"Il taglio di 150 milioni nei confronti dei patronati è la faccia nascosta del Governo, che a parole magnifica il futuro, irride chi si oppone all'attacco ai diritti, ma poi nasconde con cura i colpi che infligge alle persone in carne e ossa". È quanto si legge in un comunicato diffuso da NIdiL, Filcams e Flai: le categorie della Cgil che rappresentano rispettivamente i lavoratori atipici, quelli del commercio, turismo e servizi e i lavoratori dell'agroindustria.
"Da una parte – sottolineano i sindacati – si impone al cittadino con sempre maggiore frequenza di relazionarsi con il sistema previdenziale, assistenziale ed infortunistico esclusivamente tramite i mezzi informatici. Ciò spinge molte persone a doversi rivolgere ai patronati, proprio per avere professionalità e competenze cui ricorrere per l'esercizio dei propri diritti senza dover sborsare soldi. Fare questo sarà sempre più difficile perché il taglio di 150 milioni comporterà per i patronati la scelta tra tagliare le proprie sedi e il proprio personale, quindi ridurre l'assistenza gratuita ai cittadini, oppure infrangere il principio della gratuità dei propri servizi. In entrambi i casi i cittadini si troveranno ad essere meno tutelati, o rischieranno di cadere nelle mani di faccendieri senza scrupoli, che già sono numerosi in questi campi e speculano sulle disgrazie dei più deboli".
"Tutto ciò – prosegue il comunicato – si affianca a un taglio ai servizi pubblici, proseguendo sulla scia dei passati governi. Quindi, in ogni caso, i servizi ai cittadini saranno più difficili da assicurare, con costi crescenti e tempi dilazionati. Con questi provvedimenti si risparmiano appena 150 milioni di spese. Insomma il taglio ai patronati comporta solo e soltanto la compressione di diritti delle persone, non un miglior servizio pubblico, il quale peraltro dall'azione dei patronati riceve solo benefici, vuoi come stimolo all'efficienza della propria attività, vuoi come segnalatore di problemi nuovi da affrontare aggiornando legislazione e procedure".
"Non è modernità, è una ricetta vecchia come il cucco – attaccano i sindacati – quella di colpire le organizzazioni che si ritengono ostili: peccato che questa vola non si colpiscono (solo) le organizzazioni, si colpiscono i cittadini più deboli, quelli che hanno più bisogno. Non male per chi si dichiara 'modernamente di sinistra' e irride chi crede ancora che i diritti debbano essere assicurati e praticati, attraverso servizi pubblici adeguati ma anche rafforzando l'azione di tutela svolta dai patronati.
"NIdiL, Filcams e Flai Cgil – conclude la nota – in qualità di organizzazioni che rappresentano lavoratori particolarmente deboli e bisognosi di tutele chiedono con fermezza al Governo di ritirare la disposizione prevista al comma 10 dell'articolo 26 del ddl di stabilità 2015, al Parlamento di cassare il comma, al Governo e alle forze politiche che lo sostengono di apprezzare il valore di coesione sociale rappresentato dall'azione dei patronati".
Un duro attacco alla legge di stabilità arriva anche dal Centro Patronati d' Italia (Acli, Inas, Inca e Ital) con una nota in cui si sottolinea: "Se venissero confermati, questi istituti, che difendono e promuovono i diritti previdenziali e socio-assistenziali, non potrebbero più garantire i servizi finora offerti. Una scelta scellerata che metterà in ginocchio la rete di solidarietà dei patronati che rimangono l'unico welfare gratuito a favore dei disoccupati, dei pensionati, dei lavoratori, dei cittadini stranieri e degli italiani all'estero. Tutti loro si troveranno a pagare per un servizio oggi gratuito, con il rischio di dover rinunciare alle tutele previdenziali e assistenziali cui hanno diritto. L'uguaglianza di accesso ai diritti sarà cancellata".
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