L’UE ha posto uno stop al confezionamento in plastica di insalata e frutta monouso sotto un certo peso, questo però non necessariamente è un male.
Il tema è interessante non solo dal punto di vista del mercato. Bandendo dall’orizzonte qualunque intento da opinionista, veste che diversi colleghi, peraltro, indossano spesso con facilità, considererei solo il fatto che questi alimenti confezionati sono più costosi di quelli sfusi perché la produzione che rispetti coscienziosamente le procedure è, per forza di cose, essa stessa costosa. Quindi sfugge il motivo per cui abolire questo confezionamento possa rappresentare un costo aggiuntivo per il consumatore.
Anzitutto la stagionalità. I prodotti vegetali confezionati sono presenti quasi tutto l’anno e noi non ci domandiamo più perché la Natura si sia presa la briga di generare una serie enorme di “frutti della terra” in vari periodi dell’anno.
Per esempio, nell’area mediterranea gli agrumi e i kiwi sono pronti per lo più nei mesi freddi. Sono frutti ricchi di vitamina C, come noto. Ora, la vitamina C sarà più utile quando fa freddo, contro il rischio di malattie da raffreddamento, o quando fa caldo?
Altro esempio, i pomodori maturano quando comincia il caldo. Essendo ricchi di sali minerali rappresentano uno splendido integratore di minerali, va abbastanza da sé, a mio modo di vedere, che la Natura ce li dia d’estate, cioè quando sudiamo ben più di quanto ci capiti d’inverno.
Secondo punto: in questo settore si trovano spesso alimenti prodotti in luoghi in cui i protocolli di produzione sono meno severi delle strette regole italiane ed europee. Quindi anche dal punto di vista della migliore igiene di cui questi prodotti godono, qualche perplessità sorge.
Terzo e più importante punto. La preparazione e il confezionamento non garantiscono la totale assenza di microrganismi. In poche parole queste confezioni non sono sterili, né d’altra è richiesto che lo siano. In ogni caso, in certe condizioni, alcuni microrganismi possono proliferare.
Uno dei criteri di conservazione è il mantenimento della temperatura costante di 8 gradi centigradi per tutta la filiera dal produttore al frigorifero del supermercato. Purtroppo, e anche prevedibilmente, è molto facile che questo non sia possibile.
Nei frigoriferi dei supermercati inoltre, essendo aperti, è obbiettivamente complicato riuscire ad essere rigorosi nel mantenere una temperatura costante, non si tratta di negligenza ma di un dato di fatto.
Inoltre l’esposizione al sole, in attesa di stoccaggio, rappresenta un altro elemento di rischio.
Da più parti, infatti e giustamente, si consiglia di lavare comunque le insalate in busta, anche se non sarebbe richiesto. Allora il risparmio di tempo dov’è?
Fidandoci del fatto che questi alimenti, prima dell’imbustamento, siano lavati solo con acqua senza l’uso di soluzioni disinfettanti, non sembra che il vantaggio per il consumatore finale sia così evidente.
A fronte di ciò va sempre tenuto a mente che l’alimento fresco e di stagione è sempre il più adatto per la salute e il buon funzionamento dell’organismo, anche se bisogno fare il “notevole sacrificio” di sciacquarlo una volta in più.
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