Opinioni

Le notizie nei tg: l’Italia se ne va e noi?

Trascorro ore, impietrito, a guardare sui telegiornali le immagini devastanti dei boschi del Veneto e del Trentino spazzati via da un vento a 180 km/h. Quattordici milioni di abeti, piante di 100, 150 e forse anche più di 200 anni, abbattuti in poche ore dalla furia del maltempo, un maltempo che sta cambiando il volto del pianeta, a tutte le latitudini. Non solo in Europa. Una ragione ci sarà. Le coste della Liguria sono spazzate dalla violenza delle onde, che distruggono strade, porti, case. Devastazioni, crolli e alluvioni in Emilia, in Toscana. Una famiglia sterminata in Sicilia, dall’esondazione di un torrentello, usato come discarica. L’acqua copiosa scende giù dalla montagna, la portata s’ingrossa e l’alveo, dove scorreva un corso d’acqua inconsistente e ridotto a pattumiera dall’ignoranza della gente, non riesce a contenere la massa di acqua, legni, rocce, rifiuti che corre fino a sbattere contro costruzioni abusive. Case che non si dovevano costruire lì, troppo vicine al fiumiciattolo. Rompe il muro di cinta, si abbatte sulle pareti della villetta, mentre la famiglia in festa non fa nemmeno a tempo a rendersi conto di quello che sta per succedere. La cronaca la conoscete già.

Facendo zapping ascolto gli interventi dei cronisti, vedo le immagini, tutti i tg mostrano le stesse cose, annichiliti noi spettatori. Provo ribrezzo per quei politici che parlano di “ambientalismo da salotto”, perché norme burocratiche spesso rallentano o impediscono di toccare ogni dettaglio dell’ambiente. Ma le leggi chi le fa? Gli ambientalisti in salotto? Proprio chi ha appena votato un nuovo condono a Ischia, consentendo a chi ha sbagliato a costruire una casa dove c’è un rischio geologico, si permette di fare la morale agli ambientalisti?

Leggo frasi idiote su “fiumi assassini”, montagne traditrici, mare impazzito… quando invece la natura fa il suo corso e siamo noi, solo noi, i responsabili dei disastri che colpiscono i nostri territori. Dicono che “prima viene la salvaguardia delle vite umane”, come non essere d’accordo? Ma poi mi viene da pensare che la salvaguardia delle persone non si deve realizzare nel momento del disastro ma prima, molto prima, per impedire che il disastro possa verificarsi. Se vuoi salvare le vite devi prima impedire che si costruisca dove c’è il letto di un fiume, dove il mare può arrivare, dove c’era una laguna, dove passa una faglia o c’è pericolo di scosse di terremoto. La vita viene prima di tutto? E allora facciamo in modo che si salvaguardi, evitando i danni con una politica di prevenzione e di incentivazione di costruzioni antisismiche.

Sono anni, tanti, che a ogni stagione corrispondono i disastri ambientali. Ottobre/novembre, che io ricordi, sicuramente dal 1966, alluvione di Firenze ma anche dagli anni ’50 col Polesine, e non solo, quasi ogni anno si verificano inondazioni e piogge eccezionali. Se anno dopo anno, invece di intervenire in maniera corretta, non si fa nulla, anzi si continua a violentare il territorio con costruzioni, cementificazioni, usurpazioni si aree naturalistiche dedicate all’esondazione del fiume, addirittura si costruiscono case sopra i fiumi e sotto i ponti che poi, per scarsa manutenzione, crollano, come a Genova, non sorprendiamoci dei morti. Li abbiamo voluti.

Il 70% dei comuni italiani non ha un piano idrogeologico di riferimento, non sappiamo dove si possa o non si possa costruire. Se non lo sapete ci sono intere aree sotto il livello del mare che resistono grazie ad idrovore sempre in funzione, a Fiumicino e nel ferrarese per esempio. Se si blocca l’idrovora, il mare riempie quell’area e Ravenna e l’Aeroporto Leonardo da Vinci vanno sott’acqua. L’Italia è un Paese a rischio sismico, se ne saranno accorti a palazzo Chigi? Parlo della sede del Governo perché mi riferisco a tutti i governi attuali e precedenti e anche ai futuri. Non ho i dati ma credo che Geologia sia una facoltà universitaria praticamente in disuso, quando dovrebbe sfornare cervelli da utilizzare nella Protezione Civile e nei Comuni per sanare, monitorare e impedire disastri. L’Italia è un Paese con vulcani attivi o dormienti (Vesuvio, Stromboli, Etna), addirittura con un vulcano (Marsili) a largo delle coste calabresi, che potrebbe eruttare con un rischio tsunami capace di spazzare via gran parte delle coste tirreniche.

Le scuole, da Aosta a Lecce, sono a rischio sicurezza, anche i Palazzi di Giustizia crollano e sembra una triste metafora della vita. Oltre 11.000 ponti sono privi di manutenzione, ci sono 750 mila frane attive, lo spopolamento delle montagne è la prima causa del dissesto idro geologico degli Appennini, le fabbriche sversano scarti inquinanti nei torrenti che poi vanno nei fiumi e arrivano al mare provocando danni all’ecosistema marino. Vedi che succede con il Po, il delta e l’inquinamento dell’Adriatico, mare chiuso e basso.

