I lavoratori dell’azienda pubblica Roma TPL sono rimasti senza stipendio. Lei ha segnalato più volte l’accaduto, chiedendo all’azienda di uscire allo scoperto per rendere note le cause di questa criticità.
Roma Tpl non è una piccola azienduccia, è una società che gestisce oltre il 25% delle linee autobus della Capitale, praticamente tutte quelle delle periferie. I lavoratori non solo sono rimasti senza stipendio dopo giorni dalla data in cui avrebbero, per contratto, dovuto ricevere l’emolumento, ma ad oggi non è arrivata ancora la busta paga di novembre.
Una situazione vergognosa che non può essere taciuta, dal momento che tra autisti, personale ispettivo e ausiliari del traffico, la Tpl conta oltre 1900 lavoratori in tutta Roma. Se la TPL non è in grado di far fronte ai pagamenti salariali, esca allo scoperto una volta per tutte, adducendo i motivi delle difficoltà che ormai ogni mese ricadono sulle spalle di migliaia di lavoratori, già provati durante il servizio da innumerevoli difficoltà”.
Fa riferimento alle condizioni critiche di alcune linee periferiche?
Sì e le criticità sono molte. Dallo stato fatiscente dei mezzi – con il malfunzionamento di porte, avvisatori acustici di fermata e obliteratrici – fino alla ben nota pericolosità di alcune linee, con tanto di sassaiole che mettono a rischio quotidianamente l’incolumità degli autisti.
Non è l’unica battaglia che lei promuove sul fronte del lavoro questa. Un’altra categoria a rischio sono i lavoratori del comparto sanitario.
Dobbiamo, con ogni mezzo, riuscire a tutelare il personale degli enti del servizio sanitario regionale del Lazio, poiché gli episodi di violenza a danno degli operatori della salute sono un fenomeno in crescita esponenziale. I media riferiscono, a cadenza sempre più ravvicinata, questi casi, rendendo le strutture del nostro territorio delle vere e proprie trincee. Una situazione non più tollerabile.
Su questo tema lei ha presentato una proposta di legge.
È sorta la stringente necessità di redigere in Regione una proposta di legge, presentata la scorsa estate, che definisce le modalità attraverso le quali potranno venire tutelati i soggetti del personale sanitario vittima di violenza. Tanti i punti cardine, racchiusi in sei articoli, tra cui la previsione che gli enti del servizio sanitario regionale possano istituire una polizza assicurativa a favore del proprio personale. Ma non solo, verrebbe introdotto un programma triennale di interventi ad hoc con l’obiettivo, tra l’altro, di promuovere la figura dello psichiatra del lavoro.
Verrebbe individuato un codice di accesso nei pronto soccorso destinato a pazienti potenzialmente violenti e verrebbero attuate particolari misure di sicurezza all’interno delle strutture sanitarie. Si propone anche di puntare sulla formazione degli operatori della salute e sulla realizzazione di apposite campagne di comunicazione per sensibilizzare i cittadini”
Tornerebbe la polizia nei nosocomi?
Fondamentale sarà stipulare protocolli d’intesa finalizzati alla presenza delle forze di polizia all’interno delle strutture sanitarie, quantomeno per i pronto soccorso. Prevediamo una disposizione finanziaria, con fondi dedicati, per tutte le misure elencate.
Sul tema sanità, un altro tema su cui lei ha lavorato è stato quello della natalità e della famiglia. In che termini sarebbe possibile cambiare la situazione nel Lazio?
Senza figli non c’è futuro, non vi è domani. Questo il concetto semplice, ma fortissimo e assolutamente attuale da cui siamo partiti per presentare, proprio a partire dal Lazio, una proposta di legge a favore della natalità. E lo abbiamo fatto simbolicamente l’ultimo giorno della legislatura, proprio a testimonianza del fatto che, molto presto, l’argomento sarà al centro delle priorità programmatiche del centrodestra quando sarà al governo nella nostra regione.
In che cosa consiste in senso pratico?
In un intervento organico e multidisciplinare che superi la stratificazione normativa in materia e coinvolga enti locali, personale sanitario, scuole e associazionismo familiare, con misure mirate ad attuare politiche sanitarie di prevenzione della sterilità e di contrasto alle patologie dell’apparato riproduttivo, nonché interventi per la protezione della gravidanza, sostegno alla maternità e introduzione del ‘fattore famiglia’.
Perché è la genitorialità, fatta di madri e padri insieme, il vero e proprio cardine da cui deve ripartire il motore delle nascite. A fronte di una stagione politica che muore, in tutti i sensi, il centrodestra ha il dovere di contrastare l’inverno demografico che affligge il nostro tempo, con il rilancio di politiche attive che invertano una volta per tutte la rotta del declino.
Un’ultima domanda sulle prossime elezioni regionali. Il centrodestra ha il vento in poppa secondo i sondaggi ma ancora manca il candidato presidente.
Il Lazio avrà un presidente di Regione di centrodestra, a breve sapremo il nome. Siamo sicuri che i cittadini della nostra regione non vedono l’ora di voltare pagina e lasciarsi finalmente alle spalle dieci anni di era Zingaretti, un decennio che ha reso i nostri territori meno competitivi, con trasporti peggiorati, carenza di impianti e programmazione in materia di rifiuti e soprattutto con una sanità da bollino rosso.
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