Italia Viva, ancora picconate contro il Governo Conte
Il Ministro Bellanova minaccia le dimissioni sulla regolarizzazione dei clandestini, l’altro Ministro Bonetti lamenta pochi fondi per le famiglie. Ma Renzi non rottamerà l’esecutivo
Italia Viva fa parte del Governo a sua insaputa. Quello che era un sospetto è divenuta una certezza dopo le ultime sortite dei Ministri Elena Bonetti e Teresa Bellanova. Alle quali forse sfugge che il proprio partito appoggia quella stessa maggioranza rosso-gialla che loro continuano a picconare.
La Bonetti e il Ministero senza portafoglio
Non è certo la prima volta che la titolare della Famiglia e delle Pari Opportunità si smarca dall’esecutivo. Appena una decina di giorni fa, per dire, aveva biasimato la scelta di protrarre lo stop alle Messe nella fase 2 dell’emergenza Covid-19. Critica sacrosanta (in senso letterale), ma abbastanza risibile se mossa da chi ha un ruolo governativo.
Allo stesso modo, sono piuttosto fuori dalla realtà i cahiers de doléances che la stessa Bonetti ha sciorinato in diretta tv. «Le risorse che saranno stanziate dal prossimo Decreto le ritengo del tutto insufficienti per rispondere alle reali esigenze delle famiglie. La mia richiesta non è stata accolta, non sono stati stanziati sufficienti soldi».
In effetti, secondo quanto rivelato dall’esponente di Iv gli unici (scarni) fondi sono stati erogati «per costruire una rete di servizi educativi» tipo centri estivi. Per il resto, nisba.
«Avevo proposto un assegno per ogni figlio che non è stato accolto dalla maggioranza» la recriminazione. Magari si sarebbe potuta rivolgere al Ministro per la Famiglia, sarebbe bastato uno specchio.
Evidentemente, però, era più semplice intestarsi «battaglie perse, anche se giuste» e nascondere sotto il tappeto del pur lodevole impegno la polvere del fallimento. Come non ha mancato di sottolineare il senatore leghista Simone Pillon.
La Bonetti ha comunque assicurato che «non lasceremo sole le famiglie», anche se non si capisce se sia una minaccia. Avrebbe anche potuto trarre le conseguenze della sufficienza con cui è stata trattata la materia di sua competenza – nonché principale istituzione di ogni società. Ma, in fondo, era davvero possibile aspettarsi liquidità da un Ministro senza portafoglio?
La Bellanova e la minaccia delle dimissioni
Poi c’è il Ministro delle Politiche agricole, la quale si è presa particolarmente a cuore la questione della regolarizzazione di 600.000 lavoratori immigrati irregolari. Al punto da aver dichiarato che, «se non passa, sarà un motivo di riflessione sulla mia permanenza al Governo».
Una questione di principio, dunque, che come spesso accade in campo renziano ha un obiettivo ben preciso: il M5S.
In maggioranza, infatti, Pd e LeU sono schierati con Italia Viva, e il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese si è spinta anche oltre. La misura «riguarderà anche tanti Italiani oltre che gli stranieri», la proposta del Viminale.
I grillini, invece, non sanno ancora che pesci pigliare, essendo insolitamente spaccati al loro interno. La corrente che fa capo al Presidente della Camera Roberto Fico è infatti incline a far emergere il lavoro nero. Viceversa, il reggente Vito Crimi ha affermato che se «si intende fare una sanatoria modello Maroni noi non ci stiamo».
Non sorprendentemente, sulla stessa linea si è assestata anche l’opposizione di centro-destra. Con la leader di FdI Giorgia Meloni che si è detta pronta anche «a fare le barricate».
Di «politica del caos e della resa agli sbarchi e ai campi abusivi, regno della violenza e dell’illegalità» ha invece parlato il senatore azzurro Maurizio Gasparri. Duro anche il segretario del Carroccio Matteo Salvini, per cui il provvedimento «sarebbe un pessimo segnale per chi lavora e paga le tasse regolarmente». Per il Capitano occorre reintrodurre i voucher e proporre un impiego agricolo «ai disoccupati e cassintegrati a chi percepisce il reddito di cittadinanza».
Alleanze, quindi, ancora una volta variabili. Anche se a eventuali conseguenze per il bi-Premier Giuseppe Conte non crede praticamente nessuno.
La pistola scarica di Italia Viva
Notoriamente, l’Italia è il Paese in cui le dimissioni si minacciano ma non si danno mai. Ecco perché quella del Ministro Bellanova sembra più che altro una pistola scarica.
Questo, per esempio, è il parere del sottosegretario dem alla Presidenza del Consiglio Andrea Martella. «Non credo che si arriverà allo scenario di dimissioni, né tantomeno che eventuali dimissioni possano portare a una crisi di Governo».
Certamente, le succitate prese di posizione delle pupille di Matteo Renzi aggiungono tensioni a tensioni. Non va infatti dimenticata la partita sul cosiddetto reddito di emergenza, che dovrebbe aiutare quanti sono stati esclusi dalle altre forme di supporto anti-coronavirus.
L’ennesimo penultimatum di Italia Viva
La proposta, che manco a dirlo viene dai Cinque Stelle, non piace a Italia Viva, che però potrebbe accettarla come norma temporanea. Il compromesso potrebbe essere sancito dalla specialità della casa, ovvero il cambio del nome della disposizione – nello specifico, in “contributo di emergenza”.
Poi c’è anche la questione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e delle accuse rivoltegli dal consigliere del CSM Nino Di Matteo. Che non sarebbe stato nominato alla guida della Polizia penitenziaria a causa delle pressioni di alcuni boss mafiosi. Il Guardasigilli pentastellato è difeso a spada tratta dal MoVimento – e anche dal Partito Democratico, sempre garantista a fasi alterne. Mentre Iv vuole quantomeno vederci chiaro – anche sull’imbarazzante problema della concessione dei domiciliari ai capimafia.
Certo che, considerando anche il pesantissimo j’accuse rivolto dallo stesso senatore fiorentino a Giuseppi, verrebbe quasi il dubbio che l’ex Rottamatore intenda rottamare il Governo. Quasi, appunto. Perché i sondaggi si ostinano ancora ad assegnargli percentuali anemiche. E dunque, Italia Viva, viva (nel senso di “non muoia”) il Conte-bis.
Naturalmente, prima o poi l’altro Matteo dovrà decidere cosa fare da grande. Ma sempre dopo il prossimo penultimatum, ça va sans dire.