Categorie: Interviste

Intervista a Lorella Cuccarini: Rapunzel al Teatro Brancaccio

Se fosse nata negli Stati Uniti sarebbe stata, chi lo sa, la nuova Doris Day, anche se lei ci confida di sognare un film in stile neoromantico. La bella ed eclettica Lorella Cuccarini è in teatro con "Rapunzel, un musical" al Teatro Brancaccio di Roma. E in questa intervista a cuore aperto ci dà il senso di questa nuova svolta professionale.  

In Rapunzel, per la prima volta in carriera, veste i panni della  “cattiva”.
Il mio personaggio, Madre Gothel, è molto cinico, una caratteristica che non mi appartiene, ma possiede anche tante sfaccettature: è spietata, buffa e, a tratti, persino grottesca. Attraverso Gothel si dipanano due tematiche che rendono la favola di Rapunzel universale: la ricerca della giovinezza eterna e il distacco della madre dai figli che vogliono lasciare il nido.  

Che mamma è, Lorella ?
Sempre un po’apprensiva, visto che ho quattro figli che vanno dai 14 ai 20 anni. La più grande, Sara, studia all’università all’estero, le ali le ha messe da tempo. Quando i figli crescono aumentano i problemi, devi capire il non detto, il loro mondo. Devi saperli ascoltare.

Che tipo di figlia è stata?
Ho avuto un rapporto splendido con mia madre. Una mamma moderna e tradizionale nello stesso tempo. Moderna forse perché era sola e quindi costretta a farci crescere in fretta. Ci ha subito abituati a uscire di casa, ad affrontare la vita. Io mi pagavo le lezioni di danza lavorando in palestra. Ha creduto in me e mi ha permesso di sognare pur essendo in una famiglia dove c’era poco da sognare.

Lei è sempre stata una bella donna. E’ così importante la bellezza per ottenere successo?
Io non mi sono mai considerata bella, sicuramente mi sono sentita piacevole, simpatica, carina. Avevo un mestiere che amavo profondamente, volevo impormi per quello, non ho mai avuto altre velleità. Però non demonizzo chi punta sul proprio corpo, chi punta su altro. Ci sono donne bellissime che decidono giustamente di entrare nella moda. Certamente dietro alla bellezza ci deve essere sempre la passione per qualcosa, perché altrimenti appassiamo velocemente.

Non si considera bella, non sarà troppo dura con se stessa?
Sono ipercritica, ma sto migliorando. Però non rivedo mai le cose che faccio, perché noterei subito i difetti. Da  giovane ero veramente spietata, talvolta in una misura fastidiosa, quasi distruttiva. Crescendo ho cominciato a prendermi meno seriamente e ho vissuto con un po’ più di sana leggerezza.

Quando ha capito che suo marito era l’uomo giusto?
L’ho capito subito. Io e Silvio ci siamo conosciuti lavorando assieme, poi ci siamo persi di vista. Quando ci siamo ritrovati, c’è stato un colpo di fulmine, eravamo entrambi liberi e abbiamo capito che potevamo tentare. In lui ho visto immediatamente le caratteristiche e i valori che avevo sempre cercato: fascino, intelligenza, simpatia, solidità.

Il suo tweet nei confronti di Raffaella Carrà, in cui diceva che l’aveva delusa, perché non aveva mantenuto la parola sulla sua presenza al prossimo show Forte Forte Forte, ha suscitato molto clamore.
Il mio è stato uno sfogo, ma ho voltato pagina. Non voglio che ci si ricami sopra. Sono già oltre quella fase, perché la vita ci riserva sempre delle sorprese.

Da Beyoncé a Lena Dunham, è tornata di moda la parola ‘femminismo’. Lei che cosa ne pensa?
La trovo superata, non mi sono mai sentita femminista.  Il femminismo ha fatto parecchi danni e ha depotenziato la femminilità. Ci sono donne ormai mascolinizzate in cui non mi identifico. Io voglio essere emancipata, evoluta, soddisfatta, mantenendo le mie caratteristiche e mettendo in risalto tutto quello che una donna possiede.

La Cuccarini ha fatto la storia della televisione, ma da spettatrice cosa guarda?
Non ho molto tempo, però i miei figli guardano solo un programma televisivo:  X Factor e allora anche io e mio marito lo seguiamo.  Luca Tommassini fa due ore di grande spettacolo e poi mi piace Morgan, è divertente per come lo disegnano, sarebbe un bel ‘carattere’ per un fumetto.

Lei si è sempre spesa nel sociale. Crede che un personaggio pubblico debba avere dei doveri e una certa etica nei confronti del suo pubblico?
Io non lo vivo come un dovere,  ma come un’esigenza per restituire parte del dono che ho avuto. Io penso che se il pubblico ti dà  popolarità e successo, utilizzarlo solo per fini commerciali e personali sia egoista.  Invece se noi questa forza la mettiamo a disposizione di buone cause, la nostra voce  fa più rumore di altre voci. Noi personaggi dello spettacolo, con la nostra visibilità e la nostra capacità di far comprendere un messaggio, abbiamo un grande potere.  

Come vede il futuro della televisione?
La tv generalista perderà sempre più importanza, è normale. Credo che il tipo di show che facevo non tornerà mai più, la Tv dipende anche  dagli interessi in gioco e dai dai finanziamenti disponibili. Non torneremo a quei fasti, non ci sono più le risorse. In momenti come questi credo che la creatività possa essere di grande aiuto. E anche l’ingegno. Se non perderemo il candore e l’ingegno,  avremo ancora tante cose  da dire.

Ce l’ha un sogno nel cassetto?
Certo.  Mi piacerebbe interpretare una commedia sofisticata tipo quelle di Nora Ephron, la compianta autrice statunitense di “C’è Posta per te": amo la sua scrittura e la sua leggerezza. Un sogno che ho ancora  tempo di realizzare.

*Di Mariagloria Fontana (intervista già pubblicata sul settimanale Visto n. 52)

Mariagloria Fontana

Scrittrice e giornalista. Laurea magistrale in Storia e Critica del Cinema. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione Pubblica all'Università di Tor Vergata di Roma. Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo "La Ragione era Carnale" (Armando Curcio editore). Ha scritto per "Il Fatto Quotidiano", "MicroMega", "Viaggi del Corriere della Sera", "Huffington Post", "Affaritaliani". È stata fondatrice e direttrice del sito femminile di costume "Le città delle donne". Ha un programma di libri, "Affari di libri", in cui intervista gli scrittori in onda sulla emittente radiotelevisiva "Radio Radio".

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