La perla è la malattia della conchiglia, dal 6 giugno la mostra d’arte curata da Roberto Gramiccia
Dal 6 giugno all’11 luglio, alcuni dei migliori artisti della scena nazionale esporranno opere legate al tema della fragilità, alla Kou Gallery di Roma
S’intitola La perla è la malattia della conchiglia l’ultima mostra curata da Roberto Gramiccia e che sarà ospitata alla Kou Gallery di Roma (via della Barchetta 13). Dal 6 giugno all’11 luglio 2024 alcuni dei migliori artisti della scena nazionale (Giancarla Frare, Claudio Palmieri, Arcangelo, Pierluigi Isola, Alessandra Giovannoni, Salvatore Pulvirenti, Vincenzo Scolamiero) esporranno opere legate al tema della fragilità, alla forza dirompente della stessa: a quel concetto, così complesso e delicato, che è alla base della metafora della perla e la conchiglia.
Giancarla Frare, “Senza titolo”, china su carta
Partiamo dal titolo. La perla è la malattia della conchiglia, citazione di Karl Jaspers, fotografa il senso poetico e politico di una ricerca tanto artistica quanto esistenziale. La fragilità, tema a cui da anni dedichi studi, saggi, ricerche, è al centro di quest’ultima esposizione curata da te.
Più che da un’idea la mostra mi è stata suggerita da un’immagine. Quella di una perla che nasce dentro la conchiglia che le fa da incubatrice prima e poi da culla. Quella perla è il frutto di una malattia della conchiglia. Nasce dalla vulnerabilità di essa e non dalla sua forza. Una metafora impareggiabile che dovrebbe essere insegnata a scuola all’inizio dei corsi di storia.
Per spiegare ai ragazzi che la storia non la fanno solo i vincitori e gli eroi. Ma spesso la fanno i fragili, i subalterni, i percossi che ogni tanto si incazzano e fanno le rivoluzioni. Oppure, proprio a partire dalla propria fragilità, creano i capolavori d’arte che sopravvivono nel tempo, come pure le invenzioni tecniche che dalla ruota sono arrivate sino all’intelligenza artificiale.
Grandi artisti, “perle” accomunate da uno sguardo attento, delicato, per certi versi smarginato. Le coppie di opere proposte, inizialmente svincolate dalle suggestioni evocate dal titolo, tentano di tradurre in pittura quanto indagato con il pensiero. Che orizzonte ne emerge?
Emerge un orizzonte affascinate. Ciascun artista ha realizzato un’opera a tema (la perla e la conchiglia) e un’altra l’ha messa a disposizione fra quelle già realizzate che alludevano al tema della fragilità, dell’inquietudine, del caos. Ciascuno ha usato il suo stile. La sua magia. Non aspettatevi compitini quindi. Né illustrazioni. Aspettatevi opere d’arte. Cose che fanno vedere ciò che nell’osservazione corrente e quotidiana non appaiono.
Del resto questo è il compito dell’arte: far apparire la realtà così com’è e non come ci dicono, ci mostrano che sia. L’arte è sempre realista anche quando si pone agli antipodi della rappresentazione fedele. L’arte è realistica perché, se è vera arte, non può non occuparsi della realtà
Un tema così complesso, che si articola in rivoli di motivi sfumati, stratificati, si presta a un’indagine potenzialmente interminabile.
Attorno al tema della fragilità si può costruire un pensiero, una filosofia, un punto di vista sul mondo e sulla storia. E’quello che sto provando a fare io da alcuni decenni. Con risultati che non sta a me giudicare. Ma che, posso dire, ancora non sono pienamente raggiunti. Per fortuna, direi. Perchè così il viaggio può continuare.
Quanto è importante, oggi, ragionare ‘collettivamente’ attorno a questo tema, specialmente per chi si muove nel mondo dell’arte?
Capire che la fragilità da passiva e rassegnata, deve diventare attiva e ribelle è una questione di vita o di morte. Individualmente e ancor di più collettivamente. Ci si può forse rassegnare alla guerra? Alle pandemie? All’apocalisse? Non si può. O meglio si può anche farlo, mettendo a rischio, però, la sopravvivenza stessa del pianeta e, sicuramente, condannando l’arte a una rapida e irreversibile fine.
Ginevra Amadio