Salute e Benessere

Lazio, oltre 53 mila persone con Epatite C: i dati del progetto Hand

Ha fatto tappa a Roma la quinta edizione di “Hand” (Hepatitis in Addiction Network Delivery), il progetto promosso dal provider Letscom E3, con il contributo di AbbVie. Un progetto nato con l’obiettivo di anticipare la fase di screening dell’epatite C (Hcv) nella popolazione che fa uso di stupefacenti e in tutta l’utenza a rischio Ser.D.

La quarta tappa del progetto Hand 2023 ha visto la partecipazione di oltre 60 tra medici chirurghi, psicologi, farmacisti, biologi, infermieri, educatori professionali, assistenti sanitari e tecnici della riabilitazione psichiatrica che hanno preso parte al corso di formazione dal titolo ‘Applicazione del programma di screening nazionale per l’eliminazione dell’Hcv nei Serd e nelle carceri della Regione Lazio’.

Epatite C: i numeri del Lazio

Nel corso dei lavori è stato sottolineato come nel Lazio siano presenti circa 53.300 pazienti con infezione cronica da Hcv attiva ancora non trattati con terapia antivirale, di cui circa 35.800 con infezione cronica ancora da diagnosticare e potenzialmente asintomatici. Sono invece 17.500 le persone in uno stadio di fibrosi avanzata, sintomatici ma che ancora non hanno eradicato la patologia.

Diventa dunque indispensabile, secondo gli esperti, favorire un‘anticipazione diagnostica attraverso un percorso di screening organizzato e una tempestiva presa in carico delle persone positive per l’avvio di un adeguato trattamento, il cosiddetto ‘linkage to care‘.

Nel Lazio operano 40 Ser.D., articolati su 53 sedi, dove 43 sono territoriali e dieci carcerarie. Nel 2021 le persone utenti dei Ser.D. sono state circa 11.000, circa il 60% delle quali in fascia target per età.

Gli istituti carcerari ospitano la maggior parte delle persone con Epatite C

Per quanto riguarda le carceri, nei 14 istituti penitenziari complessivamente presenti sul territorio regionale, di differente tipologia, nel 2021 si sono registrati 5.644 detenuti, un numero pari al 10% delle presenze nazionali, circa il 40% dei quali in fascia target per età.

Responsabili scientifici del convegno romano, il Direttore Uoc Malattie Infettive Epatologia, Dipartimento Poit, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ – Irccs, Gianpiero D’Offizi, e il Direttore del Dipartimento Tutela delle Fragilità – Asl Roma 2, Claudio Leonardi.

D’Offizi ha incentrato il proprio intervento sullo stato dell’arte dell‘applicazione del programma di screening per l’eliminazione del virus dell’epatite C in Regione Lazio, in particolare nei Ser.D. e nelle carceri, accendendo i riflettori sui programmi da attuare proprio nelle carceri per l’arruolamento dei pazienti e per far emergere il sommerso.

«La strategia migliore» ha puntualizzato «è la semplificazione, che consiste nell’identificare il soggetto Hcv positivo per poi avviarlo in un percorso di presa in carico presso un centro clinico della Regione e iniziare quanto prima un trattamento contro l’epatite C. Questo è molto importante, perché trattare subito un paziente Hcv positivo significa innanzitutto poter eliminare il ‘burden’ virale, ovvero la carica di virus presente, e quindi eliminare anche la possibilità di contagio di altre persone, di altre fasce di popolazione».

«Ma nello stesso tempo» ha continuato «significa anche poter prevenire l’evoluzione, il peggioramento della malattia da Hcv, perché i pazienti che non sono consapevoli di avere questa infezione possono progredire nel tempo e avere quadri franchi di cirrosi o addirittura essere pazienti che arrivano anche al trapianto di fegato».

Screening Epatite, lo stanziamento della Regione Lazio

Ai fini dello screening Hcv per la Regione Lazio, su proposta del ministero della Salute sono stati stanziati 8.148.378 euro

Claudio Leonardi si è soffermato sulle due maggiori criticità riscontrate nella Regione Lazio per dare piena attuazione proprio al piano di screening per malattia da Hcv.

«La prima» ha affermato Leonardi «è legata all’annosa e perenne carenza di personale, che ci impedisce di poter attuare le procedure di screening precoce nella maniera migliore possibile. La seconda è determinata dal fatto che le lungaggini burocratiche hanno fatto sì che l’acquisizione del materiale necessario per attuare correttamente questo screening sia avvenuta un po’ in ritardo. In questo periodo stiamo però recuperando».

A scattare una fotografia delle carceri italiane il Direttore Uoc Medicina Protetta/Malattie Infettive dell’Ospedale Belcolle-Asl Viterbo, Giulio Starnini. «Gli istituti penitenziari del nostro Paese- ha detto- hanno moltissimi problemi e tra questi vi sono quelli legati alla malattia infettiva. È una costante nel tempo, esiste da decenni. L’abbiamo affrontata ma non l’abbiamo risolta, perché quella carceraria non è una popolazione stabile, cambia continuamente, si rinnova di circa un terzo ogni anno. Tra le problematiche più importanti c’è, ovviamente, quella relativa alle epatiti, in particolare l’Hcv».

Per questo motivo» ha affermato «lo Stato e le regioni hanno individuato questo ‘setting’ di persone, che riconosce una prevalenza dieci volte superiore a quella della popolazione generale. Si sta lavorando in tutte le regioni proprio attraverso l‘offerta dello screening gratuito».

Redazione

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