Ogni giorno, sempre più, si legge di aggressioni ai danni delle forze dell'ordine e, sempre più, di agenti che restano gravemente feriti se non addirittura uccisi eppure gli appartenenti a carabinieri, polizia, ecc. restano in balìa di un mare in tempesta in cui ad avere la peggio sono sempre gli stessi. Dai treni in cui continuamente extracomunitari aggrediscono brutalmente il personale viaggiante e gli agenti di polizia intervenuti; agli arresti di spacciatori, italiani e stranieri, durante i quali gli agenti vengono accerchiati per essere costretti a non eseguire gli arresti; ai controlli di routine nelle strade cittadine. Tutti esempi in cui gli appartenenti alle forze dell'ordine, spesso, sono costretti a difendersi alla meno peggio, forse meglio dire alla peggio, per uscirne soccombenti con giorni e giorni di prognosi, quando va bene, mentre gli aggressori continuano a circolare imperterriti e sfacciatamente liberi per un motivo o per l'altro.
Eppure la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo recita che Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona; in questi casi, però, coloro che sono chiamati a garantire la nostra sicurezza, a causa di un sistema perverso che si è innescato, si ritrovano a mettere in pericolo la loro sicurezza e la loro vita al di là di quello che è il normale limite connesso al loro lavoro.
Gustav Jung sosteneva che "Ognuno desidera che la vita sia semplice, sicura e senza ostacoli; ecco perché i problemi sono tabù. L’uomo vuole certezze e non dubbi, risultati e non esperienze, senza accorgersi che le certezze non possono provenire che dai dubbi e i risultati dalle esperienze" e noi di esperienze (negative) e dubbi ne abbiamo, ormai, collezionato abbastanza per poter pensare, finalmente, ad assicurarci certezze e risultati; e se da un lato non si può essere d'accordo con Fromm quando sosteneva che "Il compito a cui dobbiamo lavorare, non è di arrivare alla sicurezza, ma di arrivare a tollerare l’insicurezza" dall'altro è necessario, ora più che mai, sposare la tesi di Benjamin Disraeli secondo il quale "Il potere ha solo un dovere: assicurare la sicurezza sociale alla gente."
Stiamo vivendo un periodo di grande incertezza sociale che, inevitabilmente, si riflette sull'equilibrio dei comportamenti all'interno dell'ambiente in cui viviamo; tutto sembra essere messo in discussione, leggi, istituzioni, regole del vivere civile e, in tutto ciò, anche la sicurezza dei cittadini e, cosa ancor più grave, quella di quegli stessi soggetti che dovrebbero esserne i tutori. Spinoza era convinto che la migliore costituzione per qualsivoglia potere, si comprende facilmente a partire dal fine dello stato civile che non è niente altro che la pace e la sicurezza della vita; forse è per questo motivo che la nostra incertezza aumenta giornalmente nel vedere poliziotti e carabinieri aggrediti da delinquenti che appaiono essere i garanti di una legalità invertita; forze dell'ordine che devono, paradossalmente, difendere sé stesse prima di difendere noi cittadini.
È ovvio che le leggi attuali non sono adeguate o la loro applicazione avviene in maniera distorta se un poliziotto aggredito con armi di qualsiasi tipo deve essere inquisito se si difende, legittimamente, con le armi a sua disposizione. Il bene della vita è superiore a qualsiasi valore e un qualsiasi soggetto deve difendersi nel modo a lui disponibile se aggredito con pericolo per la propria vita; questo vale quanto più ad essere aggredito è un cosiddetto tutore della legge, il rispetto per le istituzioni passa e deve passare, infatti, anche attraverso la tutela di chi le rappresenta, non solo politicamente. Blaise Pascal era convinto che la giustizia senza la forza è impotente perché ci sono sempre i malvagi, così la forza senza la giustizia è tirannica e viene riprovata. L'unione tra forza e giustizia renderebbe forte ciò che è giusto e giusto ciò che è forte. È necessario, pertanto, rivedere quelle leggi che, apparentemente carenti e inadeguate o distorte, attraverso una loro riforma garantirebbero una tutela delle forze dell'ordine riportando le stesse al loro vero valore di garanti della sicurezza del cittadino, del rispetto delle leggi e di tutela della collettività; restituendo loro il vero scopo per cui esistono e la dignità che esse meritano.
Delle leggi che, tutelando le forze dell'ordine e mettendole in condizione di svolgere i loro compiti in sicurezza e tranquillità, restituirebbero al cittadino la fiducia nello Stato e nei tutori dell'ordine pubblico oggi messa in seria discussione. Certamente ciò può avvenire in un modo esclusivo ed unico: attraverso la certezza della pena comminata a chi delinque, attraverso un vero e reale inasprimento delle pene per chi si rende colpevole di aggressioni nei confronti delle forze di polizia, attraverso l'eliminazione di tutti quei vincoli, protocolli, regolamenti e quegli orpelli che mettono in condizione gli agenti di temere per la propria incolumità legale nello svolgere i loro compiti di istituto o nel difendersi e reagire all'aggressione. Nulla vieterebbe di inasprire le pene a carico delle forze dell'ordine nel caso di abuso del proprio ruolo ma, in ogni caso, tutto ciò servirebbe a tutelare una società che appare essere come una barca in mezzo alla tempesta.
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