Il Gip ha chiesto e ottenuto che il ventenne Matteo Di Pietro debba essere processato per direttissima senza udienze preliminari il 27 febbraio 2024. Di Pietro è lo Youtuber che il 14 giugno scorso era alla guida della Lamborghini che si schiantò contro la Smart su cui viaggiavano il piccolo Manuel Proietti di 5 anni, insieme con la madre e la sorella.
Nell’incidente perse la vita il bambino di 5 anni e rimasero ferite la madre e la sorella. Secondo gli accertamenti la velocità della Lamborghini era di 124 km/h appena prima dell’impatto, in una strada dove il limite imposto è di 50 Km/h.
Negli accertamenti preliminari è risultato che “il giovane ha affittato la supercar al solo scopo di impressionare e catturare l’attenzione dei giovani sul web per aumentare i propri guadagni pubblicitari a danno della la sicurezza stradale e della responsabilità e procedendo ad una velocità sopra i limiti”.
Matteo Di Pietro faceva parte di un gruppo chiamato TheBorderline a cui aderivano molti giovani che si sfidano in prove estreme; in questo caso l’idea era di guidare la Lamborghini per sette giorni di seguito. Il canale Youtube del gruppo è stato chiuso.
“L’omicidio stradale potrebbe aver avuto una svolta storica con il caso di Casal Palocco in cui ha perso la vita un bambino di 5 anni”. Ad affermarlo sono il presidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada ODV, Alberto Pallotti, e la presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, Elena Ronzullo.
“Diamo massimo supporto al Gip della Procura di Roma – dichiarano i due presidenti analizzando il contenuto pubblicato su RomaToday.it -, il quale ha richiesto e ottenuto il processo immediato per il giovane conducente accordandogli colpe di negligenza, imprudenza ed imperizia, oltre che inosservanza delle norme sulla circolazione stradale, avendo tenuto una velocità eccessiva (di circa 120 Km/h) su via Di Macchia Saponara in rapporto al limite imposto (50 km/h).
Il processo fissato al 27 febbraio rappresenta, per noi associazioni, una svolta per l’omicidio stradale, poiché si conferisce facoltà al Gip di evitare la proposta della difesa dell’imputato, del rito abbreviato e del patteggiamento. In questo modo, potrebbero diminuire concretamente i casi di omicidio stradale – concludono -, dato che le pene potrebbero diventare certe”.
Il portavoce delle associazioni, Biagio Ciaramella, segue la linea di Pallotti e Ronzullo affermando che “sono anni che ci pronunciamo sulla stampa col fine ultimo di far sì che l’omicidio stradale diventi un fatto culturale e sociale. È importante che se ne parli, che si affronti il problema quotidianamente, soprattutto nelle scuole, perché mettersi alla guida può divenire un pericolo per sé e per gli altri. Il nostro attivismo ha portato un vento di cambiamento che potrebbe avere ripercussioni nel futuro prossimo”.
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