L’episodio di Gesù in casa di Marta e di Maria presso Betania (Lc. 10, 38-42) è stato variamente interpretato dagli studiosi biblici: ne presenteremo alcune di queste interpretazioni, prima di commentare il bell’episodio nella casa di Marta, Maria e Lazzaro.
Il commento di Origene considera le due sorelle come l’una (Marta) simbolo dell’azione, l’altra (Maria) simbolo della contemplazione: due atteggiamenti religiosi che il perfetto discepolo non può separare; egli deve essere contemporaneamente attivo e contemplativo, ma la sua azione è tutta orientata alla contemplazione da cui scaturisce. Per sant’Agostino, le due sorelle rappresentano due stadi successivi della chiesa, quella militante sopra la terra e quella gloriosa in cielo. Secondo questa interpretazione la storia di Marta e di Maria è una promessa che tende a suscitare la speranza dei fedeli nel mondo futuro. San Cirillo di Alessandria trae dal racconto una lezione sul modo di offrire l’ospitalità ai messaggeri della Parola: “la tavola sia modesta e ascetica, il cibo semplice e senza superfluo”.
Ora cercheremo di scoprire il pensiero di Luca sull’episodio dell’accoglienza che Marta e Maria fanno a Gesù nella loro casa a Betania. E per farlo, innanzitutto, consideriamo il contesto in cui egli l’ha situato. Pare che nella parte centrale del suo Vangelo, Luca abbia voluto riunire molti elementi che riguardano la missione dei discepoli. In questo insieme di lezioni spirituali fondamentali, il posto riservato al racconto concernente Marta e Maria sta ad insinuare che Luca vede in esso una lezione di primaria importanza per i discepoli.
Un altro aspetto da considerare è il testo stesso elaborato da Luca che, stranamente si interessa dell’azione e dell’insegnamento di Gesù, ma non si preoccupa di ricostruirne il quadro temporale, lui che è uno storico come si deve. Il racconto, nel suo insieme, vuole descrivere il modo con cui Marta e Maria accolgono Gesù. Infine, consideriamo gli elementi del racconto e, in primo luogo, il ritratto delle due sorelle: esse ci vengono presentate come due discepoli affaccendati ad accogliere il maestro; mentre Maria si preoccupa soltanto di ascoltarne la parola, Marta invece si adopera per offrirgli un’ospitalità generosa.
Maria, probabilmente è la sorella minore, dato che l’incombenza dell’ospitalità è lasciata a Marta. Ella sta seduta nell’atteggiamento del discepolo; invece di servire e compiacere al Signore, semplicemente gli sta vicina e ne ascolta la voce: la contemplazione e l’ascolto ai piedi del Signore è l’azione somma dell’uomo, lo genera figlio di Dio e lo associa alla missione di Gesù.
Marta è presa, agitata e smembrata da tutte le cose che si devono fare: conosce il suo dovere. E’ in piedi, in posizione di superiorità e di giudizio; desidera che il Signore rimproveri Maria e così approvi lei, che sa cosa fare e fa ciò che sa.
La risposta di Gesù è un giudizio sul comportamento di entrambi: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (vv. 41-42).
Marta è chiamata due volte, in modo solenne: è segno di una grande vocazione; Gesù la esorta a diventare come Maria. Principio del servizio di Marta, fino a quando non diventa come Maria, è il proprio io: l’io religioso è il più duro a convertirsi, perché non ne sente il bisogno. Si ritiene infatti a posto perché cerca di piacere e sacrificarsi a Dio. I molti servizi nascono da una sorgente inquinata, e sono segnati da turbamento e affanno. Si può arrivare anche a eroismi supremi, fino a morire per l’altro , per affermare il proprio io. Ma la salvezza dell’uomo non è morire per Dio, bensì Dio che muore per lui. La prima è superbia diabolica, di chi pretende di porsi alla pari con Dio. La seconda invece è il Vangelo: l’annuncio dell’amore di Dio per l’uomo.
Nel rimproverare Marta per le preoccupazioni e gli affanni “per le molte cose”, Gesù riprende un tema enunciato parecchie volte, nei suoi discorsi, sulle preoccupazioni che distolgono il discepolo dall’essenziale: il Regno di Dio e la sua Parola. Marta si preoccupa dei doveri dell’ospitalità, dei servizi materiali che essa vuole rendere a Gesù. L’unica cosa di cui c’è bisogno è definita dall’atteggiamento di Maria che tralascia tutto per ascoltare la parola di Gesù. L’antitesi è quindi nettamente fissata tra i due modi di accogliere Gesù, rappresentati dalle due sorelle: l’una si preoccupa delle faccende materiali legate all’ospitalità, l’altra di ascoltare la parola del maestro. Gesù accetta con gratitudine l’ospitalità di Marta, anzi, vuole che i suoi missionari abbiano il dovere di accettare l’ospitalità. Ma per Gesù esiste una scala di valori: Maria ha scelto la parte di ascoltare la parola del Signore, promettendole che non sarà delusa dalla scelta fatta, perché chi preferisce la parola del Signore non ne sarà mai privato. Essa ha scelto il Signore, principio e fine di tutto. Ha preferito la sorgente d’acqua alle cisterne screpolate, costruite con tanto affanno, che perdono acqua.
Questa lezione dell’ascolto della parola di Gesù viene confermata da tutto il suo Vangelo e anche nel libro degli Atti degli Apostoli tutto è polarizzato su questa parola: per l’evangelista che ha partecipato alla missione di Paolo, è comprensibile che l’ascolto della Parola sia l’unica cosa necessaria. La stessa lezione la comprendiamo dalla somiglianza che c’è tra il nostro episodio e il racconto dell’istituzione dei sette diaconi (At. 6, 1-6). Di fronte alle lamentele di greci, i Dodici apostoli si vedono costretti a scegliere tra la predicazione della Parola di Dio e il servizio alle mense, dedicandosi completamente all’annuncio della Parola, lasciando ai diaconi il servizio delle mense.
Dopo aver analizzato il testo di Luca, possiamo formulare alcune conclusioni. Luca intende presentare qui una regola di vita per i discepoli; questa regola è il primato assoluto che si deve accordare all’ascolto della Parola del Signore nella fede; Marta non viene biasimata per la sua ospitalità che è accoglienza nella fede e nella carità, ma Gesù le rimprovera l’ansietà, la preoccupazione temporale che la distoglie dall’unico necessario.
Per finire accenno di passaggio al tentativo che gli studiosi hanno fatto per stabilire la preistoria (la tradizione precedente a Luca) del racconto di Luca: la conclusione è che la tradizione antica ha visto nelle due sorelle due discepole del Signore egualmente devote; una più attiva, l’altra più aperta al mistero del Maestro; forse per questa tradizione Maria era già il tipo della fede più profonda.
Bibliografia consultata: George, 1970; Fausti, 2011.
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