Eccoci! Siamo nel pieno delle festività, tra pochi giorni è Capodanno e le “girasoline” nel laboratorio “ricicrea” hanno realizzato un piccolo presepe esposto nella mostra, intitolata a “Stefania Muzi”, presente nel Palazzo Doria a Valmontone dall'8 dicembre all'8 gennaio (Lun-Dom dalle 9:00 alle 19:00, 31 dicembre 1 e 6 gennaio 9:302:30 e 15:30-19:30, il 24 dicembre aperto anche dalle ore 23:00 in poi). Curata dalla Proloco di Valmontone.
Come promesso continuiamo il racconto della nostra amica Sara esattamente da dove lo avevamo lasciato. Eravamo al terzo Kevin, inaspettato, quasi impossibile, il periodo di riflessione è servito a radunare le forze, ad andare oltre alla disperazione, Sara si è interrogata, incolpata addirittura di non aver ascoltato e capito il suo corpo. Se si era ripresentato qualcosa non funzionava, forse si era rimessa in carreggiata troppo presto, forse non doveva aver fretta di tornare alla vita normale, forse, forse; troppi forse, nessuno lo sa! Si era appena ripresa la sua vita ed ecco qualcosa che la scompiglia, come un improvviso e fortissimo mal di testa che ti immobilizza, ti impedisce qualsiasi azione.
Questa volta ha pensato di non aver fretta di combatterlo sprecando tutte le energie, lui bussa alla porta e lei lo fa entrare, lo accoglie come si accoglie un amico perché forse così andrà meglio, Kevin si è accomodato ed è diventato il suo quotidiano fatto di shopping ospedaliero, ogni giorno arriva con un “regalino” ma nonostante tutto bisogna andare avanti come un treno senza tralasciare nessuna stazione. Ne ha parlato soltanto con suo marito ma affronta l'intervento da sola, voleva proteggere i suoi cari, non ha voluto nessuno accanto perché ha voluto evitare loro l'agonia che si prova in sala di attesa. Li ha informati solo dopo l'intervento, felice di essersi risvegliata perché stavolta non era neanche convinta di superare l'intervento.
Il periodo successivo lo ha trascorso pensando a formare la “squadra” che la aiutasse a combattere, che la coccolasse, che la sostenesse proprio come fa un mister con i giocatori di calcio. Quando il mister forma la sua squadra fa delle scelte e a volte rinuncia a qualcuno che, se pur speciale, non può più dargli ciò di cui ha bisogno e, nel caso di Sara, è capitato con suo marito, è diventato un caro amico. Nella squadra oltre a tutta la sua famiglia c'erano anche Rossella, Andrea, Katia, Sabrina, Manuela, Angela, Sonia, Rosaria, Marco del gruppo dei mitici perché come ha già detto “unite si può”, Sara era soddisfatta perché la sua squadra era molto forte anche se i “giocatori” cambiavano continuamente, alcune persone l'hanno esclusa dal loro quotidiano, perché si sentivano ridicole a raccontare i loro “piccoli” problemi a lei che era “malata” veramente mentre lei, paradossalmente, si sentiva ridicola a parlare del suo Kevin con amici che avevano perso un figlio.
Da ottobre Sara è entrata a far parte della nostra Associazione, ma ci aveva già conosciute a primavera partecipando alla nostra “Passeggiata Rosa” e ci ha poi rincontrate al premio letterato di Chianciano Terme in settembre. E' stato subito amore con tutte; racconta che siamo diventate la sua nuova famiglia e ci ringrazia per essere i petali di quel meraviglioso fiore che è il girasole, si è sentita accolta insieme al suo Kevin, ma soprattutto libera, libera di parlare e di non parlare. Per modestia dovremmo omettere le lodi da parte di Sara ma è difficile non condividerle con tutti voi, sapete cosa le piace di più della nostra Associazione? La nostra unione, il nostro modo di “esserci”.
Questa primavera le ha regalato anche un altro incontro importante, il suo “Carpe Diem” che le ha fatto comprendere che l'amore vince su tutto, lui intuisce i suoi bisogni, ha portato luce alla sua vita e le ha fatto riscoprire la donna che era e continua a viverlo sempre come fosse un Carpe Diem. Della sua squadra fanno parte anche le sue “dolci stelle” che ogni notte illuminano il suo buio e che vegliano sempre su di lei. Timidamente le chiediamo dove sia Kevin in questo momento della sua vita e lei ci risponde: “sta in corsa, l'ho accolto per cercare di tenerlo sotto controllo ma lui fa come gli pare, a volte mi sfinisce ed io depongo le armi, mi fa sentire un manichino pieno di cerotti e cicatrici. Poi però mi rialzo con l'aiuto della mia squadra che non mi molla mai, so che il nostro percorso sarà lungo prima o poi però vincerà solo uno dei due e la battaglia finale spero che avvenga nel migliore dei modi”.
Per le cure dopo l'intervento Sara si è affidata all'equipe del professor Palazzoni, a gennaio ha iniziato la chemioterapia che ha avuto l'effetto di uno tsunami, ma come dice lei: “finché c'è chemio c'è speranza”, quindi poco importa se la salita sarà ancora ripida. Oggi Sara è in cura “trial sperimentale” alla Columbus in questo modo oltre che provare a curarsi potrà essere di aiuto ad altre donne. In questo centro ha incontrato Maurizio un coach che è riuscito a rimetterla in piedi, anzi grazie ai suoi “allenamenti” è diventata il centravanti della sua squadra.
Sara con l'occasione vuole ringraziare pubblicamente: la sua famiglia tra cui Massy, la mamma Ester, Anna, Nico, Fede, Gabry, Gian, Francy, Bene e il suo Guerriero papà; le amiche speciali: Anna, Paolina, Laura, Rossella, Emy, Angela, Sonia, Manu, Cdtuyjo, Simona, Ele, Dany, Monik; Equipe medici, infermieri e ricercatori C.I. Columbus, coach Maurizio e il Gruppo dei mitici e la Komen e tutti coloro che hanno incrociato il mio sguardo e con un sorriso o con una pacca sulla spalla mi hanno detto: ”forza guerriera avanti tutta”.
Maria Luisa Piacentini
Foto Pantaphoto Bruno Pantaloni
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