Cronaca

Lazio misterioso: Lago di Paterno e il santuario galleggiante

La regione riserva sorprese e curiosità spesso inattese. Miti, leggende, misteri arricchiscono la storia che ha segnato queste terre sabine, in cui sono passati i popoli più diversi, dando origine a incredibili racconti di isole che galleggiano e spariscono, oracoli, sacrifici umani e collaborazioni demoniache.

Il Lago di Paterno, uno dei misteri della nostra regione

Il lago di Paterno si trova nella frazione Vasche del comune di Castel Sant’Angelo, in provincia di Rieti. Dal quale siamo a meno di 18 km, lungo la via Salaria in direzione di Antrodoco. Il lago prende il nome dalla frazione di Paterno, che si trova a 600 m s.l.m. e domina il laghetto dall’alto. Nei pressi si trova l’antica città di Cutilia, fondata dal popolo dei Pelasgi.  Unendosi con le popolazioni locali dettero vita alle prime popolazione italiche. Sostenevano di discendere dal dio Saturno.

Meglio specificare che sono del tutto refrattario a miti e leggende e anche fedi. Sono tematiche interessanti per indagare sull’animo umano e sulla storia dei popoli. Siccome sappiamo che il dio in questione era parto unicamente delle loro fantasie, dobbiamo dedurne che si raccontavano un mondo fantastico senza fondamento. Così funziona la mente umana. Quando non sa darsi spiegazioni razionali su eventi o fatti che riguardano quel che accade loro attorno, s’inventa divinità, mostri, magie, personaggi fantastici, che mettono in ordine ciò che appare ignoto o minaccioso. S’inventa una realtà a proprio uso e consumo.

Un fazzoletto d’acqua nato da un crollo improvviso del terreno

Nel parlare del Lazio Misterioso non vogliamo avallare credi, fantasie o immaginifiche spiegazioni, che appartengono ai popoli del passato come anche, in gran parte, a quelli del presente. Vogliamo scoprire angoli della attuale realtà popolare e storica di una delle regioni più abitate e al tempo stesso più sconosciute ai suoi stessi abitanti. Non vi stiamo indicando, in questo caso un luogo dove è possibile trasferirsi. Crediamo che il borgo non ne abbia le caratteristiche essenziali, tuttavia è un luogo ameno, da riscoprire, dove passare un week end, questo si.

Il Lago di Paterno è un fazzoletto d’acqua, un bacino di origine carsica, originato da uno sprofondamento del terreno, sinkhole, dicono gli inglesi, anzi è uno dei casi  più esemplari di questo genere. Marco Terenzio Varrone (storico reatino che visse prima della nascita di Cristo) lo definì “ombelico d’Italia” ma ai tempi nostri il centro d’Italia non è più questo, s’è spostato di qualche chilometro.

Lo specchio d’acqua ha forma ellittica e dimensioni contenute, 150×190 metri, con un diametro di 204 metri, ed è molto profondo, quasi 54 metri, come un palazzo di 18 piani. È alimentato da una sorgente d’acqua sotterranea. L’acqua defluisce tramite fenditure nella roccia calcarea. La temperatura sul fondo è di 6 °C, quasi costante nel corso dell’anno. Quella in superficie è solitamente più calda in base alla stagione.

Una grande piscina a disposizione di tre Imperatori romani

Accanto al lago si trova un altro laghetto e un altro ancora, più piccoli, sempre di origini carsiche: il lago di Mezzo e il lago Piccolo, anche noto come Pozzo di Burino. Il lago è adatto alla balneazione, alla pesca e alle immersioni subacquee. Tuttavia non si vede nulla, l’acqua è molto torbida e sul fondale piena di reti, funi, oggetti perduti, rifiuti nei quali è facile restare impigliati. Quindi è meglio evitare di andare a vedere.  Le sponde sono caratterizzate da un lato da boschi e canneti, dall’altro lato del lago, vicino all’abitato di Vasche è organizzato con una spiaggetta erbosa e sassosa, dove molti si fermano a prendere il sole, con qualche salice a fare ombra, un paio di ombrelloni con sdraio e borse da picnic e giochi da esterno per bambini.

È pescoso: carpe, persici, lucci e tinche anche di notevole peso, vengono a volte pescate dai più fortunati. D’estate sulle sue rive abbondando i bagnanti. In fondo è come una enorme piscina. Uno specchio d’acqua di un verde profondo, circondato da colline e orlato quasi completamente da boschetti, vegetazione e canneti. D’inverno è abitato da germani reali, anatre e gallinelle. Il Lago di Paterno è dominato dai pittoreschi ruderi della Villa di Tito (o di Vespasiano).

Questa appare come una grandiosa costruzione di cui rimangono alcune arcate, ben inserite nel contesto paesaggistico. La famiglia Flavia era originaria di questi luoghi e ha dato a Roma tre imperatori: Vespasiano (69-79), Tito (79-81) e Domiziano (81-96). Ai primi due si deve la costruzione del Colosseo.

