La Nazionale italiana di calcio agli Europei è al bivio: è vietato sbagliare
La lentezza nei passaggi degli azzurri crea un ingorgo ai nostri attaccanti che, al contrario, hanno bisogno di spazi
È l’ennesima volta tra le due mancate qualificazioni consecutive ai mondiali di calcio e gli europei vinti non per nostra bravura ma per i numerosi e ripetuti errori degli avversari che la frase d’ordine è: “non si può più sbagliare”. Eppure si continua a cadere in errore e si punta per esempio su Jorginho che, attraverso gli innumerevoli e ininfluenti scambi rallenta solo il gioco e non rientra nelle ripartenze avversarie lasciando il centrocampo sguarnito.
Insieme a lui c’è la posizione troppo avanzata di Barella che preclude sia i passaggi filtranti che gli spazi per i movimenti dei nostri attaccanti che così, in campo, segnano pochissimo. Ecco forse svelato il mistero dei cambi continui dei nostri “bomber” che in campionato sono idoli e in nazionale incomprensibilmente smunti.
Anche stasera, probabilmente, vedremo la stessa storia con Retegui che non avrà gli spazi necessari per attivare i dai e vai e le sponde giuste per trovarsi non di spalle ma di fronte alla porta avversaria. Speriamo che non abbia sempre alle costole Barella e Jorginho a togliergli gli spazi giusti ma siano invece pronti a servirlo in velocità. La lentezza nei passaggi crea un ingorgo ai nostri attaccanti che, al contrario, hanno bisogno di spazi. Se Barella e Jorginho continueranno a giocare troppo in alto, lasceranno buchi al centro del campo e l’Italia dovrà ritornare a casa anche questa volta.
Occorre non essere schiavi degli schemi dettati da Coverciano perché il mondo del calcio è cambiato e conta più mettere a frutto le qualità dei calciatori e far uscire fuori le loro potenzialità che attuare schemi di gioco buoni solo sulla carta.
Cosa succederà stasera? Speriamo che la Croazia commetta lo stesso errore nostro e utilizzi i suoi migliori giocatori nei sbagliati. Vedremo se Immobile e Scamacca, solo per fare due esempi, sono stati cambiati per mancato “rendimento” o per la scelta di diversi schemi di gioco. Qui non si tratta di decidere se è meglio questo o quel giocatore, ma di mettere in campo un insieme di uomini che possano rendere secondo le proprie qualità, pure a costo di sacrificare gli schemi.
Roberto Spaziani