Lanuvio, l’antica Lanuvium avvolta dal mistero di antichi culti
L’antica Lanuvium era un centro religioso antichissimo il cui tempio di Giunone, centro di culto, era meta di pellegrinaggi. Cicerone e Tito Livio ne tramandano la storia
“Alla pestilenza tenne dietro una carestia di frumento e – quando, nel corso dell’anno successivo, si diffuse la notizia delle due calamità abbattutesi su Roma – scoppiò una serie di guerre… si levarono all’improvviso come nemici i Lanuvini, che fino a quel momento avevano dato prove di assoluta fedeltà.”
Così uno dei riferimenti di Tito Livio all’antica città di Lanuvium, sulle cui rovine oggi sorge il centro di Lanuvio, la cui identificazione ha ricevuto un contributo dai riferimenti di Strabone e di Appiano. In realtà sulla fondazione di Lanuvium si distinguono due differenti teorie la prima delle quali, raccontata da Appiano, vuole la fondazione operata da Diomede, personaggio mitologico, protagonista della guerra di Troia e dell’Iliade, figlio di Tideo, re di Argo.
La seconda tradizione, invece, vorrebbe la fondazione attribuita a Lanoios, da cui il nome, il quale sembra fosse cittadino di Centuripe, centro della Sicilia che aveva rapporti con Lanuvium secondo quanto risultante da documenti archeologici, giunto in Sicilia in seguito alla guerra di Troia. Chiaramente si tratta di tradizioni e leggende che difficilmente potranno essere pienamente provate; sta di fatto che vi è incertezza tra le fonti antiche, che riporterebbero la fondazione della cittadina agli anni immediatamente successivi alla guerra di Troia, quindi al 1180-1170 a.C., e le testimonianze archeologiche i cui reperti più antichi risalgono agli inizi del IX secolo a.C.
Come ci tramanda Tito Livio nella sua storia di Roma, l’antica città latina di Lanuvium contrastò a lungo l’espansione di Roma; essa si oppose a Roma nella battaglia di Ariccia (l’antica Aricia) nel 504 a.C., fece parte della Lega Latina partecipando alla battaglia del lago Regillo nel 496 a.C., nel 383 fu alleata dei Volsci ed ebbe stretti rapporti con i Volsci di Anzio nei cui confronti cercò di correre in aiuto; nell’ultimo confronto tra Romani e Latini per la tutela dell’indipendenza di questi ultimi, nel 340-338 a.C. Nonostante la sconfitta, tuttavia, ottenne dai Romani i diritti di civitas sine suffragio mentre più tardi divenne municipium e venne ascritta alla tribù Mecia – nome di una gens plebea dalla quale trasse origini anche l’imperatore Marco Aurelio – oltre che essere stato centro di origine di altre gentes romane quali quella Annia, Papia e Roscia.
Cicerone riporta di come Lanuvio fosse un luogo ricco di molti edifici religiosi e tra questi spiccasse per dimensioni e importanza il tempio di Giunone Sospita (propizia) Lanuvina così chiamata per la pelle di capra con la quale era rivestita la sua statua.
Giunone Sospita di Lanuvium era conosciuta a Roma, in realtà, molto prima; Tito Livio, infatti, ci tramanda che “ai Lanuvini venne concessa la cittadinanza e furono lasciati i culti religiosi, a condizione però che il tempio e il bosco di Giunone diventassero patrimonio comune degli abitanti di Lanuvio e del popolo romano”; probabilmente quello della devozione a Giunone e l’importanza del suo centro religioso fu il motivo per cui i romani furono clementi con Lanuvio.
Durante la guerra civile romana, negli anni 87 e 86 a.C., si schierò con Silla e successivamente venne ridotta a colonia militare da Mario perdendo, così, la condizione che ne garantiva un notevole benessere anche economico. Grazie a Svetonio sappiamo che fu residenza di personaggi illustri dell’antica Roma come gli imperatori Augusto e Marco Aurelio o lo stesso Bruto che fu tra gli assassini di Giulio Cesare; diede, inoltre, i natali a due imperatori quali Antonino Pio e Commodo.
Edificato sull’acropoli della città sorgeva il grande tempio in stile tuscanico che era costituito da una serie di strutture monumentali, luogo di culto, di pellegrinaggio ma anche luogo in cui, sempre Livio ci racconta, si verificò un prodigio costituito da uno scroscio seguito da un pauroso rimbombo. Noi sappiamo che Giunone era venerata a Roma dove sorgeva un tempio, a lei dedicato, sull’Esquilino il primo marzo del 375 a.C., secondo Plinio, giorno in cui si celebravano anche i Matronalia, festività di origini arcaiche risalente ai tempi di Romolo.
Quasi distrutta dalle invasioni barbariche Lanuvio conserva le antiche vestigia di “città sacra” con i resti del complesso templare della dea Giunone; la città, comunque, aveva già iniziato il suo declino e la sua decadenza con l’avvento del cristianesimo che soppiantò la religione pagana, i suoi riti e gli stessi luoghi di culto.
Di grande interesse è la cosiddetta tomba del guerriero rinvenuta a Lanuvio, risalente al V secolo a.C. e scoperta nel 1934, all’interno della quale è stato ritrovato uno splendido corredo. Al momento della scoperta all’interno del sarcofago erano ancora visibili resti dello scheletro del defunto assieme a tutto un corredo che fa pensare ad un significato agonistico; erano presenti, infatti, alcuni alabastra in alabastro, piccoli vasi utilizzato nel mondo antico per la conservazione di unguenti, profumi o oli da massaggio; due strigili – lo strigile era un accessorio in metallo utilizzato per detergere il corpo dalla mistura di olio e polvere usata per pulirsi – assieme a una fiaschetta in pelle e bronzo; dei puntali di giavellotto; un disco in bronzo decorato che fa pensare ad un utilizzo cerimoniale piuttosto che pratico e che costituisce esempio unico in Italia di disco decorato con figure agonistiche. Al corredo si aggiungono, oltre ad altri accessori, i reperti notevoli dell’elmo lavorato e della corazza anatomica rifinita in maniera eccezionale.
È probabile che il defunto, dall’età approssimativa di 25 anni, rivestisse, all’interno della realtà di Lanuvio – benché la sepoltura al di fuori del centro abitato faccia pensare ad un estraneità dello stesso – un ruolo politico e militare di non facile definizione soprattutto dovuto alla eterogeneità di quanto rinvenuto nella tomba; da un lato emerge, infatti, una connotazione italica dell’armamento, dall’altro elementi etruschi con accenni ellenizzanti e dall’altro ancora il carattere latino del rituale di sepoltura che ha escluso un corredo funerario tipico lasciando, però, armi e attrezzi sportivi. Resta il mistero che avvolge quest’uomo di circa 2.500 anni fa che attribuisce a Lanuvio un ulteriore fascino legato al mondo antico dei nostri posti.