Intervista oggi a Massimo Giletti su Sanremo, Rai e i fatti di Macerata
“Ho un grande senso di libertà nel costruire e nello scrivere il programma, una libertà che non credevo Cairo mi regalasse”
Massimo Giletti è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano.
Il conduttore e giornalista sta facendo ottimi risultati con la sua 'Non è l'Arena' su La 7: "Sto facendo il mio lavoro con passione. Sono entrato in una domenica che era spenta su La 7, abbiamo creato un programma da zero, quando iniziò Floris ci fu un bel periodo di assestamento, noi siamo partiti subito forti. Non male. Ho un grande senso di libertà nel costruire e nello scrivere il programma, un senso di libertà che non credevo Cairo mi regalasse. Mi confronto col direttore con grande serenità, sono molto felice da questo punto di vista, quando esci da una esperienza brutta, di censura, non avevo molta fiducia. Invece ora sono contento, posso lavorare in serenità. Non rivendico nulla se non la possibilità di lavorar bene, era davvero difficile, partire con un programma da zero in una televisione che non copre neanche tutto il territorio italiano era complicato. Facciamo cinque ore di racconto, lavoro con un nucleo di persone che in Rai aveva fatto tanto e che è stato ripagato ora da Cairo".
Sulla domenica della Rai: "Se qualcuno si sta mangiando le mani vedendo i numeri? Non credo. Su di me hanno fatto un'operazione pensata. Che i numeri poi fossero così bassi forse non se l'aspettavano, ma sapevano benissimo che togliendo un programma che faceva il 22% si sarebbe aperto un baratro. E' evidente. In un'azienda privata davanti a una scelta del genere qualcuno dovrebbe rispondere. In un'azienda pubblica pare di no. Evidentemente ci sono degli altri criteri che hanno portato alla mia eliminazione. Chiudere Giletti non era un problema di numeri. Il mio programma portava milioni di euro in pubblicità, faceva il 22%, era un punto di riferimento, prodotto interno aziendale. Dietro alla sua chiusura c'era un'altra motivazione".
Sul manifesto delle attrici italiane, dissenso comune: "Domenica a Non è L'Arena ci sarà Catherine Deneuve. Verrà a raccontare la sua vita e a dire la sua su questa situazione. Io credo che quando uno subisce qualcosa deve avere il coraggio di denunciarla con nome e cognome. E' ora di far meno filosofia e di essere più precisi e dettagliati. E' facile fare filosofia ma vivere sulla propria pelle le difficoltà è un'altra cosa. Qualche dubbio su questo manifesto ce l'ho. Bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo. Sessismo nel mondo del giornalismo? Il potere è ancora nelle mani maschili, il potere maschile esercita un certo tipo di forzature. Il nostro è ancora un Paese in cui vedere una donna ai vertici è raro. Non è che scopriamo l'acqua calda. Però è importante come si reagisce".
Su Sanremo: "Lo sto vedendo. E' sempre un grande spettacolo, diciamo che le canzoni mi sembran faccian da corollario a tutto il resto. Ogni anno ci raccontiamo che la canzone è centrale, invece è sempre lo spettacolo televisivo che vince. Uno spettacolo fatto anche di grande canzoni, perché i duetti che fa Baglioni sono molto belli. Se prima o poi mi toccherà? Non credo, ormai le strade sono molto lontane. Vabbè che Vianello ha condotto il Festival a 76 anni, ma io per quell'età spero di essere ai Caraibi".
Sui fatti di Macerata: "La cronaca nera ha omaggiato questa campagna elettorale di un giocattolo molto pericoloso. Questa duplice vicenda di Macerata a un mese dal voto è come aver un mostro a due teste. Da un lato c'è lo spacciatore senza permesso e tutto un sistema di cui l'Italia non ne può più e dall'altra c'è la follia del singolo che si colora di un certo tipo di estremismo. L'odio non aiuta, le parole d'odio neppure. Ma da qui a sostenere determinate cose faccio fatica. Quello del nigeriano è un percorso di uno che in Italia non ci doveva essere".