L’Istituto statale per sordi rischia di chiudere
Intervista al Commissario Straordinario dell’ISSR, Ivano Spano
L’Istituto statale per sordi rischia di chiudere se lo Stato non stanzia i tre milioni di euro che spettano di diritto all’ISSR.
Questa storia, riassume perfettamente un aspetto dell’italianità di cui non andar fieri, la non curanza, la burocrazia lenta e soffocante, le leggi ci sono ma molto spesso non vengono rispettate, tutti questi elementi hanno portato l’ISSR, sull’orlo del precipizio.
L’Istituto è una struttura, che offre corsi di lingua dei segni agli udenti e non udenti, ospita l’asilo nido, scuola materna, elementare e media fino al CNR, inoltre all’interno dell’Istituto ci sono dieci associazioni, e quasi 40 persone tra collaboratori interni ed esterni che rischiano il posto di lavoro.
Abbiamo chiesto spiegazioni al Commissario Straordinario Ivano Spano:
Da quando L’istituto non riceve finanziamenti?
Dal 1997 la legge Bassanini (L.59/1997) ci promuove a diventare da Istituto a Ente Nazionale di sostegno delle persone sorde. Di fatto i finanziamenti messi a disposizione sono arrivati in maniera sporadica e poco significativa, da quello che ricordo, in tutto nemmeno centomila euro, quando il finanziamento annuo previsto era più di tre milioni.
Con la legge Bassanini che cosa è cambiato?
Non è cambiato niente. Noi siamo rimasti quelli che eravamo prima della legge. Questo non vuol dire un gran che, tranne che c’è una lentezza burocratica infinita, sono vent’anni che aspettiamo un regolamento di riordino di un’istituzione. Abbiamo ricevuto tre interventi: due da quarantamila euro e uno da trentamila, in un periodo che va dal 2005 ad oggi.
L’istituto non riceve finanziamenti pubblici e non solo, dobbiamo anche farci carico dei compensi delle persone che collaborano, non possiamo neanche chiamarli dipendenti perché hanno contratti di Co.Co.Co, quindi di grande precariato. Siamo un ente dello Stato e questo è fuori legge oggi, è un grande problema. Se il personale fosse a carico della ragioneria dello Stato, come quello di tutte le altre Istituzioni Pubbliche e scolastiche o comunque che appartengono al Ministero dell’istruzione sarebbe già un gran sollievo. Noi, con le nostre forze facendo i salti mortali siamo riusciti ad andare avanti.
L’edificio a chi appartiene?
L’edificio in origine era dello Stato Pontificio, poi con l’unità d’Italia è diventato pubblico, però nel passaggio giustamente, chi lo ha trasmesso ha preteso che il bene, ovvero lo stabile fosse appannaggio della sigla e non dello Stato. Il palazzo rende qualcosa, perché viene affittato alle scuole ed è il Comune di Roma a pagare l’affitto. Nell’altra ala c’era la provincia o ex provincia, si è trasferita a fine settembre, ci ha lasciato nei guai, non perché non c’è più quella entrata di affitto, ma perché ha provocato dei danni alla struttura per diverse centinaia di migliaia di euro.
Queste due entrate rappresentano il 25/27% del nostro bilancio, quindi l’altro 70% deve arrivare da altri fondi e l’unica possibilità è che lo Stato faccia un finanziamento ordinario ai suoi Enti e ai suoi Istituti e poi metta in regola il personale.
I soldi messi a disposizione dalla legge Bassanini non son mai arrivati perché qualcuno aspettava che noi completassimo la trasformazione in Ente Nazionale, da quel giorno sono passati quasi vent’anni, in qualche modo dovevano finanziare, perché i soldi c’erano, invece sono stati usati e stornati per fare altre cose, erano tre milioni di euro l’anno.
Perché la trasformazione non è ancora avvenuta?
Perché lo statuto dell’Ente non è stato approvato. Il ministero delle finanze (governo Berlusconi) ha fatto delle richieste, che il nostro ufficio legislativo del MIUR riteneva non pertinenti, abbiamo risposto di motivare le loro richieste con delle norme che dimostrassero la legittimità della richiesta, ma non hanno mai risposto e noi siamo andati avanti altri cinque, sei anni in questo modo.
Lei è commissario straordinario dell’ISSR, perché e da quanto tempo?
Sono commissario straordinario dalla fine del 2007, il mio incarico non è a tempo definito ma legato alla trasformazione. Dovrei traghettare l’Istituto a Ente nazionale. Senonché non sono io che devo fare questo traghettamento, ma posso invitare come ho sempre fatto il ministro e gli apparati a muoversi verso la trasformazione. Tant’è che l’ultima mia idea era stata recepita dalla finanziaria. Sarei per riunire le due disabilità in un unico Ente che avrebbe più forza per fare una politica a favore delle persone disabili e anche a minor costo.
Quanti collaboratori avete?
Siamo 21. Quando io sono arrivato erano 5 full-time e un part-time. Non c’era nessuna persona sorda, oggi abbiamo 7 sordi, inoltre una serie di collaboratori che anche se non sono l’organico vero e proprio, di fatto sono in busta paga. In tutto siamo un quarantina.
Quanto tempo è che non percepiscono lo stipendio?
I nostri collaboratori è da un mese che non recepiscono lo stipendio; per i collaboratori esterni c’è qualche situazione più pesante, anche se non è drammatica.
La nostra situazione è disperata, se non si interviene tempestivamente, a questo punto non rimane che fare qualche azione di giustizia come quella di chiudere simbolicamente l’istituto. Qui dentro abbiamo: asilo nido, scuola materna, scuola elementare, scuola media, CNR, dieci associazioni, gli studenti in formazione LIS che contano più di 300 persone. Questo pensiero mi fa piangere il cuore, ma veramente non ci danno scampo.
Quale sarà il futuro dell’istituto e che fine faranno sia i collaboratori che gli studenti?
Martedì 18 ho un incontro con il ministro Fedeli, gli ho scritto una lettera a cuore aperto e mi pare che abbia recepito il messaggio. Ho intravisto una soluzione in tempi rapidi. Siamo un ente nazionale e ancora titolari di finanziamento, rimangono i tempi tecnici perché se il primo finanziamento arriva a maggio o giugno non so se ce la facciamo. La situazione è quella che è… massima urgenza, se arriva un finanziamento tutto si tranquillizza.