Proprio al centro di Fumone (Frosinone), subito dopo la porta d’accesso, è visibile l’insegna.
Se vi affacciate noterete subito il pavimento antico in pietra, un camino enorme e, lungo le pareti, tratti di muro a sasso nudo che rubano spazio alla roccia viva. Tavoli e panche sono in legno massello. In fondo alla sala, un’antica madia profuma di pane.
Una scala di legno conduce al soppalco, esempio di architettura agreste, ornato sul lato destro da un bellissimo arco in pietra del 1200: l’arco dei sospiri.
Proprio quell’arco ha ispirato il nome “La Taverna del Barone” a causa di una singolare e curiosa storia d’amore tra un giovane di nobili natali, scacciato dalla famiglia per il suo carattere ribelle, e una gentil dama sposata al capitano delle guardie, che ogni giorno uscendo da quell’arco di pietra, affidava al vento i suoi sospiri per quel giovane ardito che la gente chiamava il Barone.
Quell’arco è ancora lì, ma oggi diffonde allettanti profumi di zuppe fumanti e arrosti invitanti. Ancora oggi talvolta mentre si è a tavola, tra odori e sapori che sanno di antico, lo sguardo coglie così statico e austero, un guizzante pensiero o un velato sospiro che dalla dama giunge al suo amato Barone.
Se ci si attarda tra coppe e bicchieri, la taverna ancora racconta le storie e i pensieri che sanno di dame, spade e cavalieri.
Foto di Claudio Pasquazi
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