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La moltiplicazione dei pani

Il brano del Vangelo (Mt. 14, 13-21) che ascolteremo domenica 18^ del Tempo ordinario è il testo della moltiplicazione dei pani. Per prima cosa analizzeremo il significato che il racconto ha avuto nella comunità primitiva. All’origine del nostro racconto c’è indubbiamente un “avvenimento nella vita di Gesù”, ad un momento preciso del suo ministero. Ma resta da spiegare la nascita di questo e di altri racconti, mettendo a profitto gli studi sulla forma del racconto, sulla situazione che lo ha generato e sugli ambienti di vita in cui essi sono stati elaborati e fissati prima di essere inclusi nei nostri vangeli.

Il racconto nella comunità primitiva

Questo racconto particolarmente ricco di significato ci indica in che modo la prima comunità cristiana proclamava il Cristo e lo celebrava nella liturgia. Il suo linguaggio preso dall’Antico Testamento evidenzia la preoccupazione della chiesa primitiva verso il compimento delle Scritture in Gesù Cristo; come pure quella di lasciare qualche traccia delle loro celebrazioni liturgiche. La struttura del racconto deve indurci a riconoscere in Gesù la realizzazione di una promessa, la presenza di una realtà definitiva e più profonda di cui l’ A.T. presentava una prefigurazione (tipo). Questi testi nascono in una comunità che celebra la Pasqua. La Parola incarnata (Gesù) supera la narrazione storica: la comunità celebra il Dio che la fa vivere oggi, il Dio che la salva e la invita oggi a mettersi al suo servizio. Di fronte al prodigio materiale la comunità proclama la presenza e l’azione di Dio oggi! Tuttavia, i testi evangelici scritti alla luce della Pasqua cercano di evocare tutta la ricchezza della salvezza in Gesù Cristo. Il miracolo della moltiplicazione dei pani diventa chiaramente l’annuncio in atto della redenzione: il “nuovo” è arrivato, l’evento atteso è presente in Gesù! il racconto, inoltre, è un insegnamento catechetico sulla chiesa, che prende spunto dal miracolo reale della moltiplicazione dei pani: Gesù ha fondato una nuova comunità, la nutre con la sua Parola e spezza il pane alle folle affamate.

Il messaggio di Matteo

Matteo eredita dalla tradizione (soprattutto il vangelo di Marco) questo racconto già ricco di significato, e adatta il messaggio alla sua chiesa, sottolineandone gli insegnamenti che predilige. Innanzitutto polarizza la nostra attenzione su Gesù e sugli apostoli: in un primo tempo, di fronte alla folla affamata, essi sono sprovvisti di tutto (v. 17); ma poi, grazie all’intervento di Gesù, potranno obbedire all’ordine del maestro (v. 16) e dare a tutti il necessario per sfamarsi. Inoltre, la narrazione vuole presentarci il Cristo che, benché rigettato dai suoi, raduna con potenza il nuovo popolo di Dio. E’ di capitale importanza il fatto che questo banchetto sia offerto ad una folla eterogenea: una folla di persone disperse, sofferenti, senza pastore e ora radunate, riunite e nutrite da Gesù come lo saranno nel Regno. Infine, molti commentatori insistono giustamente sull’aggancio cultuale-liturgico del nostro racconto: i gesti e le parole di Gesù nella moltiplicazione dei pani richiamano quelli dell’ultima Cena; il ruolo degli apostoli evoca la funzione liturgica dei ministri nel servizio comunitario; attraverso la parola, la sua liturgia, la chiesa offre e spezza oggi questo pane che sazia.

I poveri che hanno fame (vv. 13-14)

Gesù si ritirò in un luogo deserto, in disparte a causa dell’ostilità di Erode: ripudiato dai suoi (a Nazareth), Gesù si consacra in misura maggiore ai discepoli e pone le fondamenta della sua chiesa aperta alle genti. Al termine di questo ritiro la chiesa si presenta come il frutto di un distacco da Israele, come un passaggio ai pagani. “E sentì compassione per loro” (v. 14): il termine esprime un movimento di amore profondo, quasi istintivo, che ha la sua origine nel cuore o nelle viscere di una madre; si tratta di una compassione attiva. “E ne curò gli ammalati” (v. 14): questi poveri affamati hanno tutti bisogno di essere guariti, e tutti, senza distinzione, sono invitati a partecipare al banchetto. Il gesto di compassione di Gesù che moltiplica il pane è provocato dalla folla che lo segue e lo cerca senza aver scoperto in lui il Salvatore: ecco la vera fame di questa folla! L’atto di Gesù sarà il simbolo di tutta la sua missione, e gli apostoli vi saranno associati molto da vicino.

Una missione che supera i discepoli (vv. 15-18)

Se venisse congedata la folla forse riuscirebbe a trovare il cibo materiale, ma rimarrebbe abbandonata alla sua fame profonda. “Date voi stessi a loro da mangiare” (v. 16): è come se i discepoli avessero con sé il necessario per nutrire la folla! I discepoli si rendono conto, invece, di essere incapaci di assolvere la missione che Gesù affida a loro con i loro poveri mezzi: essi da soli e con solamente pochi pani. L’ordine del Signore è sempre attuale e altrettanto si deve dire della missione: non dobbiamo indirizzare ad altri le folle che hanno fame di Dio, come se il pane comprato qua o là potesse sfamarle! La lezione ha valore soprattutto per coloro che hanno una funzione speciale nel servizio della comunità!

Il dono meraviglioso passa per le loro mani (vv. 19-20)

Ora Matteo polarizza gli sguardi su Gesù e sugli apostoli: Gesù prende il pane che gli viene presentato (cinque pani e due pesci), lo benedice, lo spezza e lo dà ai discepoli perché lo diano alla folla affamata. C’è un solo dono fatto da Gesù e prolungato dagli apostoli. Noi abbiamo un insegnamento fondamentale sulla funzione dell’apostolo nel servizio della comunità. “Tutti mangiarono e furono sazi” (v. 20): Dio appaga tutti i bisogni profondi degli uomini. E’ giunta l’ora in cui i poveri mangeranno e saranno sazi, in cui quelli che cercano il Signore, da tutte le famiglie della terra, potranno trovarlo, scoprire il lui la vita e unirsi all’azione di grazie dei credenti.

Il cibo sempre offerto (v. 21)

Le dodici ceste piene di pezzi avanzati sono probabilmente un’allusione alle dodici tribù di Israele: l’opera di Gesù, al di là di quelli che ne beneficiano direttamente, si estende a tutto il suo popolo, che è la Chiesa. Il fatto di raccogliere i pezzi avanzati non mette soltanto in rilievo la grandiosità del miracolo: questo cibo è conservato per quelli che sono chiamati a partecipare a questo stesso banchetto nell’oggi della Chiesa. Anche oggi ci sono folle che cercano il Signore senza conoscerlo: anch’esse possono sempre trovare il lui il pane che sazia la vera fame!                                                                                                           

Bibliografia consultata: Prod’Homme, 1971.

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