In questo andiamo forte: + 138% delle trombe d’aria, in novembre
Coldiretti analizza il fenomeno e dà anche le cifre dei danni. Solo nel 2018 siamo già oltre 1,5 miliardi
Più del doppio. Parecchio di più. Dall’inizio di novembre 2018 a oggi, le trombe d’aria che hanno colpito l’Italia sono state 38. Che è quasi il 140% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
A richiamare l’attenzione su questo dato, e sulle sue cause, è Coldiretti. Che si basa sulle rilevazioni dell’ESWD, lo European Severe Weather Database, e che assai giustamente sottolinea l’enorme entità dei danni che si sono già avuti: il cui ammontare, ormai miliardario, dà la misura di ciò che ci aspetta in futuro. Il punto fondamentale, infatti, è che non si tratta di eventi occasionali ma di una nuova, terribile “normalità”.
“Una conferma – si legge nella nota stampa dell’Associazione – dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal caldo al maltempo. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma”.
Rimanendo nell’ambito agricolo, si contano “danni per oltre 1,5 miliardi di euro tra coltivazioni distrutte, alberi sradicati, serre distrutte, edifici scoperchiati, aziende allagate, smottamenti e frane”.
Trombe d’aria e altri disastri
Un problema generale? In parte sì, ma il nostro territorio nazionale è tra quelli che ne risentono maggiormente.
“L’Italia si colloca tra i dieci Paesi più colpiti al mondo per alluvioni, siccità, tempeste, ondate di calore e terremoti che negli ultimi venti anni hanno provocato perdite al Belpaese per 48,8 miliardi di euro secondo dati UNISDR, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di disastri naturali. Una situazione che conferma l’esigenza per il Paese di porsi in prima fila nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici che mettono a rischio la sicurezza della popolazione, specie ed ecosistemi, la produzione agricola e le altre attività economiche”.
Si potrebbe andare anche oltre, e parlare esplicitamente di modello di sviluppo. A determinare questi fenomeni non sono “malfunzionamenti” accidentali che si possono rimuovere con relativa facilità, ma gli assi portanti dell’iper produzione industriale e del consumismo ossessivo.
Chissà se qualcuno ci ha fatto un pensierino, mentre si precipitava a fare incetta di acquisti nei giorni “provvidenziali” del Black Friday.