Se fosse vero che per vivere basta avere a disposizione l’energia necessaria, indipendentemente dal tipo di fonte, e che bisogna solo aumentarla per sostenere la prestazione sportiva, allora ci dovremmo chiedere perché Madre Natura si è presa la briga di creare tanta diversità. In fondo, basterebbero al massimo una decina di alimenti per risolvere il problema. Tanto l’importante è mettere combustibile in caldaia e più ce n’è, più la caldaia va.
E se ci chiedono: “E’ possibile che un rugbista mangi come un saltatore in alto oppure un centometrista come un ciclista?” Che cosa rispondiamo? Se la risposta è “sì, magari uno mangerà di più e l’altro un po’ di meno”, allora…
E’ evidente che molti sport, anche se non tutti, hanno differenze enormi fra loro sia nel gesto tecnico che nella preparazione tecnica e atletica. Il rugby, per rimanere negli esempi, è uno sport in cui, a parte le abilità specifiche, servono potenza e resistenza. Il salto in alto invece richiede esplosività allo stacco, leggerezza e capacità acrobatiche.
E soprattutto, ripetiamo, il tipo di allenamento è molto diverso fra le due discipline quindi non possono non esserci differenze sostanziali anche nell’alimentazione; e non è una faccenda solo di quantità.
Ma visto che ci siamo esageriamo e facciamo proprio i raffinati. Stesso sport, sport di squadra magari, ma ruoli diversi. Il calcio per esempio. Un portiere, che ha bisogno di esplosività e agilità, non dissimile se vogliamo dal saltatore in alto, va bene che a tavola mangi come il compagno che gioca sulla fascia e copre chilometri nell’arco dell’intera partita?
No, perché i due avranno per forza bisogno di nutrienti in parte diversi per supportare il differente tipo di lavoro che fanno in campo e di allenamento, anche se fanno lo stesso sport.
Un pilone di mischia fa un lavoro di spinta e potenza differente da un terza linea il cui compito è soprattutto quello di essere veloce con la palla ovale in mano. E così potremmo continuare a lungo con altri sport, ma il concetto direi che è chiaro.
L’alimentazione oltre ad essere supporto essenziale all’allenamento e alla prestazione è parte integrante dell’allenamento stesso e va gestita come tale. Nessun allenatore darebbe mai indicazioni di allenamento approssimative all’atleta lasciandolo in pratica libero di fare da sé, con le sole indicazioni su cosa non fare: sarebbe impensabile. Beh, l’alimentazione nello sport agonistico è (o dovrebbe essere) la stessa cosa. Va gestita con la stessa precisione, pur senza essere coercitiva ovviamente, supportando l’atleta nello specifico delle sue caratteristiche e della performance sportiva che deve sostenere.
Per ora fermiamoci qui perché il tema merita approfondimenti e ce ne occuperemo ancora.
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