Torna alla Camera la discussione sulla legge contro l’omofobia, e tornano i dissensi e le proteste.
Ci eravamo lasciati con la manifestazione di Manif Pour Tous in piazza di Pietra, a Roma, prima della pausa estiva; ci ritroviamo con le “Sentinelle in piedi” – sentinelle della libertà d’espressione – che, pacificamente, vogliono dimostrare la loro contrarietà a quella che definiscono, nei fatti, una legge bavaglio.
Dopo Brescia, oggi sarà la volta di Roma. L’appuntamento è davanti a Montecitorio, dalle 10.30 alle 12.30.
In Aula, nelle prossime ore, Pd, Sel e M5S formeranno un fronte unico per tentare di modificare il testo uscito dalla Commissione Giustizia, frutto della mediazione tra Ivan Scalfarotto (Pd) e Antonio Leone (Pdl).
Così com’è, la legge, non piace in primis alle associazioni gay, che rimproverano ai due relatori – a Scalfarotto in particolare – di averla essenzialmente resa inutile e impresentabile, avendo eliminato l’ipotesi dell’aggravante di omofobia e transfobia.
A farsi portavoce di questo malcontento, è stato soprattutto il Presidente dell’Associazione Arcigay, Flavio Romani: all’Espresso, aveva infatti dichiarato che “senza l'articolo 3 della Legge Mancino, non ha nessun senso votare questa legge”.
Dall'altra parte, invece, ci sono Lega Nord, Pdl e Fratelli d'Italia.
Per i primi due, il rischio di privilegiare determinati soggetti in virtù del loro orientamento sessuale, è dietro l'angolo. In questo modo, dimenticando che ve ne esistono altri, eterosessuali, quotidianamente vittime di abusi o violenze, che gli articoli in questione dimenticano di tutelare.
Fratelli d’Italia, invece, per il tramite dei due deputati Giorgia Meloni e Edmondo Cirielli, pone l’attenzione su un altro aspetto: il timore che si possa generare un reato d’opinione, che punirebbe chiunque si trovasse in condizione di esprimere “il dissenso per i matrimoni gay o la contrarietà all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali o semplicemente affermando, in base al proprio credo religioso, che l'omosessualità sia un peccato”.
Secondo Fdi bisogna tutelare quindi la libertà d’espressione.
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