Ipercoop Colleferro, quale futuro per i lavoratori?
Abbiamo intervistato Luca Paolocci, del Coordinamento nazionale Usb Lavoro privato sulla vertenza Unicoop
Sull'argomento abbiamo intervistato Luca Paolocci, del Coordinamento nazionale Usb Lavoro privato sulla vertenza Unicoop.
Buongiorno Paolocci, cosa accade e quando avete appreso la notizia della vendita degli otto negozi del sud del Lazio?
Il giorno 11 abbiamo avuto un incontro con l’azienda che ci ha esposto i dati di bilancio a consuntivo 2017 che hanno fatto registrare un dato (seppur sempre con il segno negativo) migliore di circa 15 milioni rispetto al consuntivo 2016. Gli obiettivi del piano industriale rimangono quelli già definiti in precedenza ossia il pareggio di bilancio nel 2019 e il ritorno agli utili dal 2020. Nel 2017 il margine di contribuzione dei negozi della Toscana è stato +22 milioni circa, quello di Lazio/Umbria invece -8 milioni circa. I dati del primo semestre 2018 hanno fatto registrare un dato migliore di circa 2 milioni rispetto al preventivo, pero secondo Unicoop l'accordo di maggio 2017( che prevedeva una gestione della crisi su base triennale) ha esaurito i suoi effetti principalmente per tre motivi: la Solidarietà mai utilizzata, la Cassa Integrazione terminata e gli incentivi all'esodo rimasti ormai (solo per la sede) allo scaglione più basso dei tre previsti inizialmente.
E come intende procedere la Cooperativa quindi?
Per raggiungere gli obiettivi del piano industriale suddetti, la Cooperativa ha annunciato l'intenzione di ricorrere ad alcune misure specifiche su: vendite e margini (assortimenti, promozionalità, pricing, sviluppo freschissimi), logistica e altri costi di rete, razionalizzazione della rete di vendita, costi di sede (entro fine 2018 verifica assetti organizzativi e organici), personale (modelli organizzativi di negozio, cluster, formazione, produttività e costo del lavoro, attualmente il più alto del settore). Sull'assetto organizzativo della sede abbiamo fatto notare che questo era già stato definito dopo l'accordo del 2017. Sulla razionalizzazione della rete di vendita è stata annunciata l'intenzione di ridurre la superficie dell'ipermercato Casilino e la cessione di 8 negozi del sud del Lazio che producono perdite non più sostenibili (Fiuggi, Velletri, Aprilia, Genzano, Colleferro, Frosinone, due negozi di Pomezia), oltre al monitoraggio di tutti gli altri negozi con conto economico critico.
Ci sono dei rischi occupazionali secondo voi?
Esprimiamo forte preoccupazione per la vendita dei negozi e per l'abbandono di quel territorio da parte della cooperazione. Una sconfitta per tutto il mondo cooperativo e per i suoi valori in un momento dove le problematiche della Campania, di Avellino in particolare, sono senza soluzione e destano forte preoccupazione.
La Cooperativa ha anche dichiarato di voler disdettare l'integrativo?
Per quanto riguarda l'integrativo, scritto 13 anni fa, scaduto da 9 anni e che da 8 anni ormai non eroga salario variabile, Usb da tempo ne chiede una riscrittura adeguata ai tempi attuali, sulla base di una maggiore equità tra i lavoratori (su pause, regimi orari e molto altro) e tenendo in considerazione la mutata composizione della popolazione lavorativa di Unicoop Tirreno. Come organizzazione sindacale siamo quindi disponibili ad un confronto in tal senso ed auspichiamo che la Cooperativa non proceda con una disdetta unilaterale e mantenga l'impegno preso ieri a riscrivere il Cia insieme ai sindacati.
Ma cosa era accaduto in Campania e nel sud del Lazio che vi rende così preoccupati sulle garanzie occupazionali?
Non c’è alcuna certezza, al momento, della salvaguardia dei posti di lavoro, né tanto meno dei livelli salariali e degli inquadramenti. La stessa operazione era stata messa in atto, dal 2013 in poi, in Campania. I lavoratori, con la promessa del mantenimento del posto, avevano rinunciato all’integrativo ed agli scatti di anzianità. Nell’accordo, che fu firmato in Regione, Ipercoop Tirreno si impegnava affinché la gestione di tutti i punti vendita della Campania restasse in capo al sistema cooperativo.
