In soli due mesi sono nove in tutto le persone decedute sulle spiagge del litorale laziale. Vittime del caldo torrido delle ultime settimane o della forza delle onde che ne ha causato l’annegamento, nove persone che perdono la vita in spiaggia sono un chiaro campanello d’allarme di qualcosa non sta funzionando come dovrebbe; l’attenzione è richiamata sul tema della sicurezza sulle spiagge, un argomento che rischia di diventare centrale, come spesso purtroppo accade, troppo tardi.
La spiaggia, il luogo di relax dove giovani e anziani vanno per rilassarsi e, perché no, per divertirsi e rinfrescarsi; che sia in famiglia, in solitaria, o in compagnia di amici, la pericolosità del caldo per gli individui più fragili o quella della forza delle correnti sono spesso sottovalutate. Il mare può rivelarsi in realtà un posto molto rischioso, e in assenza delle dovute accortezze, come le ultime notizie ci confermano, la nostra vita e quella dei nostri cari possono essere messe a repentaglio.
Qui entrano in gioco i bagnini. I guardaspiaggia che ogni giorno rivestono il fondamentale ruolo di pattugliamento di chilometri di costa e dei bagnanti che la frequentano. Un lavoro di responsabilità, che richiede una grande preparazione fisica, teorica e una buona dose di nervi saldi. Insomma, un compito di primaria importanza, ma spesso invisibile e sottovalutato. Gli assistenti alla sicurezza, infatti, si assumono ogni giorno la responsabilità di centinaia di vite, pur lavorando in condizioni inaccettabili dal punto di vista dell’incolumità, loro, e di quella degli altri.
Stando a quanto accaduto negli ultimi mesi, la domanda se i litorali laziali (e, in generale, italiani) siano meno sicuri rispetto agli scorsi anni, sorge spontanea. E una risposta può essere data: sì, perché il numero di sorveglianti alla sicurezza dei bagnanti si è ridotto a causa del Covid. I bagnini sono dimezzati, e con essi la sicurezza di tutti sulle nostre spiagge, soprattutto perché i corsi di formazione e di aggiornamento sono stati bloccati. Non ci sono stati nuovi guardaspiaggia quest’anno, e i pochi rimasti hanno dovuto far fronte alla moltiplicazione delle norme straordinarie da osservare, soprattutto in luoghi affollati come bagnasciuga e stabilimenti. Tutto questo si è tradotto nell’incredibile mole di lavoro e responsabilità di cui i bagnini devono farsi carico.
In aggiunta a ciò, le condizioni in cui i sorveglianti alla sicurezza operano sono spesso poco allettanti, per non dire inaccettabili. Già poco retribuiti, sono costretti anche ad assolvere mansioni che non gli spettano e che richiedono energie e attenzione. Attenzione, che non può essere quindi indirizzata dove dovrebbe: in acqua e ai bagnanti. Infatti, i guardaspiaggia sono il più delle volte impegnati nel trasporto di lettini e ombrelloni, o nel pattugliamento dello stabilimento balneare. Eppure, la Capitaneria dispone chiaramente che queste figure non possono essere impiegate per altre funzioni.
Un lavoro pericoloso, quindi, poco retribuito ed estremamente faticoso. Il problema a questo punto non si trova solo nel fatto che non vengano assunti bagnini. Il punto è che a essere drasticamente diminuito è anche il numero di persone che vuole intraprendere questo nobile mestiere. E non ce ne è da stupirsi: chi vorrebbe fare un lavoro rischioso, costretto a faticare ore sotto al sole, per giunta per pochi euro? Sta di fatto che il nesso tra l’aumento di persone decedute sulle spiagge dei nostri litorali e la riduzione del numero di personale di salvataggio esiste, e non può più essere ignorato.
La volontà di garantire la massima sicurezza ai frequentatori delle spiagge laziali dovrebbe essere oggetto di primaria importanza. I fatti dimostrano invece un atteggiamento tutt’altro che interessato: su 24 km di costa a Fiumicino non sono stati pubblicati i bandi per bagnini. Il Comune in una nota ha spiegato che “la loro presenza sulle spiagge libere non è un obbligo previsto dalla legge, sono presenti cartelli che indicano l’assenza di sorveglianza e la balneazione avviene a proprio rischio e pericolo”. Non sarebbe, invece, proprio nell’interesse del territorio stesso che, chi lo frequenta, possa farlo in massima sicurezza?
Non si può incolpare la pandemia per tutto; a volte questa, assieme alle indubbie crisi sociali che ha generato, non ha fatto che inasprire dei problemi già preesistenti. Quando si parla di sicurezza della vita delle persone però non ci si può più permettere di rimandare; i bagnini sono una categoria di lavoratori di vitale importanza come, purtroppo, le ultime notizie di cronaca hanno dimostrato.
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