Può sembrare prematuro pensarci ora, con il caldo settembrino che continua a farsi sentire, ma in realtà si avvicina il periodo dell’anno in cui è di nuovo possibile accendere i termosifoni, come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412 che approva il “Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia”.
Tale norma, frutto di un lungo processo che ha coinvolto enti locali e associazioni di categoria, fissa per l’appunto le limitazioni e i criteri di utilizzo degli impianti di riscaldamento in tutta Italia, dividendo il Paese in 6 zone climatiche in base alle caratteristiche climatiche medie, consentendo (come fa presupporre il buon senso) un uso anticipato e più lungo di questi apparecchi nelle zone più esposte al freddo. Ovvero, quelle che hanno il livello di “grado giorno” più basso, l’unità di misura che rappresenta la somma (estesa a tutti i giorni dell’anno) delle differenze tra temperatura media esterna agli edifici e temperatura interna, frutto anche questa di una convenzione.
Il decreto presidenziale si riferisce all’utilizzo degli impianti termici, definito “un impianto tecnologico destinato alla climatizzazione degli ambienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari o alla sola produzione centralizzata di acqua calda per gli stessi usi, comprendente i sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolazione e di controllo; sono quindi compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento, mentre non sono considerati impianti termici apparecchi quali stufe, caminetti, radiatori individuali, scaldacqua unifamiliari”.
Pertanto, chi vive in un condominio che, per legge, deve attendere novembre o oltre per attivare il riscaldamento ma avverte l’esigenza di un clima differente all’interno di casa deve provare a provvedere personalmente. Le soluzioni sul mercato sono varie e molteplici, e ad esempio sul sito di Iperceramica si possono scoprire tutti i modelli di termosifoni o di radiatori che possono essere installati liberamente in casa, così da risolvere il problema del freddo e assicurare un tepore piacevole in ogni momento dell’anno.
In assoluto, le sei aree individuate devono rispettare queste date e periodi:
A – I territori più caldi (alcune isole siciliane come Lampedusa), dove la temperatura gradi giorno non supera i 600 gradi. Sono in vigore le limitazioni maggiori, con accensione dal 1 dicembre al 15 marzo e un limite di 6 ore giornaliere.
B – Quasi tutto il Sud Italia (temperatura grado giorno tra 600 e 900), in cui è possibile accendere i riscaldamenti dal 1 dicembre al 31 marzo, per un massimo di 8 ore al giorno.
C – Il livello in questa fascia (che comprende varie località dello Stivale) va dai 900 ai 1400 gradi giorno; il periodo consentito è dal 15 novembre al 31 marzo e le ore giornaliere in cui possono stare accesi gli impianti salgono a 10.
D – Tra 1400 e 2100 gradi: si attivano i riscaldamenti il 1 novembre e si chiudono il 14 aprile, per un massimo di 12 ore al giorno.
E – Interessa diverse località del Nord e di zone montuose, con temperature gradi giorno tra 2100 e 3000: si parte già dal 15 ottobre ed è possibile usare gli impianti fino al 14 aprile, con un limite massimo di 14 ore.
F – La più fredda, oltre 3mila gradi di “escursione”, in cui l’accensione è consentita tutto l’anno, senza limite orario.
La nostra regione è suddivisa all’interno di tre fasce climatiche: le province di Rieti e di Viterbo rientrano nella zona E, e sono quindi le prime a poter avviare gli impianti fin dal 15 ottobre; la provincia di Roma e quella di Viterbo ricadono invece nella zona D, e devono pertanto attendere il 1 novembre; ancora più pazienza serve nel territorio di Latina, incluso nella fascia C, dove la partenza è fissata al 15 novembre.
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