A gennaio 2016 nasce la Coop Alleanza 3.0 dalla fusione di tre cooperative storiche (Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nord Est). A distanza di qualche settimana, Coop Alleanza 3.0, con il 70% del capitale ed Unicoop Tirreno, con il restante 30%, costituiscono la Distribuzione Centro-Sud s.r.l. per la gestione dei tre Ipermercati campani di Afragola, Quarto ed Avellino, lasciando ad Unicoop Tirreno la piena proprietà e gestione dei due unici superstore Coop di S.Maria C.V. e Napoli-Arenaccia.
A soli 5 anni da quella operazione, i due punti vendita di Santa Maria Capua a Vetere e Napoli, Via Arenaccia sono stati ceduti e l’ipercoop di Avellino è stato chiuso. Nessuna delle vertenze ha trovato fin’ora soluzione.
Allo stesso modo, i lavoratori dei negozi di Fiuggi, Frosinone e Terracina hanno già vissuto questa esperienza fallimentare poco più di un anno fa con la gestione del privato Paolo Spaziani, salvo poi ritornare sotto la gestione Unicoop nel 2017.
Lasciare il territorio del Lazio, abbandonando 270 lavoratori, è un’operazione fallimentare, così come ha dimostrato la vicenda della Campania.
Quali azioni avete intrapreso?
Abbiamo iniziato con una serie di assemblee nei negozi e , su mandato dei lavoratori, abbiamo proclamato scioperi ed iniziative che hanno visto la partecipazione pressoché totale dei lavoratori degli otto punti vendita. Il 24 settembre ad esempio una delegazione di più di 200 persone, fra lavoratori e soci, ha raggiunto, la sede di Unicoop Tirreno a Vignale. I manifestanti hanno bloccato la decisione del Consiglio di amministrazione di deliberare la vendita degli otto negozi del sud del Lazio. La cooperativa infatti, aveva convocato il Cda, mettendo come primo, e unico, punto all’ordine del giorno la cessione degli otto punti vendita del sud del Lazio. Unicoop pensava di continuare ad agire nel silenzio, senza alcun confronto con sindacati e lavoratori, e senza attendere l’esito dell’incontro del 26 settembre al Ministero dello Sviluppo Economico.
Come si sono mossi gli amministratori locali?
Il comune di Colleferro e la commissione lavoro presieduta da Marco Gabrielli ha ricevuto i rappresentanti sindacali di USB e Cobas, unitamente a diversi lavoratori e soci della Unicoop Tirreno, per affrontare la vertenza in atto che prevede la cessione delle attività ad altro operatore commerciale.
I presenti all’incontro
Oltre ai membri della commissione consiliare, all’incontro era presente anche il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, e alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza, che hanno ascoltato le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali e degli stessi lavoratori per le conseguenze che il passaggio ad altro operatore commerciale potrebbe avere non solo dal punto di vista occupazionale ma anche da quello della qualità del lavoro dal punto di vista salariale e accessorio.
Le preoccupazioni dei lavoratori
La commissione consiliare e l’amministrazione comunale hanno raccolto queste preoccupazioni e hanno garantito che le Istituzioni locali parteciperanno e sosterranno tutte le iniziative che i sindacati e i lavoratori decideranno di mettere in campo per tutelare i loro diritti. Allo stesso modo l’amministrazione ha garantito che seguirà direttamente l’evolversi della vicenda vigilando sui tavoli istituzionali, dalla Regione Lazio al Ministero dello Sviluppo Economico, affinché si faccia chiarezza sui motivi che hanno portato l’azienda a decidere la cessione di otto punti commerciali diventati punto di riferimento di migliaia di consumatori, malgrado la stessa azienda abbia investito lo scorso anno, per il solo punto di Colleferro, circa 800 mila euro per la sua ristrutturazione e il rilancio.
Il 26 settembre 2018 si è svolta presso il Ministero dello Sviluppo Economico una riunione riguardante le società Distribuzione Lazio Umbria e Unicoop Tirreno, come è andata?
Centinaia di persone fra lavoratori, soci e consumatori hanno protestato di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico, contro la decisione di Unicoop Tirreno di cedere otto punti vendita nel sud del Lazio.
