La storia dei supporti per l’archiviazione dati si avvicina ad avere cento anni di vita, dagli inizi con le schede forate alle pennette usb e agli hard disk ssd sempre più capienti nonostante le dimensioni sempre inferiori. Oggi è facile anche fare in modo che questi supporti di archiviazione siano personalizzabili, come le pennette usb personalizzate del portale Duelle Promotion, dove è possibile gestire le proprie personalizzazioni anche sui supporti multimediali di archiviazione di massa.
La storia dei supporti di archiviazione dati inizia nei saloon del far west, quando i pianoforti automatici suonavano melodie pre registrate su schede perforate, anche se si parla di preistoria e supporti che solo alla lontana sono imparentate con gli attuali dispositivi di archiviazione di dati.
Il sistema delle schede perforate è stato il primo supporto di archiviazione anche con la nascita dell’informatica. Queste rudimentali schede venivano elaborate dagli enormi calcolatori elettromeccanici. Queste schede permettevano di salvare dati e non dover cominciare da capo il lavoro ogni volta, inoltre consentivano di eseguire primordiali programmi di esecuzione.
Dalle schede il passo fu breve passando ai nastri cartacei, evoluzione naturale delle schede ma più comodi. Il loro utilizzo crebbe con l’enorme mole di dati della seconda guerra mondiale dovuti alla decifrazione dei vari codici crittografici dei messaggi di marina e aviazione.
In poco tempo, il nastro cartaceo diventò nastro magnetico: un nastro di materiale plastico veniva ricoperto di ossido magnetico per consentire l’archiviazione di grandi quantità di dati su ogni bobina di nastro. Il nastro magnetico ha dato il grande vantaggio di velocizzare il processo di conservazione dei dati. Questo ha permesso una rivoluzione epocale sia per i video che per gli audio rivoluzionando il periodo degli anni ‘50 e ‘60.
Il primo disco rigido nasce proprio in questo periodo, precisamente nel1956. Inventato dalla IBM, la sua composizione era già come gli hard disk attuali. Il vantaggio rispetto ai nastri era di non dover avere un ordine di lettura consequenziale preciso ma di poter leggere i dati in qualsiasi ordine, un’altra rivoluzione nel campo dell’archiviazione dei dati.
Agli inizi del 1970 fecero la loro comparsa i primi floppy disk ma non come siamo abituati a vederli noi: le loro dimensioni erano infatti molto maggiori, quasi 24 centimetri di diametro. La loro struttura era quella dei floppy che conosciamo, di materiale plastico, con una parte interna di nastro magnetico. La tecnologia permise poi con il tempo di rimpicciolire questa tecnologia, aumentando la loro capienza.
Verso la metà del decennio successivo fecero la loro apparizione i primi CD Rom, un’evoluzione del nastro magnetico ideato dalla Sony e dalla Philips. Questa tecnologia venne implementata e migliorata molto negli anni successivi, fino a raggiungere capienze impensabili solo dieci anni prima.
La rivoluzione nei CD Rom arriva con i DVD, identici fisicamente ma molto diversi nei materiali. Questa tecnologia permise di immagazzinare dati fino a 4,7 gigabyte di memoria, pari alla capienza di quasi sette CD.
Negli anni 2000 nascono i dispositivi di archiviazione di massa plug and play, con memoria flash e interfaccia Universal Serial Bus: le pennette o chiavette USB. Il loro successo fu immediato grazie alle loro dimensioni compatte e la loro sempre crescente capacità di archiviazione.
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