Si è sempre detto che Enti pubblici diversi si litigano o si scaricano a vicenda le competenze su queste materie. Come per il ponte venuto giù sull’autostrada tempo fa. Nessuno interveniva perché ognuno dava la colpa all’altro tra Regione, Comune, Provincia e Anas! Ci vuole tanto a fare piazza pulita delle vecchie leggi e farne una, UNA, nuova che funzioni? Si ci vuole tanto. Quella villa dove è morta una intera famiglia non doveva essere costruita lì ma i proprietari si erano opposti e tra carte, ricorsi, ordinanze e indifferenze siamo arrivati ai morti. Vedi come ci si preoccupa delle vite umane eh? Per primi sono i cittadini stessi che pretendono di fare abusi e di farseli condonare, come a Sarno, a Roma, a Ischia, dove i crolli avvengono continuamente e non solo come sui monti dell’Appennino, in seguito al terremoto. Si aprono buche improvvise nelle strade nel centro di Roma, nel lungarno a Firenze. Sale l’acqua salmastra a Venezia, invadendo chiese, monumenti e negozi e minandone la già delicata e fragile capacità di resistenza.

Si parla tanto di lavoro quando nel recupero e nella manutenzione dell’ambiente ci sarebbe da fare l’unico vero grande sforzo di investimento del denaro pubblico, che avrebbe un senso in questo martoriato Paese, con occupazione certa per centinaia di migliaia di persone, a vari livelli di competenze, per anni.

La televisione, la radio, la stampa ma anche il cinema e il teatro se ne occupano da tempo. Ricordo un bellissimo show teatrale di Marco Paolini dalle pendici del monte presso la Diga del Vajont (2000 morti). Dopo ogni disastro si ripetono gli stessi discorsi. Sappiamo le ragioni. Sappiamo le colpe. Ci servono indirizzi politici drastici. Ma si toccherebbero interessi, poteri, consuetudini… che farebbero fallire ogni tentativo di rimettere le cose a posto. La prevenzione non paga. Paga il pianto, la polemica, paga lo sciacallaggio politico, che fa aumentare i voti e dà consenso a chi poi se ne frega di cambiare davvero le cose. Pare che gli Italiani non se ne rendano conto. Piangono per alcune settimane e poi tornano al condono per la villetta, la licenza per i bagni e le cabine sulla spiaggia, per imbrigliare l’alveo di un torrente, per creare le premesse a un nuovo disastro. Una volta in campagna e in montagna c’erano i contadini, i pastori che sapevano come curare il territorio. Costruivano muretti a secco, pulivano i corsi d’acqua dai detriti, tagliavano il bosco per tenerlo sano, uccidevano gli animali anziani e malati perché anche la fauna fosse in salute. Se nevicava troppo spalavano la neve non chiedevano aiuto a nessuno.

Oggi in quelle case ci sono i cittadini che le occupano nei week end o per alcune settimane a Natale e d’estate. Non sanno dove mettere le mani, se c’è un vecchio contadino chiedono aiuto a lui sennò non si fa nulla. Quando arriva una nevicata copiosa restano chiusi in casa e chiedono soccorso. E’ successo l’ultimo inverno. Il pubblico si scandalizzò. Ma come lasciamo isolate le famiglie in montagna? Peggio è accaduto a Rigopiano. Un hotel costruito sotto una valanga che prima o poi doveva cadere. Quando si trovano isolati chiamano aiuto ma non arriva nessuno. Non gli credono, poi arrivare non è semplice. Ma chi ha dato il permesso di costruire un albergo sotto la montagna? Chi ci pensa a queste cose?

Ho la netta convinzione che non serva nemmeno più informare “la gente” dei pericoli oggettivi che corre a disobbedire alla legge, quando c’è. O al buonsenso quando non c’è. Si costruisce sulla spiaggia, sugli scogli, sui pendii con vista panoramica, nelle valli, lungo i fiumi, sotto le dighe…Ovunque c’è una opportunità di vista, di paesaggio, di convenienza. Non c’è il permesso? Basta una raccomandazione. Una telefonata, una mazzetta, si unge il manico… una mano lava l’altra e insieme lavano la faccia, no? Scusatemi ma non reggo più, come diceva Rino Gaetano, questa ipocrisia mafiosa. Una mano lava l’altra un corno! Stanno uccidendo l’Italia e agli Italiani interessa il proprio orticello, la villetta, l’appartamento, la terrazza abusiva condonata.

Qualcuno chiede: ma io che posso fare? Che possiamo fare noi singoli cittadini? Per esempio non infrangere la legge. Per esempio chiedere all’amministratore del condominio di informarsi su come ogni palazzo in città possa dotarsi di una fonte energetica alternativa autonoma. Ci sono incentivi da parte di banche e di aziende. Essere autonomi significa non subire interruzioni energetiche, significa non pagare più la bolletta, significa costruire una rete che possa alleviare il costo energetico nazionale, significa meno inquinamento, aria più pulita, minor influenza sul clima e forse lento e graduale recupero della normalità… in un secolo o forse più.

Ridurre i consumi energetici significa usare auto che non inquinino o usarne di meno. Che senso ha oggi investire 30.000 euro in un’auto quando puoi usare metro, bus e car sharing o noleggiare un’auto per più tempo scaricandoti la spesa totalmente? Non sarebbe meglio investire in energie alternative? All’estero Uber sta spazzando via il vecchio taxi. Con pochi euro fai tragitti che prima costavano il triplo. Forse c’è una strategia che creerà altre dipendenze ma intanto vedo che molti rinunciano all’auto propria e quando devi viaggiare in auto la noleggi. Il treno e l’aereo oggi sono più abbordabili per servizio e costi. Ecco cosa fare: cambiare stile di vita. Eliminare la plastica che sta distruggendo i mari, ridurre le spese energetiche, costruire case che non sprechino energia, che non siano in prossimità di fiumi o faglie, non sprecare il cibo. Oggi il 40% di quello che cuciniamo va nella spazzatura come rifiuto, il 40%! Se si vuole dire basta bisogna cominciare da casa nostra…

Carlo Raspollini

Autore e regista televisivo, responsabile marketing, consulente gastronomo e dello spettacolo, viaggiatore.

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