Alle 12:30 è stata ricevuta la delegazione Usb con Luca Paolocci, rappresentante commercio, Francesco Staccioli dell'esecutivo nazionale, Stefano Pollari rappresentante di Frosinone e Antonio Salvitti, rsu di Colleferro. La delegazione ha preteso il blocco di qualsiasi processo di vendita. È necessario un confronto a partire dal regionale, per arrivare al nazionale sul sistema cooperativo. Sulla stessa linea, l'assessore al lavoro della Regione Lazio, Di Berardino. "Torniamo a chiedere ad Unicoop di condividere le scelte per trovare soluzioni positive. Va presentato un nuovo piano industriale. Non vogliamo discutere della cessione. Vogliamo ragionare sulla loro riorganizzazione e il rilancio. La Regione Lazio continuerà a fare la propria parte a difesa del lavoro e dello sviluppo". Unicoop deve essere chiara su quali siano le future strategie aziendali. In particolare, dopo la firma lo scorso anno, dell'accordo triennale, che ha permesso alla cooperativa di usufruire dei contributi statali per cassa integrazione e mobilità. Contributi che, oggi, se Unicoop non rivede le proprie decisioni, risulterebbero un'appropriazione non opportuna. Castano del Mise ha dichiarato come, attualmente, la decisione di Unicoop sia la peggiore possibile, è necessario infatti non agire per singole vertenze, ma trovare soluzioni condivise, visto il contesto cooperativo in cui opera Coop. In aggiunta, l'azienda deve essere onesta, con dipendenti e soci, su cessioni e franchising che vanno di pari passo con una diffusione maggiore dei prodotti a marchio. È questa l'etica che dovrebbe distinguere Coop?
Fare profitti sulla vendita dei prodotti e disinteressarsi al Buon lavoro. Le ultime decisioni aziendali fanno temere questo. Pensiamo alla Campania, i lavoratori sono stati obbligati a rinunciare a diritti e salari degni, pur di mantenere il posto. Ad oggi due negozi sono stati ceduti e uno chiuso. Oppure la mancanza di sicurezza e lo stress da lavoro correlato a cui Unicoop sottopone i lavoratori del sud del Lazio. I quali hanno già sperimentato la gestione privata dei punti vendita, ora sono nuovamente sotto il controllo Coop e domani potrebbero veder ridotti loro diritti o, addirittura, non avere più un lavoro. L’Unione Sindacale di Base non permetterà che questo avvenga e apprezza il sostegno del Ministero che si è dichiarato pronto a qualsiasi tipo di aiuto e confronto. Troppo è stato perso e concesso in questi anni. Unicoop Tirreno deve rimanere nel sud del Lazio. Non saranno più i lavoratori a pagare le scelte sbagliate di dirigenti e aziende. Il tavolo è ancora aperto in attesa della risposta di Unicoop alla richiesta dell’Unione Sindacale di Base.
Quale è la situazione al momento?
Il Dott. Castano ha concluso la riunione al Ministero dello Sviluppo Economico chiedendo all’azienda di rinunciare alla dismissione annunciata dei punti vendita e di bloccare il percorso avviato, al fine di intraprendere il confronto con le parti sociali e le istituzioni che partecipano al tavolo di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico per affrontare in maniera organica i problemi di una realtà imprenditoriale di grande valore strategico e sociale. Ha chiesto ai vertici aziendali di fornire una risposta alla richiesta del MiSE condivisa dalle parti, in tempi brevi, ed entro e non oltre l’inizio della prossima settimana. Il tavolo verrà riconvocato appena perverrà una risposta da parte dell’azienda e per affrontare le problematiche evidenziate nella loro globalità e non in modo disarticolato e frammentario. Ha infine chiesto la presenza del Presidente e del Direttore Generale di Unicoop Tirreno alla prossima riunione del tavolo ministeriale. Noi ovviamente continueremo a muoverci su tutti i fronti necessari : sindacale, politico e legale. E il prossimo appuntamento sarà l’audizione del giorno lunedì 8 Ottobre prossimo, che si terrà presso il Consiglio Regionale del Lazio, Via della Pisana 1301, Sala Etruschi, alle 14,00.
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