L’Italia con il “nodo” in gola
Un altro suicidio di un imprenditore, stavolta nel Piacentino, strozzato dai debiti
Renzo Rasparini aveva 61 anni. Da settimane introvabile fino alla macabra scoperta sulle rive del Po nella zona di Cremona lo scorso venerdi. Strozzato dalla crisi e dalla situazione debitoria verso gli uffici di credito, Rasparini non ha retto allo sconforto.
I casi come questi, ormai, non si contano più. Il fiume o la corda o chissà cos’altro sono diventati la soluzione di persone disperate che nel giro di pochissimi anni, quasi un battito d’ali, si ritrova a dover fare i conti con una crisi epocale che il Governo di un paio di giorni fa definiva “terminata ed anzi in ripresa”, con un’economia del prezzo sottoprezzo, con una serie di nuove tasse e balzelli vari che in Europa ci camperebbero di rendita tre Stati.
“Impiccato per motivi di lavoro”. E’ incredibile, stupefacente, come un Paese che sia alle prese con episodi di una tragicità enorme non se ne curi. Come negli Stati Uniti degli anni sessanta scimmiottati da quel piccolo genio di Jerry Lewis, siamo arrivati ad accettare la anormalità e anzi, le tragedie, passati i primi dieci secondi di stupore, ci annoiano: “roba da Cronaca Vera”.
Non interessano più a nessuno, tanto meno a TG e pluridecorati quotidiani che hanno salutato l’ennesimo Governo non eletto con il garbo dovuto. Perché perdere tempo e soldi per andare a votare per chiunque sia se possono fare tutto loro? In fondo l’unico che ci è rimasto male è stato Letta. L’altro, l’ex compagno di viaggio, il nuovo che avanza, aveva talmente fretta che si è dimenticato di farsi eleggere. Nominato, si è messo subito al lavoro. “Via tutti! O quasi…”.
Le banche, intanto, se ne fregano e continuano a ricevere regali di Natale, non ricambiati, fuori stagione.
Insomma, tutto nella norma in attesa della prossima tragedia della quale non importerà a nessuno.