“La colpevole innocenza dei consumatori” e il consumo di carne
La possibilità di incidere sulle produzioni alimentari e quindi sulle vite di milioni di esseri viventi umani e animali
Roma, mercoledì 9 luglio 2014 dalle 9.30 alle 13.30, Sala della Mercede, in via della Mercede 55 a Roma, organizzato dal Comitato Bioetico per la Veterinaria, fondato nel 1997 e che vuole sollevare un dibattito sulla questione della disattenzione che i consumatori hanno nei confronti del cibo che pure è elemento indispensabile e di uso quotidiano per la sopravvivenza. Questa disattenzione è in genere inconsapevole, in quanto parte di uno stile di vita costituito per lo più da abitudini ereditate per educazione, per tradizione o per convenzione sociale. La mancata consapevolezza di per sé, tuttavia, non assolve da responsabilità.
La maggiore parte di coloro che adottano questo stile di vita, infatti, ha strumenti per conoscerne le conseguenze. Le responsabilità di un essere umano moralmente scrupoloso non si esauriscono in ciò che può fare hic et nunc, ma implicano l’adozione di un atteggiamento critico e riflessivo circa la propria condizione di vita e quindi, la ricerca di nuove conoscenze e informazioni.
Si deve prendere atto che il consumo di carne e di prodotti di origine animale è un fatto delle società umane così come le conosciamo oggi. Alla luce di questa constatazione, appare necessario promuovere un diverso approccio al cibo (tutto il cibo, anche quello di origine vegetale) da parte dei consumatori.
Il fenomeno del mangiare, con una disponibilità di cibo variato e abbondante, è così radicato nella condizione fisica ed esistenziale delle società economicamente più progredite che ai più sembra banale parlarne se non per i consumi più prestigiosi o per la gastronomia o nell’ambito delle iniziative per EXPO 2015. Una volta raggiunta, la disponibilità di cibo (un obiettivo ancora lontano per centinaia di milioni di persone) questa viene vista come una conquista sociale sulla quale non è necessario riflettere.
A questo proposito bisogna considerare che per molti economisti uno dei più grandi problemi del futuro, superata la crisi economica, proprio per la maggiore possibilità di spesa di ampie fasce di popolazione, sarà la minore disponibilità di cibo su base planetaria con la relativa corsa all'accaparramento dei terreni fertili disponibili; un fenomeno già in atto da qualche anno.