La democrazia nell’antichità, sistema perfetto o utopistico?
Democrazia termine tra i più inflazionati ma vocabolo dai molteplici significati, ambiguità e contraddizioni
Il sostantivo democrazia sembra essere uno dei termini più inflazionati del lessico moderno e contemporaneo, tuttavia, è un vocabolo che trattiene al suo interno molteplici significati, ambiguità e a volte apparenti contraddizioni su cui, spesso, si basano equivoci che derivano da una scarsa conoscenza dell’etimologia, quindi del significato, del termine sia da un punto di vista filologico che storico. Bisogna andare alle sue origini, al suo senso, cercando ed interpretando le tracce storiche oltre che l’applicazione, con i suoi significati, di tale vocabolo.
Il termine δημοκρατία, come tutti sappiamo, deriva etimologicamente dalle due parole δῆμος (demos) e κράτος (kratos) che tradizionalmente vengono tradotte con popolo e potere ma è bene precisare che, innanzi tutto, il termine δῆμος ha molteplici significati, può essere la comunità, la collettività nel suo insieme oppure una parte di essa, quella meno abbiente, meno ricca, che si contrappone all’altra parte, rappresentata dagli aristocratici, dai grandi signori o anche da figure tiranniche.
Dall’altro lato la seconda parola che compone il termine democratìa è κράτος , kràtos, tradotto con potere ma anche forza. Il termine democratìa, pertanto, è un termine che in greco evoca anche un significato violento ed è una parola che, in realtà, viene inventata dai nemici del regime popolare. La prima traccia di questa parola si rinviene in un piccolo scritto di un anonimo autore del V secolo a.C. il quale per primo adopera questo termine per indicare la violenza popolare cioè il regime che lui definisce inaccettabile, detestabile, e in cui contano i poveri; diventa di uso più comune con Demostene il quale, nel IV sec. a.C., si pone il problema di come guidare la comunità riferendosi ai grandi valori del passato e richiamando la democrazia come il sistema politico di Atene e affermando la democratìa come parte integrante dell’identità politica di Atene.
Solo Aristotele afferma che democrazia e oligarchia sono due sistemi opposti e la democrazia non è altro che il governo dei poveri. È chiaro, pertanto, quanto sia stato avversato il modello che comunemente chiamiamo democrazia anche presso gli intellettuali del tempo se, nella tipologia delle forme di governo descritte, Platone la definisce governo del numero o della moltitudine classificandola come la meno buona delle forme buone, fra cui eccelle invece l’aristocrazia. Addirittura anche a Sparta, in senso ampio, si può parlare dell’esistenza di una sorta di democrazia come sostiene lo stesso Isocrate il quale, ateniese, tra il V e il IV secolo a.C. affermava che la democrazia perfetta sarebbe stata quella di Sparta, che la tradizione attribuiva a Licurgo. Queste varie condizioni e sistemi di governo delle numerose πόλεις (poleis) sicuramente possono indurre confusione e disorientamento però è innegabile come il fondamento cittadino-soldato stia alla base delle democrazie ma, nello stesso tempo, sia il modello spartano.
Ma come si giunge alla democrazia? Quale rotta sociale e politica viene percorsa per giungere al sistema democratico?
Sicuramente attraverso un percorso tortuoso e sofferto tanto che pur avendo gli ateniesi chiamato al potere Solone le sue riforme, benché importanti, innovative e moderne non risolsero il problema dei conflitti tra aristocrazia e classi medie tanto che il sistema, precedentemente creato, venne “rovesciato” nel momento in cui assunse il potere, intorno al 560 a.C., l’aristocratico Pisistrato il quale fece ricorso alla forza armata dando vita ad una sorta di vero e proprio principato che durò sino alla sua morte. Lascia riflettere sui forti parallelismi con l’attuale situazione politica mondiale l’esistenza di circostanze che ci fanno conoscere una realtà violenta non solo per i colpi di stato e le interferenze, dirette e indirette oltre che militari, di πόλεις nei confronti di altre πόλεις ma anche tutta una giungla fatta di intrighi, complotti, macchinazioni interne tra fazioni che, a volte, hanno portato alla creazione di un vero e proprio clima “terroristico” all’interno del popolo come lo stesso Tucidide scrive attirando l’attenzione sul clima di intimidazione che il popolo, pur ancora vigente la democrazia, si trovava a dover fronteggiare, attribuendo un ruolo importante nell’accentuare questo clima di insicurezza anche al trasformismo politico dei personaggi politici.
D’altra parte il sistema democratico, la democrazia e il suo corretto funzionamento si basavano sulla trasparenza, sulla pubblicità e, pertanto, essa era gravemente danneggiata dal sospetto reciproco da parte dei componenti del corpo civico e dal desiderio, originato dalla sfiducia e dalla paura, di mascherare i propri veri orientamenti. A ciò si aggiunga l’attività dei gruppi organizzati i cui membri, che mostravano reciproca ostilità accusandosi pretestuosamente nei tribunali e dalla tribuna degli oratori, erano poi strettamente associati nell’ambito privato a scopo di profitto. L’attività svolta da costoro in sede pubblica era puramente pretestuosa e mirava all’obiettivo di nascondere i propri veri interessi ed orientamenti e, dunque, di ingannare il popolo.
In realtà la confusione nel considerare, valutare e interpretare il termine è generata soprattutto dal fatto che noi usiamo impropriamente la parola democrazia, è un vocabolo che abbiamo traslato ad una realtà totalmente diversa rispetto a quella delle πόλεις e ne consideriamo il suo senso rispetto alla realtà dei sistemi rappresentativi, elettivi, parlamentari moderni ed è in quel momento che si crea il grande equivoco. I meccanismi alla base del sistema democratico ateniese, qualunque sia il senso di tale termine, sono identici a quelli della società moderna e contemporanea se pensiamo che Pericle – considerato l’uomo illuminato dell’Atene del V sec. a.C. nonchè principale artefice del periodo d’oro della città, grande mecenate che portò ad una rinascita edilizia, architettonica, artistica, culturale oltre che “democratica” della città – ebbe una così profonda influenza personale sulla società ateniese tanto che Tucidide, storico suo contemporaneo, lo acclamò come "primo cittadino di Atene" affermando che Atene era "di nome una democrazia ma, di fatto, governata dal suo primo cittadino” e sottolineandone il carisma così spiccato tanto da imbonire il popolo come conferma anche Plutarco.
Pericle era forse uno dei nostri attuali sindaci? Tutto lo farebbe credere se non sapessimo che è vissuto molti secoli addietro. Non bisogna sottovalutare il fatto che le criticità della democrazia antica erano, secondo gli intellettuali dell’epoca, maggiori degli aspetti positivi. Platone, ad esempio, sosteneva che la forma democratica fosse la meno buona delle forme buone, fra cui eccelleva l’aristocrazia, e la meno cattiva delle forme cattive, di cui quella più degenerata era la tirannide.