Anche quest’anno è giunto il giorno dei desideri, quello in cui si mette da parte la ragione e si affida le proprie speranze a luci fortunate nel cielo. La notte di San Lorenzo, ovvero quella tra il 10 e l’11 agosto, è da tradizione il momento migliore per scollare gli occhi dal cellulare e rivolgerli in alto per ammirare uno spettacolo raro nel resto dell’anno, quello delle stelle cadenti.
In realtà quelle che osserviamo non sono vere e proprie stelle ma frammenti meteorici di polveri e roccia, chiamati Perseidi (dal nome dalla costellazione d’origine) che, arrivati nella nostra atmosfera, bruciano per attrito, lasciando la caratteristica scia visibile anche a occhio nudo.
Questi frammenti sono stati generati dalla disintegrazione di una cometa, la Swift-Tuttle, osservata per la prima volta nel 1862. Il fenomeno si verifica quando la Terra passa in prossimità dell’incrocio tra la sua orbita e quella della cometa in questione, “tuffandosi” così nella nube di polveri seminata da quest’ultima lungo il proprio percorso attorno al Sole.
Ma perché questo fenomeno astronomico è legato al giorno di San Lorenzo? Per comprendere la leggenda è necessario conoscere la storia del martirio del Santo, arso sopra una graticola. Le luci che vediamo nel cielo il 10 agosto, giorno in cui perì San Lorenzo, simboleggerebbero infatti i tizzoni ardenti che bruciarono il suo corpo.
In passato la notte del 10 agosto era la migliore per osservare le Perseidi, tuttavia nell’ultimo secolo la situazione è un po’ cambiata. I giorni precedenti e successivi al 10 agosto restano sempre quelli più propizi, ma la notte con più ‘stelle cadenti’ è diventata quella tra il 12 e il 13 agosto.
Quest’anno poi ci sarà un altro evento che permetterà di vedere ancor meglio il cielo stellato: l’11 agosto, infatti, ci sarà il novilunio e la luna resterà completamente in ombra, permettendo alle stelle di brillare ancora di più in un cielo poco illuminato.
I luoghi migliori dove assistere a questo fenomeno astronomico restano sempre quelli aperti e lontani dalle fonti luminose, possibilmente in montagna. E’ possibile anche immortalare le scie luminose in uno scatto ma per tentare l’impresa è bene disporre di una fotocamera capace di esposizioni relativamente lunghe. Le probabilità di successo dipendono da svariati fattori, come l’area di cielo inquadrata nella ripresa, la luminosità dell’obiettivo impiegato, la sensibilità ISO adottata.
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