Quindici tele che scandiscono e approfondiscono volti ed emozioni del mondo femminile. Si chiama “La vita delle donne” è la mostra personale di Cinzia Pellin, a cura di Alberto Dambruoso, che dal 1° al 13 aprile 2023 è stata presente al Museo Venanzo Crocetti di Roma.
Le donne, protagoniste assolute di questo mondo e certamente anche di questo nuovo progetto pittorico ed espositivo che raccontano se stesse, attraverso i propri e gli occhi altrui. Donne da mostrare, da raccontare. Donne che “hanno deciso di farcela, donne che hanno fatto della loro realizzazione un mantra, che hanno scelto di coltivare le loro passioni, i propri talenti e di svilupparli nel lavoro. Donne che, al di là degli stereotipi nei quali sono state incatenate per troppo tempo, hanno deciso di realizzare se stesse e hanno scelto di vivere al 100 %“.
Accompagnata da un catalogo con il testo del curatore oltre alle immagini delle opere, la mostra si arricchisce anche della proiezione di un documentario, girato nello studio dell’artista dal regista Michelangelo Pepe.
Un modo per approfondire il punto di vista dell’artista, restituendo all’osservatore la forza psicologica di ciascuna persona ritratta. Per mostrare la bellezza esteriore, ma anche e soprattutto, quella interiore.
“E’ un progetto per il quale ho iniziato a lavorare circa un anno fa” – dice al nostro giornale Cinzia Pellin – “Il tema è prettamente rivolto al mondo femminile. Mi sono focalizzata soprattutto sulle donne realizzate. Sulle donne che hanno fatto del loro talento, delle loro passioni, un vero e proprio lavoro. Donne che hanno deciso di vivere al 100%, superando gli stereotipi nei quali sono state incatenate a lungo”.
Uno sguardo solo e unicamente rivolto alla donna?
“Non ho trattato temi come la violenza e altri aspetti negativi della società, perché ho preferito soffermarmi sui punti di forza della donna stessa”.
Oggi è forte la necessità di parlare, far conoscere e raccontare, attraverso diverse modalità l’intero mondo femminile…
“Sì, lavoro su questo tema dall’inizio della mia carriera artistica. Volevo rispecchiare la mia identità nelle mie opere. Nelle donne che io dipingo, spesso posso anche ritrovarmi. Sono una sorta di autoritratti. Mi sono sempre concentrata sulla bellezza esteriore, lavorando sulla sensualità e sulla cura di se stesse. Utilizzando anche molto i primi piani, concentrandomi anche su volti noti del cinema. Da Anna Magnani a Marilyn Monroe. Ho ricercato volti conosciuti e forti, sinonimo di una realizzazione al femminile”.
Molte delle sue opere utilizzano un sapiente gioco di sperimentazione…
“La tecnica che prediligo è l’olio su tela, ma utilizzo anche l’olio su carta. Perché la carta è anche più accessibile, come costi e dimensioni. Compro la carta ad Amalfi, utilizzando matite e acquerello. Sono dunque tecniche miste, tendenti alla sperimentazione. Oltre a questo, ultimamente sto lavorando anche su un progetto diverso. Non soltanto dunque sui primi piani, per i quali sono conosciuta, ma su una nuova idea. Sto lavorando a un altro progetto, incentrato sull’idea di perdizione. Raffiguro tentatrici. Un progetto che utilizza anche un Cristo simbolico”.
Da dove ha tratto ispirazione per questo?
“E’ un periodo di disorientamento, siamo confusi. Siamo distratti dalle cose più importanti, dai valori. E’ colpa degli smartphone, dei social media, da tutti i messaggi che arrivano e ci allontanano da noi stessi”.
Come vede la figura della donna, in questa società liquida, oggi e nel prossimo futuro?
“Io credo che stiamo vincendo in tutti i settori. In Italia c’è anche un capo del governo donna. Io vedo una crescita, penso che la donna stia facendo vedere quello che vale, nonostante questa società. Dimostra di avere forza e capacità per poter fare grandi cose. Per essere inserita a pieno titolo in ruoli importanti. Abbiamo tanto da fare però, le donne sono ancora penalizzate. Ma capacità e forza non ci mancano”.
Cinzia Pellin, nata a Velletri, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma diplomandosi al corso di scenografia. In Olanda ha collaborato con la Van Loon Galleries a Vught, mentre in Belgio e nei Paesi Bassi ha lavorato per la Cafmeyer Gallery.
Tra le numerose esperienze nazionali ed internazionali, ha esposto insieme al maestro Berlingeri alla Moorehouse di Londra.
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