Cultura

“Le pene per i delitti”, un saggio di Alessandro, Lorenzo e Roberto Spaziani

Nel vostro saggio “Le pene per i delitti”, pubblicato giorni fa e di prossima presentazione, come considerate i gravi fatti di violenza che portano alla morte?

Condanna verso ogni forma di violenza. Nei casi che sfociano con l’uccisione di una persona, per far piena luce in primis va condannato chi per primo ha avuto un comportamento illegittimo mancando di rispetto agli altri ed istigando alla reazione con azioni violente. E qui dovrebbe fermarsi la giustizia mentre tutta la società dovrebbe chiedere solo giustizia contro chi agisce male. Contro chi disubbidisce alle norme vigenti contro chi intimorisce gratuitamente, contro chi impoverisce, non solo economicamente ma anche culturalmente, la comunità che lo ospita.

Le manifestazioni di piazza organizzate da parte di chiunque sono legittime e bene accette quando richiedono diritti e doveri. Così quelle delle più piccole comunità, ma solo se i loro appartenenti le abbiano già esperite nelle rispettive nazioni di origine, dimostrando di avere piena consapevolezza e coscienza dei diritti e dei doveri veri di ogni essere umano.

Giudicare i comportamenti

Ma la giustizia, in certi casi, dovrebbe giudicare anche il comportamento avuto dal delinquente. Di come lo abbiano aiutato o educato o condannato, nei suoi malefici comportamenti, i loro familiari e le persone a lui vicine. Di come si sono spesi per farlo desistere dai suoi progetti malavitosi e inumani.

E la giustizia dovrebbe giudicare, nel mezzo, anche chi ha responsabilità per non aver applicato le norme esistenti nei confronti di chi ha eluso la legge. Di chi andava giudicato e poi rimandato “indietro”. Non ottemperando – queste autorità- hanno lasciato “in giro”, alla deriva, una mina vagante. Sempre pronta a minacciare le persone, le comunità, la società. Società che, a sua volta, si ritrova, sola, e continuamente istigata e costretta alla difesa, magari eccessiva, per esasperazione di mancanza di giustizia.

La rabbia contro le istituzioni

Se poi, nella mente dei manifestanti che richiedono giustizia e solo giustizia, e anche nei fatti, vi fosse rabbia e volontà di violenza, magari contro le istituzioni o contro chi ha commesso un omicidio, costoro come potrebbero pretendere giustizia? Non dovrebbero essere anch’essi giudicati come delinquenti se in sé stessi, anche inconsapevolmente, stanno calpestando quegli stessi diritti per cui chiedono giustizia?

La giustizia oltre a fare autocritica, valuta nella sua globalità i fatti su cui deve decidere, dando maggiore colpa a chi inizia per primo le ostilità. Poi, valutando i comportamenti delle persone più vicine al delinquente, poi giudicando la correttezza o meno dei comportamenti dei garanti della Legge. Per ultimo il comportamento finale dell’istigato che se ne stava buono e tranquillo a vivere la sua vita. Si, perché, se lungo il tragitto nessuno disarma il delinquente della sua arma letale, quella di cui è sempre dotato, ovvero la violenza gratuita e spregiudicata, l’arroganza, l’intimidazione, la sua rabbia animale, la sua cattiveria, la sua impunità, chi lo subisce è sempre da considerarsi, per giustizia, istigato. E la sua difesa non può essere solo quella delle parole non conoscendo affatto l’entità della violenza altrui.

Riguardo all’emigrazione?

E’ vero che il Mondo è di tutti. Ma spesso coloro che vanno “in giro” portando giustamente con sé le tradizioni, gli usi e la mentalità del proprio luogo di origine pretendono che queste vengano accettate e basta. Se riflettessero e dessero la giusta risposta al perché hanno condannato la propria cultura e mentalità, dimostrerebbero almeno di avere una certa maturità. E senza lasciare un segno di integrazione anzi sovrastando e talvolta disprezzando le tradizioni e gli usi di chi lo ospita, allora il mondo dovrà restare diviso e ogni etnia potrà vantare la sua sovranità e obbligare gli altri al rispetto dei propri costumi.

I diritti si meritano non si pretendono.

Le pene per i delitti, idee, proposte, suggerimenti per un nuovo Risorgimento italiano

Redazione

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