La faggeta del Monte Cimino, un bosco millenario che dona salute psicofisica
Gli ecosistemi dei boschi, come la Faggeta del Cimino, ospitano una varietà di habitat che ne fanno dei veri e propri scrigni di biodiversità
Nel Lazio non c’è solo storia e arte ma anche la natura offre spettacoli affascinanti e preziosi. Patrimonio Unesco dal 2017, la faggeta del Monte Cimino è un bosco millenario che a ogni stagione dona i suoi benefici alla salute psicofisica umana, attraverso i suoi servizi ecosistemici.
Abbiamo descritto la regione Lazio attraverso i borghi medievali più noti, quelli più belli, quelli ricchi di testori d’arte e architettura, quelli abbandonati seppur con tante cose ancora da raccontare. Sempre la natura era sullo sfondo, attorno, nel paesaggio ora collinare ora montagnoso, nelle anse del Tevere, del Velino, dell’Aniene, nei Laghi vulcanici, nella sabbiosa e invitante costa tirrenica. Ora invece la eleggiamo protagonista, con la Faggeta del Monte Cimino.
La faggeta del Cimino rinnova ogni stagione il suo abito di colori e profumi
Nel cuore del Lazio si innalza dritta nel cielo la Faggeta del Monte Cimino, con alberi secolari alti anche 40 metri, una foresta millenaria che rappresenta uno dei tesori naturali più affascinanti e preziosi d’Italia. Un luogo magico, tra gli 800 e i 1.000 metri, che incarna l’autentico spirito delle stagioni. In autunno si trasforma in uno spettacolo di colori e di contrasti. Gli alberi si tingono di un verde acceso, passando all’oro brillante, al rosso e a un marrone caldo come le caldarroste. Un’autentica oasi di pace e bellezza, un luogo che invita a riscoprire il piacere di un contatto diretto e rispettoso con la natura. Anche se crediamo che le stagioni non ci siano più, che in pochi giorni si passi dal caldo torrido e soleggiato ai temporali con rovesci d’acqua, che fanno esondare i fiumi e con le temperature che si abbassano portando la grandine e la neve in montagna, qualche sprazzo di autunno ancora esiste. Lo possiamo vedere proprio in questa parte della Regione.
L’autunno è forse la stagione più ricca di emozioni per vivere la faggeta
È il tempo della vendemmia, delle sagre dedicate ai prodotti genuini della tradizione, è il momento dei funghi e dei primi tartufi sugli Appennini, delle castagne e della zucca. Forse non dura i canonici tre mesi come dalle esperienze passate, felici noi che le abbiamo vissute. Quando per passare da una stagione a un’altra ci volevano settimane. Ora nemmeno le vediamo più le differenze stagionali. Fa caldo e poi fa freddo. Si cambia il guardaroba estivo in invernale ed è già Natale. Non si fa in tempo a fare i regali della Befana ed è già primavera.
Anche se gli anni e le stagioni corrono e più si invecchia più corrono, questo è il momento di godersi il profumo delle foglie che cadono senza fare rumore. Il momento di fermarsi davanti al camino acceso, per gustare una tazza di the verde col miele, una torta di mele con la cannella sparge l’odore inebriante per la cucina. Questi profumi, questi colori, queste impressioni segnano il passaggio del tempo.
Patrimonio dell’Umanità Unesco, la faggeta è la casa di molte specie vegetali e animali
Questo eccezionale ecosistema, testimone di secoli di storia naturale, riveste un valore incommensurabile, tanto da essere stato iscritto nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2017, quando le antiche Faggete italiane sono rientrate nel contesto del sito ambientale transnazionale delle “Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” per la loro unicità biologica ed ecologica.
Questa area fa parte dei 5 siti Unesco italiani ad aver conquistato la posizione solo grazie all’aspetto naturale. Gli altri sono: le Isole Eolie, Monte San Giorgio, l’Etna e le Dolomiti.
Soriano nel Cimino
Siamo nelle vicinanze del lago di Vico, a 1053 metri di altitudine, immersi in un’atmosfera di serenità, dove si respira un’aria di una purezza e freschezza ineguagliabili. Dove abbondano le memorie etrusche e passa la via Francigena. Il borgo medievale di Soriano nel Cimino, con il maestoso Castello Orsini e l’antica Chiesa della Misericordia sono le residenze umane più prossime al bosco. La faggeta si estende per circa 60 ettari. Questo patrimonio veniva citato anche da Tito Livio come uno spettacolo della natura. Qui vivono indisturbati il falco pecchiaiolo, lo sparviero, il pettirosso e il picchio muratore. È la casa delle martore, del ghiro, dello scoiattolo e della salamandra pezzata. Passeggiando nel sottobosco bisogna stare in silenzio, per non disturbare i suoi abitanti selvatici. Andare piano sarà utile per trovare funghi di ogni varietà, ciclamini gialli e fucsia, da osservare senza coglierli.
