Cronaca

La morte di Candido Avezzù, tra No Vax e le condizioni degli hotspot per migranti

Una morte, tante polemiche ma due questioni di rilevante importanza da non confondere con le proprie ideologie. Il decesso di Candido Avezzù, poliziotto veneto di 58 anni stroncato dal Covid, si riempie di tanti significati da non mistificare né sottovalutare.

Tra la paura del vaccino e “l’onnipotenza” sul virus

Candido Avezzù era “un no-vax convinto”. A confermarlo è Monica Valotto, l’ex compagna del poliziotto in un intervista del Corriere della Sera. “Mi diceva che era più forte del virus. Non credeva che il Covid fosse così pericoloso. Forse aveva sottovalutato il pericolo. Sul vaccino aveva mille perplessità, “temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava”, continua l’ex compagna, dalla quale Avezzù viveva separato dal 2020. Durante una trasferta di lavoro  il poliziotto sarebbe entrato in contatto con il virus. Dal 13 al 23 luglio, infatti, aveva lavorato al centro di accoglienza dei migranti di Taranto. Risultato positivo 5 giorni dopo il rientro, dopo i primi sintomi ha ricevuto una cura antibiotica, prima di entrare definitivamente in terapia intensiva dall’ospedale di Jesolo il 10 agosto.

Questo il messaggio, l’ultimo sulla sua pagina Facebook, che faceva notare la paura per il virus che si faceva sempre più aggressivo fino al 29 agosto, quando non ce l’ha più fatta.

L’hotspot per migranti al centro delle polemiche

Come dichiarato anche dall’ex compagna, presumibilmente Avezzù si è contagiato al centro di accoglienza dei migranti di Taranto che in quel momento ospitava 300 migranti, 33 dei quali positivi. Una situazione non nuova alle istituzioni, stando a quanto dichiarato dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP): “Sono state le pessime condizioni di lavoro a determinare probabilmente l’accaduto. Condizioni che il SAP denuncia da mesi alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e l’ultima missiva in ordine temporale porta la data del 6 agosto 2021. In quella lettera, il SAP – ricordano i portavoce – denunciava proprio le gravissime criticità riguardanti le condizioni sanitarie in cui operano i colleghi poliziotti nei vari centri accoglienza dislocati in tutto il territorio nazionale”.

“Il nostro dovere principale è quello di salvaguardare le giuste condizioni di lavoro dei colleghi poliziotti e sono mesi che cerchiamo in tutti i modi di spingere la ministra Lamorgese a prendere seri provvedimenti su dinamiche molto pericolose. E oggi siamo qui a piangere l’ennesimo collega che non ce l’ha fatta”, così Stefano Paoloni, segretario generale del sindacato. “Esprimiamo innanzitutto le nostre condoglianze ai familiari del poliziotto deceduto, ma al tempo stesso esprimiamo tutta la nostra rabbia, per dover assistere allibiti, all’immobilismo della Lamorgese. La ministra sa bene in quali condizioni lavorano tutti i nostri colleghi nell’opera di vigilanza dei migranti presso i centri di accoglienza e sa bene che i poliziotti sono costretti a gestire migranti che il più delle volte non sono stati sottoposti nemmeno ad un tampone.

Una denuncia a cui Giorgia Meloni ha fatto eco. Con un post su Facebook, la leader di Fratelli d’Italia da un lato si è soffermata sulle condizioni dell’hotspot di accoglienza, dall’altra non ha sottolineato le idee No Vax del poliziotto, che potrebbero essergli state fatali: a quanto pare, altri colleghi vaccinati, in servizio con lui a Taranto e forse entrati anche loro a contatto del Covid, non avrebbero sviluppato la malattia.

Idee No Vax e condizioni impossibili dei centri di accoglienza: due problemi da risolvere e non mistificare

Per questo, la morte di Candido Avezzù è stata causata molto probabilmente da due diverse problematiche che si sono intersecate tra loro in modo fatale: dalla sottovalutazione del virus (con annesso rifiuto del vaccino) alle condizioni di sovraffollamento dei centri di accoglienza per i migranti. Senza vaccino, il 58enne era andato in uno dei luoghi più a rischio in questo momento, dove le condizioni di salute dei migranti sono spesso precarie, soprattutto in luoghi come gli hotspot in cui non è semplice mantenere la situazione sotto controllo a livello epidemiologico.

I quasi 4 milioni di Over50 ancora scoperti dall’immunizzazione combinata con il sovraffollamento dei centri d’accoglienza: due questioni da affrontare nell’immediato da parte delle istituzioni, tra una campagna vaccinale da completare al meglio e una gestione più organica degli sbarchi e dello smistamento dei migranti.

Enrico Salvi

Laureato in Scienze Politiche presso l’"Università degli studi di Teramo" e laureando in “Media, comunicazione digitale e giornalismo” presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Redattore per "Qui Italia", "Thelastcorner.it" e "SuperNews", speaker radiofonico in entrambe le radio universitarie, è appassionato di sport, ma segue con interesse anche politica, economia e musica.

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