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La predicazione del Vangelo a tutte le creature

Dopo quaranta giorni dalla Pasqua, la Chiesa rivive nella liturgia domenicale il mistero dell’Ascensione di Gesù al cielo, ovvero il mistero dell’ultima apparizione del Risorto, nel corso della quale, per l’evangelista Marco (16, 15-20), gli Undici apostoli vengono investiti della loro missione universale, descrivendo nei particolari i segni che accompagneranno la parola dei predicatori. Nel brano che ascolteremo nella festa dell’Ascensione si parla della fede professata e del battesimo ricevuto nella chiesa, e anche dei carismi (doni) dei predicatori e dei fedeli. L’evangelista, poi, menziona rapidamente l’ascensione, poi mostra gli Undici all’opera, mentre suscitano la fede con la loro predicazione e i loro miracoli: è il “Signore” che, rivestito della sua vivificante potenza mediante l’ascensione e l’intronizzazione in cielo, “opera con” loro.

L’invio dei predicatori del Vangelo (v. 15)

Si passa bruscamente dallo sferzante rimprovero (“ed Egli rimproverò la loro incredulità e la loro durezza di cuore, perché non avevano creduto a coloro che lo avevano visto risuscitato” v. 14), alla missione universale (“Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo a tutta la creazione” v. 15). Gli apostoli devono lasciare Gerusalemme per andare incontro agli uomini “in tutto il mondo”. La missione suppone una partenza, l’uscita dal proprio paese o dal proprio ambito sociale o dal proprio ambiente mentale. Per gli apostoli, si trattava di uscire dal mondo giudaico per andare fino ai confini della terra, cioè per rivolgersi ai pagani, fossero essi geograficamente vicini o lontani.

“Predicate il Vangelo”: le parole appartengono al linguaggio missionario comune alla chiesa primitiva. Gli apostoli sono i propagatori della Buona novella (Vangelo), gli araldi del gioioso messaggio della salvezza. Avendo visto Gesù di nuovo vivente e trasfigurato, gli apostoli dovranno annunciare dappertutto questo evento centrale della storia umana e il suo significato per il mondo; avendolo visto innalzarsi al cielo, essi dovranno proclamare che questo Gesù ritornerà un giorno allo stesso modo in cui essi l’hanno visto andare in cielo. Il Vangelo è destinato ad ogni creatura: solo le creature umane possono del resto ascoltare la predicazione e rispondervi con la fede. Ma non è escluso che Marco, discepolo di Paolo, pensi anche all’influsso misterioso dell’opera del Salvatore su tutto il cosmo.

La fede, risposta al messaggio (v. 16)

“Chi crede e si fa battezzare sarà salvato”: la fede costituisce la risposta alla prima predicazione, ed è legata al battesimo, in un modo spesso esplicito, specie nei testi degli Atti degli Apostoli. Fede e accettazione del battesimo sono la conseguenza normale dell’ascolto del messaggio. Generato dall’annuncio, l’atto di adesione a Cristo mediante la fede è una condizione indispensabile per avere la salvezza.Tale fede è confessata pubblicamente nella recezione del battesimo, che ne è come il sigillo e che ottiene ai credenti, insieme con la remissione dei peccati, anche il dono dello Spirito, primizia o pegno della salvezza. “Ma chi non crede sarà condannato”: per l’evangelista Giovanni, il rifiuto di credere è il più grande dei peccati e che merita la condanna. E tuttavia gli innumerevoli uomini che, in buona fede, restano fuori dalla chiesa, non sono necessariamente condannati: essi potranno pur sempre venire salvati mediante la fede implicita e il battesimo di desiderio.

I segni (vv. 17-18)

Prima della sua morte, Gesù aveva compiuto numerosi miracoli ed esorcismi a sostegno della sua parola; ora Gesù promette che questi segni accompagneranno quelli che credono: “Nel mio nome essi cacceranno i demoni, parleranno in lingue nuove…! (v. 17).  Questi segni hanno il compito di confermare la parola degli Undici. I segni promessi ricevono luce nel libro degli Atti degli Apostoli: Paolo caccia gli spiriti malvagi, a Pentecoste gli Undici parlano in lingue straniere. Gesù aveva educato i discepoli più intimi ad usare i poteri della guarigione e dell’esorcismo. Adesso, essi manifesteranno con questi segni la potenza salvifica del Risorto e mostreranno così ai loro uditori che la loro parola merita fiducia. Questi segni sono diventati del tutto eccezionali a disposizione degli operai del Vangelo: ne è conseguito un vantaggio per i segni più spirituali: la pazienza, il coraggio e il disinteresse dei missionari, l’unità e la santità di una comunità.

L’Ascensione (v. 19)

“E il Signore Gesù, dopo aver loro parlato, fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio” (v. 19). Dopo aver dato l’avvio alla missione apostolica, Gesù ci viene presentato assunto in cielo per ricevervi quella “signoria” su tutti gli uomini. Questo mistero della glorificazione di Gesù nella sua umanità santa è espresso qui con l’immagine dell’assidersi alla destra di Dio, come recita il Salmo 110, 1. Facendolo risorgere dalla morte, Dio ha glorificato Gesù e lo ha rivestito della qualità di “Signore”: gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, cioè ha fatto risplendere la divinità sulla sua umanità glorificata, fondando così la sua sovranità universale.

La partenza per la missione (v. 20)

“Ed essi, partiti, predicarono dappertutto …”: senza accennare alla venuta dello Spirito e senza precisare donde gli apostoli partano, Marco ci mostra gli Undici che portano il messaggio in ogni luogo. La sua preoccupazione è quella di affermare che, nella loro attività missionaria, gli apostoli e dopo di essi la chiesa di tutti i tempi, possono contare sulla presenza, invisibile ma efficace, di Gesù vivente in cielo con tutta la sua potenza di “Signore” (Kyrios). Non soltanto il Signore Gesù conferma con i segni la parola degli evangelizzatori come aveva annunciato, ma congiunge la sua “energia” di Risorto con gli sforzi dei suoi umili messaggeri: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!”

Per merito dei suoi discepoli, la chiesa si è estesa attraverso il mondo ma è ancora lontane dall’averlo evangelizzato, e di conseguenza tale compito deve venire continuato. E il Signore ripete senza tregua alla chiesa che egli resta sempre accanto ad essa con la forza che proviene dalla sua glorificazione celeste affinché ovunque e sempre il Vangelo sia offerto agli uomini e il pegno della salvezza sia dato loro mediante la fede operante per la carità. Il mistero dell’Ascensione ricorda la presenza attiva di Cristo glorioso nella sua chiesa, e il bisogno che egli ha di noi per rivelarsi al mondo, come recitava un film degli anni cinquanta del secolo scorso: Dio ha bisogno delle donne e degli uomini!                       

Bibliografia consultata: Ternant, 1970.

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