Da qui nasce il Peschiera che toglie la sete ai romani

Siamo nella Piana di San Vittorino, attraversata dal fiume Velino e dalla strada statale Salaria. La piana di San Vittorino è un territorio molto ricco d’acqua e di fenomeni carsici: ci sono anche le Sorgenti del Peschiera, le più ricche di tutto l’Appennino, che alimentano l’omonimo acquedotto di Roma. Le piogge che cadono in Abruzzo arrivano fin qui filtrate dalle rocce e portandosi dietro preziosi minerali. Il lago sotterraneo della sorgente assomiglia alla Grotta Azzurra di Capri, brilla di un blu cobalto luminoso e di una limpidezza invitante. Ovviamente l’accesso è interdetto per ragioni di sicurezza.  In zona ci sono anche sorgenti di acqua sulfurea, sin dall’antichità impiegate a scopo curativo, le Terme di Cotilia.

Una chiesa sta sprofondando nel terreno e il pavimento è ricoperto d’acqua

Tuttavia questo è un luogo non troppo conosciuto, è al di fuori dei classici percorsi turistici ma davvero incantevole. Percorrendo la Salaria in direzione est, poco prima di arrivare alle Terme di Cotilia, è ben visibile la sorgente naturale di acqua solfurea di un color azzurro brillante, incredibile. Queste terme erano note ai romani per le acque medicamentose ed erano frequentate da poeti, storiografi e nobili dell’Impero. Un vero peccato che certe strutture termali oggi siano assai poco valorizzate. Nei pressi ci sono anche i ruderi della Chiesa di Santa Maria in Vittorino. Il tetto è crollato e anche le mura sono cadenti. Tutta la costruzione sprofonda nel terreno e l’acqua ha invaso il pavimento.

Comunque una volta arrivati all’abitato di Vasche vedrete il lago e anche la salita che porta a Paterno, dopo la piccola chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. Non è facile trovare parcheggio, specie se è un week end. Forse è meglio parcheggiare accanto alla chiesetta e procedere a piedi. Male non fa. Se vorrete andare al lago, ed è la buona stagione, fate attenzione ai bambini. Sembra un a piscina ma le sue coste sono scoscese e scivolose e il lago è traditore. Negli immediati paraggi del lago non ci sono ristoranti o bar, quindi portate con voi acqua e qualche spuntino. Oppure, prima di arrivare al Lago di Paterno fermatevi alle Terme di Cotilia, dove ci sono chioschi che vendono panini, porchetta, formaggi.

L’isola galleggiante venne scelta coma sede dell’Oracolo

Nell’antichità il Lago era inaccessibile poiché consacrato alla dea Vacuna. Il valore religioso attribuitogli era dovuto al verificarsi di fenomeni considerati misteriosi. Forse i Pelasgi devono aver assistito allo sprofondamento del lago e aver dato origine al mito di una vicinanza con i poteri divini. Gli autori latini inoltre riferiscono che nel mezzo del lago si ergeva un’isola galleggiante, che era ancora visibile ad inizio Ottocento e oggi scomparsa. Era fatta di canne, sterpi, coperta da una folta vegetazione, e si spostava frequentemente, scomparendo e riapparendo, era quella che ritenevano fosse il ventre della dea. Si dice che sull’isoletta galleggiante si offrissero sacrifici umani.

Si decapitava la vittima e la testa finiva in fondo al lago mentre il corpo veniva bruciato. Offrire alla divinità vittime umane ma anche animali, vegetali, raccolti era una maniera per ingraziarsi i favori di chi domina la natura e sperare in raccolti sempre migliori. Tutto questo durò per anni finché Ercole, transitando per Cotilia, nel giorno di un sacrificio, rimase inorridito per tanta crudeltà e spiegò agli abitanti che le sacre parole scritte sull’altare non richiedevano l’uccisione di un uomo, che da allora fu sostituito da simulacri in cera.

Ercole nei tempi antichi era un po’ come Garibaldi. Girava il mondo e dormiva dappertutto. Era l’eroe buono che tutti dovevano imitare. Ci fosse stata la televisione avrebbe certamente condotto un programma di successo. Ovviamente sono tutte fantasie, miti, leggende. Quel che è vero è che questo era un luogo in cui si veniva a porre domande ad un oracolo.

L’oracolo aveva consigliato i Pelasgi di migrare e loro lo ricrearono sull’isola galleggiante

L’oracolo era un essere o un ente considerato fonte di saggi consigli o di profezie, un’autorità infallibile, solitamente di natura spirituale. I grandi templi oracolari dell’antichità erano soprattutto greci. Nella civiltà ellenica il più noto era la Sibilla Delfica, o più esattamente la Pizia del tempio del dio Apollo a Delfi, da cui deriva l’oracolo di Delfi. Oltre a questo si ricordano quelli di Zeus a Dodona e Olimpia.

