L’Ambulatorio che vorrei, la rete solidale tra Quarticciolo, Centocelle e Villa Gordiani
L’esempio di Centocelle, Quarticciolo e Villa Gordiani: la raccolta fondi per un ambulatorio gratuito in favore di tutti. L’iniziativa supportata da Zerocalcare
Quarticciolo, Centocelle e Villa Gordiani sono alcuni dei quartieri “difficili” della periferia di Roma. Quartieri dove lo Stato entra con le divise della Polizia e se ne va sotto forma di servizi che vengono tagliati per “mancanza di fondi”. Nel cuore del Quarticciolo però, esiste una piccola stanza. Dentro ci sono dei ragazzi che mettono a disposizione il loro tempo e il loro impegno di professionisti per sostenere una popolazione che soffre l’abbandono delle Istituzioni. È “L’Ambulatorio che vorrei”
Nel bar dove ci fermiamo per un caffè vedo uno spaccato di uomini e donne che abitano il quartiere. Sguardi di diffidenza ma anche grandi sorrisi, siamo fuori posto ed è evidente ma non sembriamo un pericolo e anche questo è un bene.
Sono qui da qualche ora, è ormai sera. Ho contattato i ragazzi del Gruppo Ambulatorio Popolare Roma Est e ci siamo accordati per un orario post lavoro. Il posto dell’appuntamento è la Casa di Quartiere, il luogo che offre alla popolazione del Quarticciolo le uniche alternative alla strada. Il gruppo è sostenuto da una rete di associazioni che da sempre si occupano di offrire supporto alle persone dei quartieri Quarticciolo, Centocelle e Villa Giordani: Gruppo Appoggio Mutuo, Quarticciolo Ribelle e ASD Borgata Gordiani.
Mi viene incontro Marianna, insieme a lei c’è Francesco, un medico infettivologo.
Partiamo dalle domande di rito, raccontatemi da dove nasce questo progetto e perché
Il progetto nasce nel 2020, durante la pandemia. Nasce dall’unione di varie realtà territoriali del quadrante Est di Roma, Gruppo Appoggio Mutuo, Quarticciolo Ribelle e ASD Borgata Gordiani. Appena è scoppiata la pandemia si sono attivati per rispondere alle nuove esigenze dettate dal lockdown: pensiamo alla spesa alimentare o al reperimento e alla distribuzione di mascherine e gel disinfettante. Tra le varie questioni che sono emerse c’è stata quella di riflettere sul tema della salute e della cura, temi che chiaramente, sono stati amplificati dall’emergenza Covid. Sono emersi, qui in maniera molto più netta che altri quartieri, tutte le fragilità e i limiti del sistema sanitario.
Una riflessione che ha prodotto forme di organizzazione
Abbiamo provato a dare una risposta organizzata dal basso. Una delle prime iniziative che abbiamo messo in atto proprio durante l’emergenza è stata l’iniziativa del “tampone sospeso”. La logica era effettuare tamponi gratuiti in giro per le piazze, anche quando le misure si sono allentate e favorire il graduale ritorno alla normalità.
Abbiamo avuto una bella risposta sia come numero di persone che sono venute a farlo da noi per poterlo pagare a chi non avrebbe potuto, sia per il numero di infermieri e professionisti che hanno prestato il loro lavoro gratuitamente.
L’Ambulatorio che vorrei nasce perché manca una adeguata assistenza oppure ci sono troppe persone che non riescono ad accedere al sistema sanitario?
Beh, entrambe le cose. Innanzi tutto dobbiamo inserire il contesto in cui nasce il progetto, la Pandemia. In quel momento storico anche le persone che normalmente non hanno il polso dell’andamento del sistema sanitario si rendono conto che da anni si stanno togliendo dei pezzetti dal Sistema che al primo scossone, la pandemia appunto, crolla. Con questa consapevolezza si apre il vaso di Pandora, esiste un problema di costi per molte persone, esiste un problema di liste di attesa infinite che non permetterebbero una cura in tempi rapidi esiste un problema di orientamento. Abbiamo provato a creare gli strumenti per rispondere nell’immediato a queste esigenze ma poi anche per tornare al servizio sanitario e chiedere che queste risposte le diano loro. Non siamo qui a sostituirci al sistema.
Cosa significa che esiste un problema di orientamento?
Dietro al sistema sanitario esiste un sistema di burocrazia che spesso lascia le persone spaesate, affacciarsi a questo sistema burocratico non è semplice soprattutto se sei un migrante, se non si è in possesso di tutte le documentazioni perfette, se non si ha una residenza o un medico di base che può o sa districarsi in questa burocrazia e quindi fornisce indicazioni corrette. Oggi noi cerchiamo di fare questo, aiutare la famiglia di quartiere ma anche chi qui ci vive con tutte le declinazioni del caso.
Oggi avete in campo una raccolta fondi on line, sostenuta anche da Zerocalcare che vi ha dedicato una immagine, che sta avendo una grande risposta. Parliamo di farete con quei soldi
Il prossimo passo è aprire uno sportello di orientamento alla nutrizione e iniziare a svolgere le visite di medicina generale pensate per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e al rilascio di certificazione medica per attività sportiva non agonistica. Crediamo fermamente che lo sport, meglio ancora lo sport popolare sia alla base del benessere psicofisico di ciascun individuo.