Dopo le ‘vecchie’ e recenti allusioni ad una cosiddetta transazione, onerosa per il Comune di Valmontone, sul reintegro del Comandante dei Vigili urbani, abbiamo intervistato il diretto interessato Paolo Chialastri. Di seguito riportiamo quanto ci ha detto, mentre ci mostrava alcuni documenti a sostegno della sua versione:
“Mi infastidisce il fatto che la classe politica valmontonese mi connoti come un usurpatore della carica che ricopro, invece, in tutta la lunga vicenda, sono io l’unica parte lesa che ci ha rimesso in fatto di salute, carriera, prestigio, soldi.
Tutto iniziò il 19 marzo del 2000 quando mi recai in un capannone dove si svolgeva una riunione. Preciso che non ero in servizio, era di domenica sera. Tale visita divenne una trappola perché mi accusarono di trovarmi in un capannone abusivo. Un noto avvocato locale, su richiesta dell’Amministrazione, non poté accusarmi di alcun reato, perché in effetti non lo avevo commesso, ma solo che ero incappato in un’azione disdicevole dal punto di vista deontologico e professionale. Dissero che: ‘il Comandante preparava cibi e bevande e collaborava alla loro somministrazione’ (cosa non vera).
Se veramente lo avessi fatto, avrei commesso dei reati e quindi sarei stato, almeno, denunciato. Mi sospesero invece a tempo indeterminato – non lo potevano fare -; in seguito mi hanno licenziato perché, a parer loro, mi sarei dovuto ripresentare in servizio al 30° giorno di sospensione. Avviarono un provvedimento disciplinare ‘farlocco’ con relativa sospensione dalle funzioni, dallo stipendio e a tempo indeterminato. Sono stato accusato e licenziato appunto perché non potevo essere sospeso a tempo indeterminato.
Avete capito bene: io sono stato licenziato per assenteismo perché non potevo essere sospeso per più di 30 giorni, come loro hanno fatto. Impugno il licenziamento, ma perdo il primo grado di giudizio. Faccio presente che il mio avvocato, noto penalista di Roma, era intanto diventato consulente del Comune di Valmontone, mia controparte. In secondo grado di giudizio vinco (difeso da un altro avvocato), poiché il Magistrato capisce lo spirito della legge.
Al mio rientro, il 17 settembre 2007, passò la tesi dell’Amministrazione ‘non ero più il comandante, ma un impiegato amministrativo’. La impugno immediatamente e riporto l’Amministrazione in giudizio presso il Tribunale di Velletri. Siamo giunti ad un accordo caldeggiato dallo stesso Magistrato, sia per i recupero dei soldi, sia per il mio reintegro. Pertanto voglio ribadire che il comandante sono stato sempre io. Il collega che mi ha sostituito ha presentato un ricorso al Tar che non ha sortito effetti, perciò mi hanno reintegrato nel febbraio 2015.
La mia è una storia di ‘personaggi distratti’ che non hanno visto cose ‘di palmare evidenza’, una storia per cui io ci ho rimesso moltissimo in fatto di carriera ed economicamente. Auguro a tutti gli artefici della mia disavventura di soffrire le pene che ho sofferto io. Desidero che finalmente questa vicenda finisca e che mi lascino lavorare in pace. Debbo ancora sentire ‘ste iene’ insoddisfatte; le invito a smetterla o a contattare me per avere chiarimenti.
Da ultimo voglio ringraziare la mia famiglia che in questa mia disavventura ha manifestato una capacità di resilienza invidiabile da parte di coloro che sparlano diffondendo ‘chiacchiere’ tendenziose”.
Pubblicheremo prossimamente sul mensile cartaceo Notizie del Cuore – Artena e Valmontone, uno stralcio della sentenza di appello in cui si parla di estraneità del comandante Chialastri rispetto ai fatti che gli vennero addebitati.
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