Le zone montane. Il 13 maggio 1947 l’Assemblea Costituente era nel bel mezzo dell’opera che a fine anno avrebbe dato agli Italiani una delle migliori Costituzioni moderne. Tanto che oggi, nel bel mezzo anche stavolta, ma di una pandemia ancora infida e crudele, si richiama come indispensabile quel clima, quei valori, quegli uomini “Costituenti”.
Quel giorno, in un silenzio attento ed ossequioso, prese la parola Michele Gortani, classe 1883, geologo, deputato e Senatore, volontario nella Grande Guerra, docente universitario, studioso geniale delle Alpi Carniche, appassionato intellettuale al servizio e difesa delle montagne e dei suoi abitanti.
Aveva chiesto la parola per presentare un emendamento all’art. 44, sulla proprietà terriera privata, un secondo comma, che tra l’altro presentò così: “Onorevoli Colleghi, vi è in Italia una regione …in cui la vita di tutti i ceti si svolge in condizioni di particolare durezza, di particolare disagio. …Questa regione, che non ha contorni geografici ben definiti, risulta dall’insieme delle nostre zone montane.”
L’emendamento proposto ed approvato, recita lapidario ed essenziale: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.”
Emendamento brevissimo e chiarissimo, ma di fortissima carica costituzionale: intanto le zone montane sono le uniche di cui la nostra Costituzione si occupa specificatamente per assicurarne ope legis la tutela.
Infatti non si parla genericamente di montagna, ma di zone montane, perché la varietà e la biodiversità di esse costituiscono un patrimonio onnicomprensivo. E quel “dispone” ha un carattere finalistico ed imperativo incontestabile, tanto che azioni, interventi, disposizioni contrarie al suo buon fine risulterebbero incostituzionali.
Michele Gortani parlava delle sue zone montane rivelando una realtà che rischiava di rimanere misconosciuta, di portata nazionale e di peso sociale, economico, orografico assolutamente preminente.
Le montagne, i monti, le zone montane, sono costituite da 3.538 Comuni interamente montani su circa 8.000; questi Comuni tutelano, manutengono, valorizzano oltre la metà del territorio nazionale; questi Comuni sono di numero sino a 2.000 abitanti, ben 2.272, con una popolazione di circa 9milioni di abitanti e una densità media di 62 abitanti per Kmq, rispetto ai 335 abitanti dei Comuni non montani e soprattutto rispetto al parametro dell’Unione Europea di 80 abitanti per Kmq, sino al quale scattano provvedimenti di protezione ed integrazione socioeconomica.
Ecco come l’intuizione di Michele Gortani pose un tema che sarebbe diventato centrale nella politica nazionale con leggi lungimiranti e la creazione di un ente “necessario” come la Comunità Montana.
Oggi, in tempi di cattiva e superficiale politica si rischia di perdere la cultura della montanità, con conseguenze disastrose per l’ambiente, l’assetto idrogeologico del territorio, la conservazione delle foreste, la cultura, il folclore, la tipicità; con popolazioni che invecchiano, impoveriscono e abbandonano quei territori; terremoti, alluvioni, incendi, frane, fanno il resto.
C’è bisogno, mentre si cercano programmi vincenti da presentare in Europa, di cominciare da lì, dalle aree interne e montane, dove c’è più futuro che presente, dove le nostre radici, ancorché calpestate e trascurate, hanno ancora il vigore di una ripresa e di una potenzialità che stupirà tutti.
Ecco perché quei soli 4,4 milioni di euro stanziati dal Consiglio Regionale nella legge per i cosiddetti Piccoli Comuni hanno un sapore amarognolo!
Francesco Chiucchiurlotto, coordinatore della Consulta dei piccoli Comuni del Lazio
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