Qualche giorno fa sul sito del Fatto Quotidiano è apparso un video con una scritta che sentenziava: “Mummie viventi all’Opera”, riguardava la “prima” di un’opera alla quale erano state invitate varie personalità della politica, dell’economia e dello spettacolo, tutti molto in là con l’età. Subito dopo, il video è stato postato sulla pagina facebook ufficiale della testata ed è comparso un profluvio di commenti degli utenti sulla bruttezza impresentabile della signora Silvana Pampanini, una delle ospiti della serata.
Ho provato a difendere l’attrice che ha nobilitato il cinema italiano per tanti anni con la sua avvenenza e bellezza. Quasi nessuno la ricordava per il suo bell’aspetto, forse nessuno la ricordava e basta. Qualche internauta, davanti alle mie parole di sostegno alla signora Pampanini, ha risposto che era “giusto e pietoso” commentarla in quel modo, poiché quando si invecchia si deve anche diventare saggi e non ridicole maschere grottesche che inseguono una giovinezza ormai perduta attraverso lifting e botox. Di fronte a cotanto “imperativo categorico”, ritengo che un po’ di condiscendenza verso le debolezze potremmo, e uso il condizionale, concedercela.
Mi domando, a parte il fatto che ad alcuni gli interventi di chirurgia plastica riescano meglio che ad altri, che colpa dovrebbe espiare la signora Pampanini? di aver perduto la propria bellezza? di non possedere la saggezza di un monaco tibetano nell’affrontare il tempo che passa?
Dovremmo fare come la divina Greta Garbo che a soli trentasei anni si ritirò dal cinema e dalla vita pubblica nascondendosi nel suo appartamento di Manhattan dietro a un cappello a larghe tese e occhialoni neri (salvo poi ricomparire nell’esilarante interpretazione di Vittorio Gassman nel film di Dino Risi: “ Il Mattatore”, nda)? o come la Contessa di Castiglione, una delle donne più belle e ammalianti della sua epoca, che sfidò l’avanzare del tempo coprendo tutti gli specchi della sua casa e velando il suo volto per celarlo persino a se stessa? Oppure come Goldie Hawn nel film di Robert Zemeckis: “ La Morte ti fa bella” bevendo pozioni magiche? o ancora facendo un patto col nostro diavolo, come nell’eterno mito faustiano?
A mio avviso, c’è una sorta di “legge del contrappasso della bellezza”. Mi spiego. Avete mai fatto caso che le donne non bellissime invecchiano meglio? Sì, le donne brutte, dichiariamolo, reagiscono meglio agli anni che passano rispetto a quelle belle. È un’altra di quelle “verità” che nessuno si sogna mai di dire pubblicamente, perché sembrerebbe una sorta di discriminazione nei confronti delle donne. Ebbene, a parte Jane Fonda, età dichiarata: 75 anni, strepitosa nel suo Versace giallo limone sul red carpet degli ultimi Oscar, questa è una massima che ha nella vita empirica le sue basi. Guardatevi attorno!
Un volto imperfetto non diventa più brutto con le rughe; un viso bello cambia e imbruttisce e tu lo noti, eccome se lo noti. Così come le donne magre invecchiano meglio perché, durante la menopausa, quando la bilancia è impietosa con tutte, sono pronte a recepire qualche chilo in più e voilà, ecco che quei 5-6 chili (se siamo state ascetiche e metodiche nella cura dell’alimentazione e della palestra, come dei maestri yoga, ci toccheranno solo quelli…) addolciscono la fisicità. Ma se, al contrario, siamo sempre state formose, addirittura giunoniche, eccoli lì che ci sbeffeggeranno dallo specchio e ci imbolsiremo come al solito nei punti sbagliati.
Così, a parte la chirurgia plastica ed estetica imperante oramai, volendo fare dei distinguo: Meryl Streep non era brutta da giovane, ma nemmeno poi tanto bella e sta invecchiando bene. Al contrario, una donna splendida come Jessica Lange (coetanea della Streep), presumibilmente ricorsa alla chirurgia in età matura, non ha trattenuto quelle qualità che ce l’hanno fatta ammirare. Poi ci sono le “irriducibili” della bellezza, una specie in via di estinzione, quelle quasi eternamente irresistibili, vedi alla voce: Virna Lisi, superba bellezza che ancora oggi conserva un fascino indiscutibile.
Casi rari, amici-che miei-e, basti pensare alla venere in miniatura: Brigitte Bardot, da tanti anni, troppi direi, le strade della vita segnano il suo volto. Orbene, un volto segnato non solo dipende da cospicui fattori, come quello ereditario, ma anche dallo stile di vita che abbiamo avuto e B.B. tra amanti, tentati suicidi, avventure, alcol e altro ancora potrebbe avere una cattedra universitaria sul tema.
Altra storia per la B.B. nostrana, ovvero Dori Ghezzi, anni: 66, splendida da giovane, altrettanto bella oggi, forse per lei vale il patto col diavolo, forse essersi ‘immolata’ per redimere un grande artista l’ha mantenuta splendida. In questo caso l’anima bella fa il volto bello e viceversa, un po’ come sostenevano nell’antichità, quando intendevano “bello” intendevano anche “buono” nel senso delle qualità morali e quindi non meramente estetiche.
Se poi pensiamo a chi della paura del tempo ne ha fatto un’ossessione trasformando in una mostruosità il proprio viso, va da sé che Nicole Kidman ne è l’emblema. Tanto meglio il talento e la “normalità” di Bette Midler, Barbara Streisand o la vecchiaia precoce di Diane Keaton, donna comunque interessantissima ad ogni età.
Dove se ne va tutta la nostra bellezza? Ad altre donne che la manterranno in custodia per qualche decennio e poi via ad altre ancora. La bellezza è democratica in questo senso. Invece, per tutte quelle donne “plastificate” e modificate chirurgicamente, lo ammetto, non ho tanta simpatia. La bellezza è anche un “talento” nel senso che o la si possiede oppure no, non la si può acquistare come un sacco di patate al supermercato.
Al riguardo, faccio un esempio che mi pare abbastanza calzante. Non ho potuto fare la ballerina di danza classica (è solo un esempio, nda) perché non avevo le phisique du role, ma non sono andata a comprarmelo. Lo so, sarebbe stato impossibile, ma il discorso è che ho dovuto accettarlo. Non sono alta un metro e ottanta e quindi devo accettarlo.
Ecco, io la penso così in merito ai cosiddetti “difetti” e alla bellezza. Si accettano, li si culla e li si ospita. E chi non lo fa, a mio avviso, ha perso in partenza. Purtroppo, sappiamo che ormai la bellezza è un business venduto al miglior offerente e che nessuna-o invecchia più, ci si plastifica, lo si preferisce.
Ma sappiate che comunque tutto quello che vi ho raccontato è opinabile, poiché anche l’esempio delle attrici di Hollywood che vi ho citato potrebbe essere confutabile, poiché sono tutte “create” per essere venerate. Basti ricordarsi che Marilyn Monroe, prima di essere la diva patinata che vediamo nei film, era stata sottoposta, già a quell’epoca, a ben due interventi di chirurgia plastica: naso e mento. E così molte altre. Diffidate sempre.
Per tutte noialtre, comuni mortali, c’è poco da aggiungere. Per le belle, o meglio: ex belle, resteranno le fotografie da esibire come un ritratto di Dorian Gray e per le brutte: abbiate pazienza, il meglio deve ancora venire.
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