Categorie: Cronaca

Insulti sui social: ora basta, documenti per iscriversi o fuori

La peggiore delle perversioni di facebook è che chiunque può dire ciò che pensa. Ma è la cosa per la quale questo famosissimo e diffusissimo social è nato – si potrebbe ribattere – mettere in contatto tutti con tutti e lasciare che ognuno esprima la propria opinione su ciò che più gli aggrada, il suo dissenso e il suo assenso, il suo “mi piace” o il suo “non mi piace”, il dito pollice su oppure verso, come gli imperatori e la plebe romana quando decidevano della vita o della morte di qualche disgraziato nelle arene. Vivi o muori, ti amo o ti odio, e tutto questo per il bene della democrazia, parolona oggi sulla bocca anche dei nipotini di Hitler o dei cuginetti di Stalin, parola abusata del suo significato più alto e nobile, quello più depredato, il governo del popolo.

Ah, ma che bella la democrazia sui social, soprattutto quando viene espressa con parole tipo “troia, puttana, o frasi più articolate come: “Ti aprirei il cervello, la calotta cranica per pisciarci dentro, almeno posso regolare il livello di piscio che hai dentro la tua testa”, oppure, continuando il festival della democrazia: “Per Natale voglio stare chiuso in una stanza con te, soli tu e io… solo noi e la mia accetta: partirei col taglio delle mani…” E tutte indirizzate ad una donna, una delle tante che se non vengono stuprate o uccise, vengono fatte oggetto di insulti vomitevoli come questi, come la Presidente della Camera Laura Boldrini, rea di non andare a genio a qualcuno.

Ah, evviva la democrazia, evviva Salvini che la definì “bambola gonfiabile”, evviva il simpatico Grillo che chiese ai suoi cosa avrebbero fatto alla Boldrini se fosse stata in auto con loro. Ma è la democrazia della Rete, qualcosa si dovrà pur pagare per questa meravigliosa libertà! A nulla vale il famoso monito di Umberto Eco, che così si espresse poco prima di morire “I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.

Però una soluzione ci sarebbe: se è vero che la maggior parte di questi  imbecilli apre un profilo con uno pseudonimo e inizia a sputare in faccia alla gente senza poter essere perseguito dalla legge,  basterebbe soltanto richiedere la fotocopia del proprio documento di identità  per poter far parte del social, e forse ci penserebbero su un po' prima di insultare. E' anche vero che qualcuno, magari tra i più incauti o i più temerari o solo tra i più scemi, insulta e minaccia anche col proprio nome e cognome, ma questo è un altro discorso.

Redazione

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