Settembre, ricominciano le scuole, ricomincia il lavoro e ricomincia la caccia al “non si sa”.
Sì, lo so che ci sono tante brave persone che approfittano dell'apertura della caccia per far sgranchire le zampe ai cani che, altrimenti rimarrebbero ancora nella accogliente cuccia con tetto di lamiera e recinto 2 per 2. Un po' d'aria fa bene a tutti, anche a tutti quei cuccioli che molti “cacciatori” si sono persi nelle campagne e nei boschi lo scorso anno mentre cercavano di insegnare loro a non avere paura delle fucilate.
Grandina! Qualche volta grandina anche con il sole e, quando accade, non si tratta di ghiaccio ma di piombo che finisce sui tetti delle abitazioni e delle auto parcheggiate in paese, in città. Perché ci sono delle distanze da mantenere, certo, ma, a quell'ora chi ti vede?
Si spara dalle prime ore del mattino. Già prima dell'alba, anche all'interno del Raccordo Anulare di Roma (incredibile!) gli spazi verdi e i giardini limitrofi a condomini, ville e villette diventano zone di esercitazione per aspiranti olimpionici del tiro a volo. D'altronde non è difficile essere arruolati, basta pagare le tasse, sempre più salate, e comprarsi cane e fucile per darsi alla macchia. Punto.
Le storielle che, ogni tanto compaiono su qualche quotidiano e che raccontano di cacciatori che salvaguardano la fauna sono fantastiche, degne delle migliori sceneggiature di Hollywood.
Venezia avrebbe potuto approfittarne.
Trenta, quarantanni fa, quando ancora qualche fagiano o beccaccia avevano il coraggio di affacciarsi dalle nostre parti, avrebbe potuto avere un senso, almeno per qualcuno, andare a caccia per imbandire la tavola con gli amici. Ma oggi? Oggi si spara a tutto ciò che prende il volo, o che vola. Occhio ai cespugli, vietatissimo cercare funghi in certe zone. Si rischia di restare impallinati.
Bracconaggio? Prolifera. Ne sa qualcosa anche il Gran Sasso dove si spara alla grande.
Controlli? Come, dove, quando? Con le casse vuote è già miracoloso tenere in piedi gli stipendi di chi sarebbe autorizzato a farli e in più, i casi di certi controllori che vendevano addirittura la selvaggina di aree protette non lasciano ben sperare. Per il resto ci si rimette alla clemenza e al raziocinio di chi non riesce a fare a meno di imbracciare il fucile nella speranza che non scambi lucciole per lanterne.
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