“La scorta di Enrico. Berlinguer e i suoi uomini: una storia di popolo” è il nuovo libro di Luca Telese, celebre giornalista e conduttore televisivo. Nella sua opera, i protagonisti provengono da vie diverse per arrivare a una stessa destinazione: quella del Partito comunista italiano, incarnato nella figura di Enrico Berlinguer.
Come ha scritto Telese, nel racconto “non c’è apologia, e nemmeno agiografia. Solo un’asciutta e preziosa esattezza, in cui la normalità di quella classe dirigente, rispetto alla irresponsabile follia di quella presente, sembra davvero un bene rifugio”. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, Luca Telese ci ha illustrato la sua opera, partendo proprio dal paragone tra le due classi dirigenti: quella di cui faceva parte il leader del PCI, e quella attuale, sottolineando che rispetto a oggi “è cambiato tutto“.
“Nel ricostruire questa storia, prima di ogni cosa – ci spiega – mi ha stupito vedere quasi un motto convergente e parallelo. Berlinguer viene da una famiglia importante: il nonno cavallottiano e fondatore della Nuova Sardegna, il padre avvocato che difende gli antifascisti… E lui che compie questa scelta di vita che lo fa diventare, come dico nel sottotitolo, popolo. Sceglie di avvicinarsi e di cambiare la sua situazione sociale. Si impone una disciplina, cambia le sue abitudini di vita. E allo stesso modo, questi operai, artigiani, è come se assumessero qualcosa di Berlinguer: il suo stile, il suo modo… educano i figli come lui. Quindi c’è questo scambio tra le due parti, che diventano una famiglia allargata“.
Telese scrive anche che “quello emesso dalla scorta di Berlinguer non è il sospiro nostalgico per un passato che non tornerà mai. Ma è il seme di una storia che oggi può far nascere nuovi frutti con il suo esempio“. E infatti ci racconta che “la storia è sempre una lezione. Io stesso alcune cose le ho dimenticate, alcune non le sapevo e le ho dovute documentare e raccontare durante il lavoro di ricerca. E mi sono reso conto che se c’è uno spazio per una bella politica è ritornare a questi valori. Avere passione per le idee e non per le poltrone, fare delle scelte controcorrente, rischiare… In fondo il primo curriculum del giovane Enrico lo fa il commissario dell’ufficio politico di Sassari. Lo racconta bene: un ragazzo che vuole fare, che vuole cambiare e si ‘inserisce’ nella festa dei moti per il pane.
Mi piaceva molto questa storia. Perché lui che viene da una famiglia importante, con un padre che è stato anche socialista, fa questa scelta? Perché intravede l’opportunità per incidere nella storia. E il bello è che ci riuscirà, diventando un leader di statura non solo nazionale, ma anche mondiale, come racconto nel libro. La rottura con Mosca e la sfida con Breznev, la copertina di Time. Insomma, non è una piccola storia di un arruffapopolo. È la storia di un personaggio che diventò un punto di riferimento nel mondo, e forse oggi è anche studiato di più rispetto al passato. Questa è l’altra grande vittoria postuma di Berlinguer”.
Tornando all’attualità, ci chiediamo se la pandemia abbia contribuito a smascherare l’odierna irresponsabilità della politica. E il primo ovvio collegamento è quello con il cosiddetto “governo dei responsabili“. “È un trucco”, risponde Telese. “Prima o poi i nodi vengono al pettine. Prima o poi le scelte le devi prendere, belle o brutte, giuste o sbagliate, dolorose o confortanti che siano”. Un altro tema molto presente sul panorama politico e non solo è quello della libertà d’espressione. Nel nostro Paese si può effettivamente dire tutto? Anche in alcuni casi delle castronerie? “Sono convinto che in Italia ci sia la possibilità di informarsi“, dichiara Telese.
“Non tutto è gratis e scontato, non tutto è facile. Però questa possibilità c’è. Io trovo tutte le opinioni, da quella più radicale a quella più conservatrice, da quella più estrema a quella più moderata. Ho lottato, e pensavo fosse giusto ma perché era la mia idea, con un No Vax, il quale sosteneva che attraverso le antenne 5G e i vaccini ci avrebbero pilotato. Ma sono contento che persone come lui abbiano potuto esprimere le proprie idee e tuttavia avere cittadinanza. Sono contro qualunque forma di censura tranne che per il negazionismo sulla Shoah, che tra l’altro non censuro ma combatto con le idee. Lo dico sia per quando sono stato in ‘maggioranza’ o in ‘minoranza’. Io vivo di opinioni e voglio che ci siano tutte. Non ho nessuna paura a confrontarmi con un’opinione diversa dalla mia”.
Chiosa finale sul segretario di Botteghe Oscure: “La cosa che mi commuove è che in fondo quella di Berlinguer è stata una vita veramente controcorrente. Negli ultimi cinque anni dicevano che aveva perso le sue battaglie, che era indeciso, idealista. E invece poi alla fine ha avuto il più grande funerale di tutta la storia repubblicana, con un milione di persone in piazza. E quando accade questo vuol dire che tocchi delle corde profonde. Persino Giorgio Almirante, leader del Movimento Sociale Italiano, andò a mettersi in fila. Per cui dico, e questo lo dimostra, che ci può essere anche il massimo della diversità di opinione”.
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