La musica, l’unica opera umana che riesce a eguagliare la bellezza della natura
Approfitto di questo mio spazio, per mollare un attimo, dedicarmi alle mie riflessioni di donna, staccare…
Nel pieno del mio attivismo di madre che lotta per suo figlio, come emerso su varie testate e come approfondirà il direttore in una prossima intervista, mi crogiolo e approfitto di questo mio spazio, per mollare un attimo, dedicarmi alle mie riflessioni di donna, staccare… Credo fermamente che la madre, la moglie, l'artista, l'attivista sociale, le subpersonalità quindi, traggano la forza necessaria ad agire nella società, da uno spazio interiore dove la donna si mescola con il divino, dove l'essenza della persona si alleggerisce al punto da riuscire a librarsi in spazi illimitati. E da li, via! Si emerge corroborati e pronti alla lotta. Questa premessa per rivendicare il fatto che l'argomento che sto per trattare, la musica, esula totalmente dalla mia attuale attività di portavoce di chi non ha ascolto. E comunque, restiamo ugualmente nell'ambito dell'ascoltare.
Arte sacra, l'ascoltare: se ascolti, non parli, se ascolti sei ricettivo e silenzioso, se ascolti veramente, entri nello stato di vacuità tipico della meditazione e… mi fermo, sto andando fuori tema. E comunque, ascoltare musica può essere una forma di meditazione. La musica è forse l'unica opera umana che riesce ad eguagliare la bellezza delle opere della natura. Una poesia può cercare di descriverla ma è impossibile racchiuderla in parole, mentre la parola cantata, trasportata dalla magia della musica, rasenta il Divino. Credo che nessuna opera pittorica possa competere con lo spettacolo che ci dona la natura. Nè una scultura. E se la danza può trovare alleanza ed egual bellezza nel vento in un campo di erba alta o un volo d'uccello, la musica supera forse qualunque creazione di madre terra. Si, nel creare la musica l'uomo ha eguagliato Dio.
Foto di Benny Marchese
Ora vorrei parlare del suono di uno strumento in particolare: la chitarra elettrica. Quella di Pat Metheny, di Santana e dei Pink Floyd. Lei, con le sue forme e le sue curve, a prescindere da chi la suoni, diventa simbolo erotico fortissimo. Chi la suona la possiede come fosse una donna e il suono che quest'amplesso racconta può essere di diverso tipo: dei tre sopracitati Pat siede sul trono del paradiso, lui è varco per i regni lucenti e sospinge l'anima verso la liberazione dai suoi vincoli terreni. La sua chitarra prima accarezza, poi provoca e titilla, poi ti lascia in attesa ad inondarti di desiderio e voluttuà ed infine si concede con generosità, come il più abile e raffinato degli amanti. E dopo averti portato al culmine del piacere, ti accompagna dolcemente nella discesa, per poi ricominciare!
Santana, come del resto Jimy Hendrix, è sesso puro, animalesco, tribale, atavico. La chitarra dei Pink Floyd, come del resto tutti i loro diversi suoni ed "ingredienti", ti trascina nel mezzo, tra il divino e il terreno, ingoblando entrambi, gettandoti in gole profonde e buie e lanciandoti su vette infuocate e innevate allo stesso tempo. Il loro suono riesce a possedermi tutta.
Bene, vi saluto, sono riuscita a distrarmi, e voi?