L’uomo ha sempre cercato risposte ai propri dubbi, specie sull’avvenire, invocando una divinità e un luogo in cui fosse possibile incontrarla. Oggi si fa lo stesso coi santi, con le carte, coi tarocchi, con le fattucchiere della tv. Ma allora c’erano i medium con gi dei: gli Oracoli!

Ci racconta Dionigi di Alicarnasso (60 a.C. – 7 a.C) che Apollo in Dodona, città dell’Epiro, avvisò i Pelasgi di “cercare una terra, quella dei Siculi e degli Aborigeni di Cutilia, dove si muove un’isola…” Proprio accanto all’isola galleggiante avrebbero trovato pace e prosperità.   Così lasciarono la Grecia settentrionale per andare in quella penisola che ancora non era l’Italia.

Come si vede l’uomo ha sempre migrato, da un luogo a un altro, cercando condizioni più favorevoli. Nessuno può vantare diritti sui territori, perché i popoli li hanno attraversati e vissuti, li hanno conquistati e abbandonati, a seconda delle condizioni storiche e climatiche che hanno incontrato nella loro esistenza. Non esiste “casa mia”, è la Terra la casa di tutti i popoli. Quando l’umanità arriverà a capirlo sarà giunta al punto massimo dell’evoluzione.

Riti esoterici sono stati propiziati in questi luoghi anche in epoche più recenti

In epoca pre-romana, quindi, l’isola galleggiante ospitava un oracolo. Le cronache antiche parlano di una sacerdotessa, che si trasformava in serpente (se non c’è la magia non vale).  Si immagini il fascino che doveva avere il luogo, immerso in un paesaggio selvaggio e solitario, dominato da orridi e rupi spaventose, con la foschia dell’alba che avvolge i boschi. Inoltre, per essere raggiunto costringeva a viaggi lunghi e pericolosi. Chi vi si recava doveva rispondere a dei quesiti che dovevano dimostrarne le qualità morali e spirituali. Se non lo meritavano, l’oracolo non rispondeva. Avevano fatto un viaggio inutile.

Quest’oracolo fu un punto di riferimento spirituale importantissimo per tutte le popolazioni della regione sabina e dell’area velina in particolare. La Dea Vacuna, protettrice delle stesse sorgenti, ritenute miracolose, che alimentavano il lago, incarnava, con la Dea Feronia, i culti primitivi legati alla madre-terra e alla fertilità, e presso i bellicosi sabini era conosciuta anche come la Dea Vittoria, e cioè come la metafora religiosa della loro supremazia politica.

Queste leggende hanno avuto un’enorme influenza sulle popolazioni che si sono succedute nelle epoche medievali e rinascimentali. Non molto tempo fa sul fondo del lago è stata ritrovata una pietra datata 1520, con incisi nomi di personaggi famosi del passato di Spoleto. Ciò confermerebbe che qualche specie di rito esoterico effettivamente era stato propiziato in questi luoghi anche di seguito all’epoca romana.

L’area è ricca di riferimenti religiosi ed esoterici, una meta da non trascurare

Tutto il comprensorio della Val Velina offre mete di sicuro fascino per chi ama il mistero le apparizioni, i segni divini e demoniaci. Se ci leggesse Roberto Giacobbo potrebbe girarci una puntata del suo programma, dove promette sempre di svelare misteri fantasmagorici per poi alla fine smentire tutto quello che ci aveva promesso. Misteri non ce ne sono. Quelli che ci sono è perché ancora non siamo riusciti a spiegarli. Spesso i misteri li creiamo noi.

Nel grazioso borgo medievale di Castel Sant’Angelo, c’è un altro interessante laghetto carsico di Canetra, nell’omonima frazione, mentre presso Antrodoco sorge una splendida chiesa romanica detta di Santa Maria Extra Moenia, lungo la Salaria, nei pressi della ferrovia. Non lontano da questa, c’è il santuario seicentesco della Madonna delle Grotte, in cui, secondo la tradizione, apparve la Vergine.  Continuando invece sempre sulla Salaria, verso Posta, si possono ammirare numerosi tagli nella roccia, tra cui il cosiddetto Masso dell’Orso e le Vene Rosse, che una lugubre leggenda vuole realizzate, in una sola notte, nel XIV secolo, dall’eretico Cecco d’Ascoli con l’ausilio del Demonio.

Come si vede i personaggi ci sono tutti, nei loro abiti originali o per trasposizione. Dalle divinità pagane a quelle cristiane. Santi, angeli e demoni. Pizie, Imperatori, fenomeni fisici e geologici. Per gli appassionati la data giusta potrebbe essere tra il 31 ottobre (Festa di Halloween, derivata dal Culto dei morti di probabili sette sataniche) e il 2 novembre, Festa dei defunti.

Foto dalla pagina di Castel Sant’Angelo

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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