Negli ultimi giorni la comunità scientifica internazionale e milioni di studiosi e appassionati stanno seguendo le vicende della femmina di grande squalo bianco chiamata Lydia dal team di ricercatori di Ocearch.
Ma cominciamo dall'inizio. Lydia è una femmina di squalo bianco di 4,4 metri di lunghezza, sessualmente matura, catturata e rilasciata nei pressi di Jacksonville in Florida, dagli studiosi di Ocearch il 2 marzo del 2013. I ricercatori le avevano applicato sulla pinna dorsale un tag satellitare che avrebbe permesso loro di seguire gli spostamenti dell'animale per gli anni immediatamente successivi per poi distaccarsi naturalmente. Il tag ha una piccola antenna che trasmette il segnale al satellite ogni qualvolta la pinna dello squalo fende la superficie permettendone la localizzazione all'istante così da ricostruire i movimenti del predatore. Nonostante infiniti studi e ricerche, infatti, si sa ancora troppo poco sulla vita degli squali bianchi. La migrazione di questi super predatori è cosa ormai nota grazie anche e soprattutto alla storia dell'altra femmina della stessa specie alla quale fu dato il nome di Nicole che, qualche anno fa, fu seguita nel suo viaggio dalle coste del Sudafrica fino in Australia.
Dove vanno gli squali bianchi? Dove si incontrano per accoppiarsi e partorire? Queste alcune delle domande fondamentali cui l'esperienza del tag satellitare vuole dare risposte.
Intanto la migrazione di Lydia prosegue. Dalla costa della Florida è arrivata a due passi dalla Groenlandia superando le mille insidie che un oceano sempre più trafficato da imbarcazioni enormi da pesca rappresentano.
Ad oggi ha percorso migliaia e migliaia di miglia nel suo viaggio solitario alla ricerca di cibo e di chissà cos'altro.
“Lydia è passata nell'Atlantico dell'est. E' la prima volta che si osserva una situazione del genere”.
Il Direttore scientifico e della Ricerca di Oceans di Mossel Bay in Sudafrica, dott Enrico Gennari
(www.oceans-research.com) ha partecipato alla spedizione sudafricana di Ocearch e sta seguendo la migrazione dello squalo con molto interesse.
“Il valore scientifico dell'operazione è sotto gli occhi di tutti e questo, nel tempo, potrà darci quelle risposte che cerchiamo così da poter intervenire successivamente a livello internazionale presso i Governi perché proteggano questi animali indispensabili per la vita stessa degli oceani”.
Come Lydia e prima di lei Nicole, un'altra femmina è stata monitorata per mesi e mesi: “Cyndi, continua Gennari, è stato il primo squalo del quale abbiamo potuto seguire la migrazione per due anni, nei quali, probabilmente, si è verificato un evento di accoppiamento e parto. La teoria che speriamo diventi provata al più presto dice che il ciclo riproduttivo dello squalo bianco sia di ventiquattro mesi. Sembra che Cyndi possa aver partorito nelle acque calde per poi tornare in Sudafrica per cercare cibo e accoppiarsi nuovamente. Abbiamo i tracciati del suo percorso e le ipotesi appena citate sono ragionevoli, dati i movimenti.”
Dorien è il nome di un altro squalo bianco molto speciale. “Grazie a lei, conferma Gennari, abbiamo avuto conferma del fatto che lo squalo bianco arriva anche in Namibia. Un altra tessera del mosaico importante che, fino a Dorien, non avremmo potuto incasellare”.
Chiunque, non solo Ricercatori e addetti ai lavori, possono seguire i movimenti (shark tracker) degli squali taggati dal team di Ocearch. Una delle polemiche iniziali, riguardo al lavoro del team, fu proprio questa. “Con riferimento a questo, sottolinea Gennari, cito un episodio che sconfessa chi credeva che seguire al computer lo squalo poteva significare un aiuto per i pescatori. Rizzilient era uno squalo Mako, un “cugino” dello squalo bianco, taggato nell' Atlantico dellOvest che, mentre Lydia proseguiva la sua migrazione, veniva catturato e ucciso da un peschereccio che poi fece rientro nel porto di provenienza in Portogallo. Sottolineo il fatto, prosegue, che fino alla cattura dello squalo, non avevamo notizie, quindi segnali, dal tag da diversi giorni mentre, al momento della cattura, i segnali sono precisi al secondo. Va da sé che certi pescherecci hanno dei sistemi e tecnologie ben più avanzate delle nostre. Lo squalo mako, comunque, privato delle pinne (shark finning) ancora vivo, è stato gettato nella stiva e probabilmente venduto come tonno in trance”.
La triste storia dello squalo mako è solo una dei milioni di episodi che si verificano in tutti mari del Pianeta. Si calcola che ogni anno vengano uccisi quasi 100 milioni di squali per la richiesta delle loro pinne tanto che, continuando così le cose, tra non molto, gli squali potrebbero scomparire dagli oceani con conseguenze imprevedibili.
“Gli squali e gli squali bianchi in particolare, dice Gennari, non appartengono ad una Nazione o ad un'altra. Sono una risorsa per il mondo intero che deve essere tutelata a livello internazionale”.
I fatti dei mesi scorsi accaduti in Australia e che abbiamo raccontato più volte anche nelle pagine di QDL e Romait hanno lasciato basiti. Uccidere un animale perché potrebbe attaccare un bagnante è qualcosa che solo la mente geniale del Premier del Western Australia Colin Barnett avrebbe potuto partorire. A proposito di questo, tanto per aggiornare i nostri lettori, sono decine e decine gli squali uccisi preventivamente (quasi tutti squali tigre), moltissimi dei quali addirittura sotto misura (la lunghezza minima prevista dalla legge Barnett e di tre metri). Presi all'amo, finiti a fucilate e buttati al largo. Così, semplicemente.
Per sua fortuna, Lydia, è lontana dagli sceriffi australiani e si sta avvicinando a noti siti di pesca industriale. Tutto il mondo fa il tifo per lei e resta incollato davanti al pc.
Nonostante si tratti di un grande squalo bianco di quattro metri e mezzo non si può non pensare a lei con un pizzico di tristezza. Sola, gli squali bianchi sono animali solitari che si incontrano raramente, nuota nelle fredde acque dell'oceano guidata dai suoi acutissimi sensi e dall' istinto di conservazione che è più vecchio dei dinosauri e che ad essi è sopravvissuto portandola fino a noi.
Oggi restano tra i 3000 ed i 3500 squali bianchi al mondo e proteggere questo animale non può essere considerato più qualcosa da considerare poi. Non ci potrebbe essere più tempo.
L'oceano ha estremamente bisogno dei predatori che lo abitano per mantenere i delicatissimi equilibri che lo sostengono. Sta a noi preservarlo.
“Una frase dei nativi d'America, conclude Enrico Gennari, dice che non ereditiamo la Terra dai nostri antenati ma la prendiamo in prestito dai nostri figli”.
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