni per cui si possiedono più auto. Se non si infrange la legge allora potrebbe scattare una deroga.
Potrebbe essere lo stesso collezionista o ricco imprenditore o maniaco delle auto a denunciarsi, per far scattare il controllo, così da essere esonerato dal divieto che la legge impone. Una soluzione va trovata, ma anche i parlamentari devono varare i decreti attuativi in tempo e non lasciar passare 13 anni dall’approvazione delle leggi, a tutela dei cittadini. Altrimenti bisognerebbe mettere un Gran Giurì di controllo sull’efficienza dell’operato dei parlamentari stessi, così come si fa nei confronti dei dipendenti che non si comportano correttamente nel proprio lavoro, causando un danno all’impresa.
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