Le periferie abbandonate di Roma
Eppure è proprio dalle “borgate romane” che è nato l’interesse per Roma di tanti scrittori, registi e artisti
A Roma negli ultimi anni si sono succeduti tanti sindaci e tutti, durante le loro campagne elettorali, hanno speso fiumi di parole riguardo al problema della riqualificazione delle cosiddette borgate romane, lasciando intendere che avrebbero provveduto in merito alla questione. Ma le aspettative sono state puntualmente disattese e dopo le loro nomine,i problemi, invece di diminuire, sono aumentati. L'attuale sindaco Marino ha dimostrato al mondo intero che il suo interesse per Roma si limita alle sole aree centrali, iniziando la sua attività con roboanti operazioni di variazione della viabilità.
Ma Roma è anche rappresentata dai quartieri periferici dei quali si conoscono a malapena i nomi e, a volte, anche chi ci abita non ne conosce con precisione i confini, le strutture e le potenziali ricchezze. Ma soprattutto non se ne conosce bene la storia, eppure è proprio dalle "borgate romane" che è nato l'interesse per Roma di tanti scrittori, registi e artisti; soprattutto nell'immediato dopoguerra quando ebbe inizio il movimento culturale che venne poi chiamato neorealismo.
La base di partenza era la periferia infarcita da tanti disagi sociali, da lì si avviava la ricerca di un benessere che avrebbe, per decenni, rappresentato il punto di arrivo per coloro che avevano raggiunto la capitale d'Italia. E le borgate ufficiali, non quelle abusive, crescevano e di pari passo anche le strutture come le strade, le scuole, gli ospedali, le chiese, i mercati e tutto ciò che serviva per vivere all'interno di queste aree in espansione.
A partire dagli anni '50 i piani edilizi danno inizio alla costruzione di palazzi anche di 7-8 piani con sempre meno aree verdi, giardini e cortili. Poi l'immigrazione di massa farà il resto, cambiando radicalmente il tessuto sociale dal quale emergeranno potenzialità inaspettate che contribuiranno allo sviluppo della città. Oggi Roma è vittima di un esponenziale disinteresse per le sue aree periferiche da parte degli attuali amministratori.
Regnano ormai in maniera evidente, anche agli occhi dei più distratti, il degrado ambientale (tipico esempio di abbandono delle più normali regole civili), il mancato presidio da parte delle forze dell'ordine, la viabilità resa difficilissima da una manutenzione assente, la mancanza di un progetto di mobilità adeguato, la chiusura di strutture commerciali e artigianali, e tanti altri problemi legati soprattutto alle municipalizzate; e pensare che è proprio attraverso il risanamento di tali fallimentari aziende che dovrebbe partire la riqualificazione delle aree urbane e suburbane. Intanto sale il numero dei giovani che manifestano il desiderio di abbandonare la loro città ritenendola un privilegio solo per i turisti e per i ricchi.
Ma Roma è Roma tutta, e non solo il centro storico, e Roma è di tutti, è del mondo intero e non è proprietà privata di amministratori che intendono usarla solo per scopi strettamente politici o peggio ancora personali. Si dice che i romani veri non ci siano più ma non è vero, sono cambiati come è cambiata la loro città, magari hanno assunto aspetti camaleontici e, mimetizzati, osservano quello che non sta facendo per loro il cosiddetto primo cittadino. Se veramente vogliamo migliorare Roma dobbiamo partire necessariamente dalla periferia perché per arrivare in centro si deve per forza passare di lì e magari accorgersi delle tracce lasciate prima da un certo Moravia e dopo da un tale di nome Pasolini…