La sanità del Lazio si trova ad affrontare un fenomeno che mette in evidenza criticità strutturali e organizzative: la cosiddetta “mobilità sanitaria passiva”, che vede numerosi pazienti costretti a spostarsi verso altre regioni per ricevere cure, soprattutto in ambito ortopedico. Ogni anno, migliaia di persone decidono di sottoporsi a interventi chirurgici fuori dai confini regionali, generando costi rilevanti per la sanità del Lazio e disagi per i pazienti e le loro famiglie.
I dati emersi segnalano che le persone che necessitano di operazioni ortopediche – in particolare quelle legate a patologie degenerative come protesi al ginocchio e all’anca – si dirigono spesso verso strutture sanitarie di altre regioni, soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto. Queste aree del Nord Italia offrono una maggiore disponibilità di posti letto, attrezzature avanzate e una più rapida gestione delle liste di attesa rispetto al Lazio.
Secondo recenti analisi, il Lazio si ritrova con un sistema sanitario pubblico sovraccarico, in cui l’accesso a trattamenti chirurgici ortopedici di routine può diventare un processo lungo e stressante per i pazienti. Le liste di attesa per interventi come quelli al ginocchio o all’anca, essenziali per garantire una qualità di vita accettabile, possono estendersi fino a molti mesi, rendendo necessaria la ricerca di alternative. Tra le patologie curate nel Lazio figurano i tumori di utero o ovaie e malattie degenerative del sistema nervoso.
Il fenomeno della mobilità sanitaria passiva genera un impatto economico considerevole. Ogni paziente che si sposta dal Lazio per cure ortopediche in altre regioni comporta per il sistema sanitario regionale una spesa, poiché i fondi destinati al trattamento del paziente devono essere trasferiti alla regione ospitante. Alla base di questa migrazione sanitaria ci sono problematiche legate alla gestione del sistema sanitario laziale: dalla carenza di personale medico e infermieristico alla disponibilità limitata di sale operatorie, fino alle attrezzature datate in alcuni ospedali della regione. Questi fattori si traducono in liste d’attesa lunghe e in una qualità percepita del servizio che non risponde alle esigenze dei cittadini.
Secondo esperti del settore, il Lazio sconta un’inefficienza nella gestione delle risorse e una distribuzione ineguale delle strutture specializzate, che risultano concentrate soprattutto nelle aree metropolitane e non coprono in modo adeguato le esigenze delle zone più periferiche.
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