Giampaolo Pansa è tornato sulle sue considerazioni espresse nella rubrica "Il Bestiario" del quotidiano "Libero":"Alla luce degli ultimi scandali di corruzione che hanno interessato il nostro paese – aveva scritto – è arrivato il momento di legalizzare le tangenti". Alla trasmissione "Un Giorno Speciale" su Radio Radio condotta da Francesco Vergovich, il giornalista e scrittore ha precisato il senso delle sue parole.
"E' una frase che ho scritto per disperazione, per paradosso – ha detto – ma in realtà non prenderei in considerazione un' opzione così drammatica e sucida. Tuttavia ho fatto esempio diffuso in Inghilterra: se sotto un cartello dove c'è scritto 'Vietato fumare' si mettessero due persone, queste vengono multate, ma se sotto quel cartello si radunassero 100 persone, questo verrebbe rimosso. Il mio intento è quello di richiamare l'attenzione sul livello di corruzione e fatti orribilli che stanno interessando il nostro paese".
Impossibile per Pansa, non citare i recenti casi dell'Expo e del Mose:"Il presidente dell' Autorità Nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone – dichiara Pansa – ha detto che lo scandalo Mose è ancor più grave di quello dell'Expo ed effettivamente ha ragione perché in questo caso sono coinvolti coloro che dovrebbero vigilare sui casi di corruzione, come ad esempio due magistrati per le acque e un genreale della Guardia di Finanza e altri funzionari che devono scongiurare rischio delle tangenti. Ieri, inoltre, è giunta la notizia della perquisizione del generale della Guardia di Finanza Vito Bardi Numero 2 gdf e l' arresto del colonnello Fabio Massimo Mendella. Sono fatti che mi lasciano esterrefatto, sembra che non ci siano più regole. Mi sento uno straniero in patria, allevato da mia madre e mio padre in un certo modo, ho preso coscienza di essere un vecchio signore nato nel 1935 che non si ritrova più in questo paese".
Giampaolo Pansa si è detto esausto di "vedere ripresentarsi le stesse vicende e stesse porcherie a livello morale e civile. Se avessi 20 anni di meno farei cose pericolose per me e per gli altri, ora non mi resta che scrivere alcuni libri e intervenire su "Libero"per denunciare la corruzione che ormai interessa ogni aspetto della società. Tutto questo impedisce agli imprenditori stranieri di venire a portare lavoro in Italia, del resto se io fossi uno di loro farei la stessa cosa. In questo momento, tutto congiura a fare aumentare il nostro declino, sono preoccupato".
Pansa non rinnega di aver affermato che in tutte le democrazie un minimo di corruzione è accettabile:"Va detto – precisa – che non bisogna superare il livello di guardia, cosa che è avvenuta in Italia, dove impera un tangentismo cronico, a consumo, che emerge da ogni affare e attività. Anche nelle aree in cui viviamo si possono immaginare episodi di crruzione, altromenti non si spiegano scelte di alcune amministrazioni".
L'atteggiamento del giornalista e scrittore è decisamente orientato al pessimismo:"Non camperò abbastanza – asserisce – per vedere questo paese disfarsi sotto le ondate di malaffare. Temo che l'Italia si consegnerà nelle mani di un nuovo Mussolini. La storia dell'Europa ci insegna che le dittature nascono quando i paesi dove c'è stata in precedenza una grande guerra o una crisi economica, quando la classe politica non è più credibile e dove ci sono contrasti sociali ta coloro che si ritengono poveri e coloro che sono maggiormente agiati. In Italia ravviso la presenza di queste 3 condizioni, a mio avviso stiamo creando le premesse affinché crolli il sistema istituzionale. Rischiamo un golpe!"
Pansa si è mostrato piuttosto tiepido sulla proposta di legalizzare le lobby, come avviene in America:"A mio avviso – ha spiegato – c'è bisogno innanzitutto di una rivoluzione culturale prima che politica. Non so chi può farla, forse servirebbe un cambio radicale del sistema ma a quel punto le cnseguenze sarebbero pericolose".
Di sicuro, il giornalista è d'accordo con quanti sostengono la necessità di inasprire le pene per coloro che sono implicati in casi di corruzione, oltre al sequestro dei beni per i congiunti. Tuttavia fa notare che "in Italia è difficile varare simili provvedimenti perché chi deve fare le leggi è implicato nei casi di corruzione. In America vanno in galera pure gli evasori fiscali perché hamno mentito al popolo. Qui da noi non risuciamo a tenere in prigione nemmeno chi si è macchiato dei reati più gravi…".
In coerenza con il suo ragionamento, Pansa guarda con favore all'ordine del giorno varato ieri dalla Camera contro il parere del governo (passato a scrutinio segreto grazie ai "franchi tiratori" del Pd), che stabilisce la responsabilità civile dei magistrati:"La magistraturra è malata. Bisognerebbe separare – afferma – le carriere dei magistrati giudcanti e dei magistrati inquirenti. Le persone che citano il caso Tortora hanno ragione. Si può citare in giudizio lo Stato ma non il magistrato che ha causato il danno, è assurdo. Non capisco perché il governo presenterà al Senato una norma che vieta al cittadino la possibilità di rivalersi su magistrato".
Il noto giornalista ha chiuso il suo intervento ancora con considerazioni amare:"Pochi giorni fa – ricorda – sono stati celbrati i 70 anni dallo sbarco in Normandia. Mi sono chiesto: 'Questa gente è morta per consnetire al politici di dar vita al loro sistema di tangenti? Mi vergogno per questo, la cosa mi fa star male. In Italia la corruzione è esistita sempre, sin dal fascismo, dove Mussolini e i gerarchi si sono dati agli affari dopo aver preso il potere. Ma in questo paese ogni classe dirigente è propensa a sporcarsi le mani. I ras non ci sono stati solo nel fascismo ,ma ogni epoca in Italia è stata caratterizzata da gente che si è arricchita alle spalle delle persone per bene".
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