Il sasso tremante che potrebbe rotolare a una minima scossa
Mentre si cammina in una nevicata di foglie cadenti, si percorre un sentiero che conduce ai cosiddetti Massi Trachitici, giganteschi blocchi di pietra di origine vulcanica, in questa stagione ricoperti dal manto soffice del muschio verde, quello che si usa per il presepe. Sulla corteccia di alcuni faggi, possono esserci i licheni fogliosi, chiamati Lobaria Pulmonaria, tipici di zone boscose umide. Un altro percorso, più lungo, di circa due ore e mezza, ci porta al Poggio Nibbio. Nella Faggeta c’è inoltre un macigno ovoidale che da secoli si regge in bilico su di una piccola base di appoggio: si tratta del “sasso menicante” o “rupe tremante”. Si può fare leva con un bastone (lo troverete già posizionato per la prova) per vederlo oscillare, ma non cadrà. Plinio il Vecchio che già lo conosceva lo definì un miracolo della natura. Il blocco resterà in bilico finché un giorno un sommovimento più forte del terreno, o una scossa di terremoto, lo farà rotolare. La forza di gravità, che tutto muove nell’Universo, agirà inesorabilmente anche in questo caso.
Uno scrigno di biodiversità prezioso polmone per la nostra sopravvivenza
Gli ecosistemi dei boschi, come questa faggeta, ospitano una varietà di habitat che ne fanno dei veri e propri scrigni di biodiversità. Sono come dei laboratori all’aria aperta utili per la ricerca scientifica, per ricostruire la storia climatica dei territori dove si sono instaurate e delle comunità che in esse vivono. Una foresta in salute apporta notevoli benefici alla salute psicofisica umana. L’importanza delle foreste non si riduce alla sola possibilità di sfruttarne la produzione di legname e combustibili. Questi ecosistemi rivestono un’enorme rilevanza pratica per la nostra esistenza, svolgendo funzioni vitali per la nostra esistenza ed in modo del tutto gratuito.
Sono le piante ad emettere ossigeno senza il quale non ci sarebbe vita sulla terra. Una grande foresta inoltre può influenzare il ciclo dell’acqua in un territorio e, conseguentemente, la sua disponibilità. Le radici assorbono acqua piovana dal terreno, la quale risale i vasi conduttori della pianta, attratta dai processi traspiratori delle foglie. Una parte resta nel tronco, per sopperire la pianta un caso di periodi siccitosi, un’altra parte viene rilasciata nell’atmosfera e concorre alla formazione delle nubi e all’umidità dell’aria. La stessa umidità che permane attorno alle radici della pianta è quella che consente la sopravvivenza di tantissimi organismi nel suolo.
Batteri, funghi, invertebrati che sono poi alla base del processo di decomposizione della materia organica, in un ciclo senza fine di mantenimento della biodiversità e del riciclo delle sostanze decomposte. Un ciclo che dovremo imitare anche noi se non vogliamo perire sotto montagne di immondizia e per i rifiuti plastici finiti negli oceani. Riciclare, riutilizzare, meglio che incenerire, nulla va più gettato in mare o nelle discariche.
Le foreste servono anche a mitigare i rischi idrogeologici delle frane
Il 9% del territorio nazionale è in aree a rischio di frane. Sono oltre 2,5 milioni le persone che vivono in aree a rischio di alluvione. Le frane censite in Italia sono 624.601, l’80% di quelle in tutta l’Europa. Questa estrema fragilità mette ancora più in risalto la funzione di boschi come la faggeta e il loro importante ruolo di mitigazione del rischio idrogeologico. I tronchi e i sistemi radicali rallentano il deflusso dell’acqua durante le forti precipitazioni, evitando o mitigando il verificarsi delle inondazioni a valle.
La presenza delle foreste è cruciale nel rallentamento dell’erosione del terreno e di eventuali valanghe e slavine. Gli alberi, anche dopo la loro morte, esercitano un’azione meccanica di trattenimento della neve, che in foresta si scioglie più lentamente anche grazie all’ombreggiamento: in tal modo l’acqua di scioglimento viene assorbita gradualmente dal terreno e rilasciata lentamente in ruscelli e fiumi che raggiungono poi il fondovalle, assicurando l’approvvigionamento idrico per lunghi periodi.
Gli itinerari da percorrere nella Faggeta del Monte Cimino
Oltre ai benefici ecosistemici ci sono quelli psicofisici. Vivere la foresta, respirare ossigeno a pieni polmoni, godere dei paesaggi sono tutti beni inestimabili. Gli escursionisti hanno a disposizione tre percorsi principali tutti e tre ugualmente affascinanti. Sono l’ideale per godersi appieno le meraviglie naturali della zona e immergersi completamente nell’ambiente circostante. Il primo itinerario parte da Soriano nel Cimino. Da qui, il sentiero va tra paesaggi mozzafiato, regalando meravigliose vedute dei dintorni. Il secondo percorso ha inizio da Caprarola, famoso borgo per l’imponente Palazzo Farnese.
Il terzo itinerario, infine, parte dall’Aula Didattica della Faggeta del Monte Cimino, a un’altitudine di 990 metri. Si raggiunge l’antica strada romana, dove s’incontra il sentiero che conduce al Monte Cimino. Ogni itinerario offre un’esperienza diversa, ma tutti condividono il medesimo obiettivo: scoprire e apprezzare la natura incontaminata.
Foto dalla pagina Faggeta Vetusta del Monte Cimino