La censura degli eco-fondamentalisti, come un moloch dall’appetito insaziabile, si appresta a colpire ancora. Ha infatti messo nel mirino il professor Alberto Prestininzi, ordinario di Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici alla Sapienza di Roma. Colpevole di essere sì un esperto, ma di preferire la vera scienza ai teoremi dell’ideologia allarmista mainstream.
L’insigne geologo, come scrive La Repubblica, recentemente ha ricevuto l’incarico di coordinatore del neonato Comitato tecnico scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina. Una nomina voluta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha pavlovianamente scatenato i greenculotti dell’eco-narrazione dominante.
Capofila dei moderni inquisitori affermazionisti è il leader di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli che, come riporta La Stampa, ha già annunciato un’interrogazione parlamentare. «L’approccio scientifico» ha attaccato, «deve essere basato su dati, evidenze e consensi internazionali, non su opinioni personali che negano la realtà dei cambiamenti climatici».
Ora, tralasciamo pure il riferimento al consenso, che è quanto di più antiscientifico si possa immaginare. Tant’è che già Galileo Galilei affermava che «le verità scientifiche non si decidono a maggioranza».
La parte restante del ragionamento, invece, è assolutamente condivisibile. Solo che il-Verde-Bonelli ignora che i dati e le evidenze da lui invocati indicano che il climate change di origine antropica non è che una congettura indimostrata. E che, come abbiamo più volte argomentato, l’azione dell’uomo incide al massimo per il 5-10% su quello che è semplicemente il sistema più complesso presente sulla Terra. Il quale, come ha magistralmente illustrato il professor Antonino Zichichi, per il 90-95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole, all’orbita e all’asse terrestre e al vulcanismo.
Va da sé che, come ogni totalitarismo, anche quello eco-catastrofista è intollerante verso il dissenso. E, se non riesce a imporre un pensiero green unico attraverso la propaganda, si serve di metodi più orwelliani.
Non a caso, un paio di mesi fa aveva imbavagliato, per interposto Fondo Monetario Internazionale, addirittura un Premio Nobel come John Clauser. Che potrebbe anche non essere la vittima più illustre della censura verde, perché aveva senz’altro ragione il neo-direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone. Gli ambientalisti sono pericolosi: soprattutto per le fondamentali libertà di pensiero, opinione ed espressione.
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